CESNUR - center for studies on new religions

Il lavaggio del cervello: realtà o mito?

Uno studio di Massimo Introvigne su un argomento che spesso torna in auge 

di Vincenzo Pitotti (Il Corriere del Sud, anno XI, n. 17, 1 ottobre - 15 ottobre 2002, p. 42)

 Il lavaggio del cervello e la problematica ad esso connessa, ha da sempre costituito un argomento di grande interesse non solo per gli addetti ai lavori quali sociologi, psicologi e psichiatri, ma anche per una consistente parte di opinione pubblica. Il direttore del CESNUR (Centro Studi sulle Nuove Religioni) Massimo Introvigne, con il suo recentissimo libro dal titolo Il lavaggio del cervello: realtà o mito? (Editrice Elledici, Leumann [To] 2002, pp. 151, euro 9,50), ricostruisce con dovizia di dettagli la controversa storia delle teorie del lavaggio del cervello, offrendo ai lettori un prezioso strumento che apporta quella necessaria e sinora mancante informazione sull'argomento.

Il libro, costituito da sette capitoli, si può idealmente dividere in due grandi parti: nella prima Introvigne parla delle origini della metafora del lavaggio del cervello ed esamina le radici remote della controversia su di esso; nella seconda parte l'autore affronta il problema delle teorie del lavaggio del cervello utilizzate nelle campagne contro le cosiddette sette e i nuovi movimenti religiosi.

Il termine lavaggio del cervello (brainwashing) fu coniato e usato per la prima volta da un giornalista americano che lavorava per la CIA (Central Inteligence Agency) Edward Hunter sulle colonne del Miami Daily News, dopo un incontro dello stesso con un cinese in Indocina, il quale aveva usato l'espressione hsi nao (lavaggio del cervello). Nel 1951 Hunter pubblicò il libro Lavaggio del cervello nella Cina rossa, sui metodi di rieducazione utilizzati nelle prigioni dei comunisti cinesi nei confronti dei prigionieri americani di guerra, dei missionari cristiani e degli oppositori. Hunter tentò di spiegare che il lavaggio del cervello è una tecnica che permette letteralmente di svuotare la mente dei prigionieri e di riempirla con nuove idee. Questa tecnica sarebbe stata utilizzata nei campi di rieducazione della Cina di Mao Dze Dong a partire dal 1949, sulla base di un manoscritto segreto del noto scienziato sovietico Ivan Pavlov. Intanto la C.I.A., nel tentativo di dimostrare la possibilità del lavaggio del cervello, condusse diversi esperimenti per oltre venticinque anni, arrivando addirittura a somministrare droghe pesanti ed a usare l'elettroshock. I risultati di questi esperimenti furono negativi: gli uomini della C.I.A. conclusero che non è possibile far cambiare alle persone atteggiamenti politici contro le loro inclinazioni naturali.

Le pagine del libro che Massimo Introvigne dedica alle controversie relative alle teorie anti-sette sono molto interessanti: queste hanno utilizzato l'accusa di lavaggio del cervello, per combattere e screditare le cosiddette sette ma in una prospettiva prettamente antireligiosa.

Si parla di lavaggio del cervello con riferimento alle religioni, da quando alcuni psicologi e psichiatri di scuola positivista hanno applicato il modello politico alla religione in genere, ritenendo che ogni esperienza di conversione religiosa forte derivasse da una forma di manipolazione simile a quella praticata dai comunisti russi e cinesi. Più tardi, abbandonato il modello positivistico, secondo cui tutte le conversioni e tutte le religioni erano frutto di manipolazione mentale, la polemica si è ridotta a forme particolari di religione, tra cui, appunto, le cosidette sette. Le teorie anti-sette del lavaggio del cervello hanno avuto un effimero successo negli anni 1970 e nei primi anni 1980, ma sono state in seguito screditate dalla reazione degli studiosi accademici di nuovi movimenti religiosi, i quali hanno fatto notare che le cosiddette sette in realtà hanno un successo minore di quanto molti pensano.

Oggi la teoria del lavaggio del cervello, come modello che spiegherebbe la conversione religiosa, è ormai ampiamente screditato e abbandonato. Dal 1990 la maggioranza dei tribunali americani rifiuta le teorie del lavaggio del cervello, mentre è in Europa che i movimenti anti-sette continuano ad essere influenti, tant'è che in Paesi quali Russia, Belgio e Francia, sono state introdotte leggi contro le sette che però pongono seri e inquietanti interrogativi nei riguardi del diritto di libertà religiosa.

In definitiva, il libro di Massimo Introvigne merita di essere letto non solo, come dicevamo all'inizio, per poter finalmente avere un quadro chiaro della problematica relativa alle teorie del lavaggio del cervello, ma anche per comprendere meglio i protagonisti e la storia del movimento anti-sette, i loro errori e le loro mistificazioni che hanno rappresentato e rappresentano una minaccia per la libertà religiosa.

Il lavaggio del cervello
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Collana "Religioni e Movimenti"

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