CESNUR - center for studies on new religions

Libertà religiosa, per il ddl due anni di passione alla Camera

di Elisabetta Bottoni (il Velino. Agenzia nazionale quotidiana di politica interna ed estera, cronaca, cultura, economia e finanza, 31 ottobre 2003)

Per due volte è stato esaminato in commissione, la discussione in Aula è cominciata ma si è arenata subito: il disegno di legge sulla libertà religiosa fa fatica a essere votato dalla Camera dei deputati. Eppure, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nell'intervista rilasciata a Omnibus ha sottolineato l'intenzione di affrontare l'argomento. "Le religioni in Italia sono libere e quella legge – ha detto il premier alla giornalista palestinese Rula Jebreal – è soltanto un coordinamento tra le varie leggi che già esistono. Il governo si impegnerà affinché venga approvata prima della fine della legislatura". Il provvedimento in questione andrebbe a integrare la riforma della legislazione ecclesiastica avviata nel 1984, e mira ad abrogare la normativa degli anni 1929-30 sull'esercizio delle religioni diverse da quella cattolica che, con riferimento al concetto di religione di Stato, venivano definite "ammesse". Ha l'obiettivo di regolamentare l'esercizio della libertà religiosa nel nostro paese: nei posti di lavoro, nelle scuole, legittima la creazione di libere associazioni. Fissa regole per il matrimonio, per l'edilizia di culto e la sepoltura dei defunti. Per la Lega si tratta di una legge "inopportuna e pericolosa", che ha sempre incontrato la strada sbarrata proprio dalle proteste dei deputati del Carroccio. Anche se pure una frangia dell'Udc, ricorda il presidente della commissione, Donato Bruno, "in una certa fase del dibattito ha assunto una posizione contraria". Per la Lega se ne è occupato, sin dall'inizio della discussione (primavera del 2003), Federico Bricolo, oggi sottosegretario alle Infrastrutture, che ribadisce: "La libertà religiosa nel nostro paese esiste già, e la legge di cui si parla comporta tanti rischi: potrebbe dare riconoscimenti a gruppi satanici e alle comunità islamiche. Oppure, per esempio, favorirebbe l'espletamento delle attivita' di culto anche nei contratti di lavoro, il che vuol dire che un islamico il venerdì non va a lavorare e gli altri giorni si ferma cinque volte per pregare".

Sostenendo questi argomenti la Lega ha impedito che il progetto venisse elaborato e ha presentato decine di emendamenti soppressivi. Tanto che una volta arrivato in Aula il provvedimento, nell'aprile del 2003, dopo un paio di sedute fu rispedito in commissione. Fu l'allora relatore, Sandro Bondi, a chiedere all'Aula "un'ulteriore riflessione". Tuttavia, il coordinatore di Forza Italia, che nel frattempo ha ceduto il ruolo di relatore alla toscana Patrizia Paoletti Tangheroni (FI), resta convinto della necessità di approvare il provvedimento. Pur consapevole delle difficoltà che ci sono all'interno della stessa maggioranza. "Si tratta di chiarire alcuni aspetti e migliorare il testo perché abbia il via libera". Testo sul quale – ricorda Bondi – c'era stata anche la benedizione della Conferenza episcopale italiana. Ma se il premier oggi insiste sulla opportunità di andare oltre sulla libertà religiosa, dice Bondi, non è perché ci sono circostanze particolari che lo spingono a parlare così ma perché "noi crediamo, da sempre, che il terrorismo fondamentalista islamico è una minaccia non solo per noi e per i principi della civiltà occidentale ma anche per i paesi arabi moderati e per coloro che credono nell'Islam come una religione fondata sul rispetto dell'uomo. Il dialogo tra civiltà e interreligioso – aggiunge –, come ha più volte detto Giovanni Paolo II, è una delle vie per combattere il terrorismo. È lo stesso motivo per cui il ministro Pisanu ha istituito la consulta interreligiosa". Un ultimo tentativo di riprendere il discorso sulla libertà religiosa è stato fatto ad aprile di quest'anno. Il testo fu licenziato dalla commissione ed era pronto per l'Aula di Montecitorio dove, però, la discussione non è mai ricominciata.

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