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Dottrina Carlos in salsa turca

di Massimo Introvigne (il Giornale, 2 aprile 2004)

imgIl blitz di Perugia contro terroristi del Devrimci Halk Kurtulus Partisi-Cephesi (DHKP/C) – noto anche con il suo nome originario Devrimci Sol («Sinistra Rivoluzionaria»), modificato nell’attuale nel 1994 dopo avere patito uno scisma per questioni di leadership – è stato per molti una sorpresa. Dai paesi a maggioranza islamica come la Turchia ci attendiamo di solito un terrorismo di matrice fondamentalista. Il Devrimci Sol è invece un movimento marxista-leninista, nato nel 1978 da una scissione «dura e pura» di uno dei partiti comunisti della Turchia. Se negli anni 1980 il Devrimci Sol ha concentrato i suoi attacchi contro l’esercito turco, con la prima guerra del Golfo nel 1991 ha iniziato a chiamare forze disparate all’azione comune contro gli Stati Uniti. Nel 1992 e 1999 ha attaccato il consolato americano di Istanbul. È responsabile di vari assassini di uomini d’affari legati ad aziende e interessi americani.
Che ruolo gioca il Devrimci Sol nell’attuale scenario del terrorismo internazionale? Per comprenderlo occorre considerare due elementi: l’attuale situazione della Turchia e quella che possiamo chiamare «dottrina Carlos». In Turchia dopo le elezioni del 2002 è in corso un esperimento cui guarda con enorme attenzione tutto il mondo islamico. La tensione fra nazionalisti laici e fondamentalisti islamici, che turba tutti i paesi a maggioranza musulmana, è stata risolta con un compromesso che sembra funzionare dopo la svolta del primo ministro Erdogan che ha trasformato quello che era un movimento fondamentalista in un partito di ispirazione religiosa che – più che fondamentalista – è conservatore, filo-occidentale, e disponibile a collaborare con i militari laici.
L’attuale governo turco è avversato come la peste sia dagli ultra-fondamentalisti islamici per cui l’alternativa di un islam conservatore ma moderato è una concorrenza pericolosissima e potenzialmente fatale, e il «cattivo esempio» turco rischia di contagiare altri paesi, sia da una sinistra comunista da anni radicata in Turchia, che odia Erdogan per i suoi buoni rapporti con gli Stati Uniti.
In teoria comunisti e ultra-fondamentalisti islamici stanno gli uni agli altri come il diavolo all’acqua santa. In pratica entrambi guardano con grande attenzione alla «dottrina Carlos». Dal suo ergastolo francese – da dove qualche anima bella della sinistra pacifista vorrebbe ora liberarlo sull’onda del caso Battisti – il re del terrorismo degli anni 1970 (1.500 morti al suo attivo) ha pubblicato nel 2003 «L’islam rivoluzionario», un libro dove propone l’alleanza fra tutte le organizzazioni terroriste del mondo – marxiste, indipendentiste, islamiche – purché unite dall’odio contro gli Stati Uniti (e Israele).
I servizi segreti della Germania – dove i terroristi turchi del Devrimci Sol hanno più volte colpito – hanno segnalato contatti di questo gruppo con Al Qaida, che si aggiungono ad antichi e noti contatti con l’Eta, oltre a infiltrazioni negli ambienti anti-imperialisti e no global del pacifismo – mediatori, all’insegna della solidarietà con la «resistenza» irachena fra terroristi comunisti e fondamentalisti – che l’indagine in corso sembra mettere in luce anche in Italia. Certo, non è facile immaginare che terroristi comunisti si convertano in massa all’islam fondamentalista (anche se in diversi casi individuali è già successo). Ma un’alleanza tattica secondo la «dottrina Carlos» è già di per sé una minaccia inquietante.

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