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"Milingo parte per l'esilio in Canada"

di Giacomo Galeazzi" ("La Stampa", 26 settembre 2001)

ROMA Dopo il ritiro spirituale in monastero, l’esilio oltreoceano. A quasi un mese dalla partenza della consorte Maria Sung per gli Stati Uniti, anche Emmanuel Milingo ha lasciato l’Italia. L’arcivescovo sposato è stato destinato da Giovanni Paolo II alla diocesi canadese di Winnipeg, nella regione dell’Ontario. Prima di raggiungere la sua nuova sede, però, il presule guaritore farà tappa a Fatima, in Portogallo. Nel celebre santuario, Milingo trascorrerà alcuni giorni per una preghiera di «affidamento» alla Madonna, poi è atteso da dodici mesi di ritiro dall’attività pubblica. Intanto sono passate definitivamente sotto il controllo della diocesi di Lusaka le attività caritative e le strutture sanitarie fondate dal prelato esorcista nello Zambia. La settimana scorsa, infatti, l’arcivescovo di Lusaka, Joseph Medardo Mazombwe è stato ricevuto dal Papa. Ha formalizzato il passaggio di proprietà, registrando le deleghe al Vaticano firmate da Milingo per i numerosi istituti finora gestiti. Sorridente e disteso all’aeroporto di Fiumicino, il protagonista dello scandalo dell’estate, è apparso in buone condizioni fisiche. Terminata la pausa di meditazione, si prospetta per lui una sorta di anno sabbatico, reso necessario dal clamore provocato in tutto il mondo dalla sua vicenda. Oltre Tevere resta, infatti, «sotto osservazione» per il timore di nuovi colpi di scena. Le incomprensioni, le tensioni e le ostilità curiali che il caso Milingo sottende, sono tutt’altro che superate. Coloro che in Curia hanno sollecitato il suo ritorno nei ranghi sapevano di avere a che fare con un «vescovo scomodo», spesso in posizione di incomprensione e contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, ma attivissimo nel dar vita a congregazioni religiose ed istituzioni caritative per la raccolta di fondi da destinare al Terzo Mondo. Fin dall’inizio si è attribuito una missione: far sentire la sua voce «dall’interno», chiedendo maggior coerenza agli uomini di Chiesa. Il Messaggio di Fatima, il ritorno del Cristo, l’insediamento di Satana nella Santa Sede sono i capisaldi della sua controversa predicazione. Gli uomini vicini a Karol Wojtyla ritengono che la nuova religiosità popolare, di cui il vescovo guaritore è un leader mondiale, vada governata, evangelizzata e non ignorata, altrimenti si corre il rischio che migliaia di persone abbandonino la Chiesa cattolica per passare ad altre religioni più immediate. Centinaia di associazioni e gruppi di preghiera, sono scaturite dalla sua predicazione. In Kenya e Zambia, il presule guaritore ha fondato tre congregazioni riconosciute dalle diocesi. Le sue «famiglie religiose» (Figlie di Gesù Buon Pastore, Sorelle del Redentore e Fratelli di San Giovanni Battista) non conoscono crisi di vocazioni e sono in prima linea nei settori scolastico e sanitario. Realtà associative, centri missionari e fondazioni puntellano l’influenza curiale dell’esorcista più famoso del mondo. In ogni paese europeo ci sono gruppi di fedeli legati a lui. L’asse portante del suo impero planetario, fatto pure di riviste ufficiali, siti internet e case editrici, è sempre stato Roma-Lusaka. Una «chiesa nella Chiesa» che suscita da due decenni l’allarme dei vescovi diocesani e della Segreteria di Stato vaticana. A Roma, nel monastero di Zagarolo e in Campania, per prendere parte alle sue suggestive messe, venivano organizzati pellegrinaggi in pullman. Le messe di esorcismo in foresterie e hotel, come l’Ergife nella capitale (che ospita fino a ventimila devoti) erano autentiche convention. Il principale centro caritativo è a Chiopongwe, nello Zambia, dove è stato edificato un immenso complesso. Due fattorie di 600 ettari, un ospedale ed una rete di aziende agricole. Un autentico potentato para-ecclesiale, alimentato dal talento mediatico del prelato dello Zambia. Non a caso, non appena ottenuta la sua adesione alla setta, il reverendo Moon ha organizzato per lui, a giugno e luglio, un pacchetto miliardario di meeting. Un vero e proprio tour promozionale, con 15 tappe nelle metropoli degli Stati Uniti e della Corea del Sud. Rientrato nella Chiesa cattolica, Milingo contava di riprendere in mano il suo universo di fondazioni, associazioni e congregazioni, ma le cose sono andate diversamente.

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