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Il doppio filo che lega Saddam al terrorismo

di Massimo Introvigne (il Giornale, 28 maggio 2004)

Tra le bugie che si sentono ripetere c’è quella secondo cui l’Irak di Saddam Hussein non c’entrava con il terrorismo. Non è forse vero che il laico Saddam disprezzava gli estremisti islamici e non collaborava con loro? Non è vero. Dopo la guerra del Golfo Saddam non solo esplorava tutte le possibili strade per vendicarsi degli Stati Uniti, ma non controllava un buon terzo del suo territorio, il Kurdistan. Dal 1991 al 2003 il Kurdistan è stato governato da due partiti nazionalisti alleati degli americani, il Puk e il Pdk, che nel 1992 hanno perfino organizzato regolari elezioni. Anche un partito fondamentalista islamico, il Movimento Islamico nel Kurdistan (Imk), ha partecipato a queste elezioni, e le ha perse. Dopo tentativi di lotta armata che si sono protratti per cinque anni l’Imk nel 1997 ha deciso di rientrare nel gioco democratico alleandosi con il Puk.
Processi simili hanno interessato il fondamentalismo islamico un po’ dovunque, e quasi sempre hanno determinato scismi di ultra-fondamentalisti che intendono proseguire la lotta armata. Nel Kurdistan nel 1997 se ne sono manifestati tre, chiamati Hamas (nessuna relazione diretta con il movimento palestinese), al-Tawhid e Forze Soran. Queste ultime erano composte da curdi che avevano combattuto in Afghanistan con Osama Bin Laden. Nel 2001 le tre formazioni si sono unificate in un gruppo chiamato prima Fronte dell’Unità Islamica, poi Jund al-Islam e quindi Ansar al-Islam. Per questa unificazione, non facile, hanno operato Osama Bin Laden e, d’intesa con lui, il giordano Abu Musab al Zarqawi (il superterrorista che ha tagliato la testa a Nicholas Berg).
Lo scopo di Ansar al-Islam è trasformare il Kurdistan in una nuova versione dell’Afghanistan dei talebani. La chiave dell’ideologia di Al Qaida, che Ansar ha assorbito, consiste nel ritenere che governi islamici non fondamentalisti come quello di fatto al potere in Kurdistan fino al 2003 stanno in piedi solo perché sostenuti dall’Occidente. Il modo per sbarazzarsene è dunque colpire l’Occidente per indurlo a ritirare questo sostegno. Ansar si è così trasformato da movimento attivo in Kurdistan – dove ha torturato e ucciso migliaia di curdi, infierendo in particolare sulle minoranze religiose, cristiani compresi – in realtà globale. Suoi esponenti hanno partecipato a riunioni che hanno preparato l’11 settembre e hanno avuto un ruolo decisivo nell’attentato di Madrid. Con il coinvolgimento personale di Zarqawi, Ansar è diventato negli ultimi anni il primo braccio operativo del terrorismo internazionale.
Lo sviluppo di Ansar ha potuto contare sul sostegno decisivo del regime di Saddam. Certo, Saddam non è un fondamentalista, ma Ansar era la carta migliore che aveva in mano per destabilizzare il Kurdistan e vendicarsi dall’Occidente. Non solo Ansar ha visto arrivare da Saddam un flusso costante di armi e fondi, ma, quando Zarqawi è stato ferito in combattimento, è stato curato a Baghdad negli ospedali del dittatore e rimesso in condizioni di nuocere.
Dunque, questa è la verità: Saddam sosteneva, finanziava e ospitava uno dei più importanti gangli vitali del terrorismo internazionale. La guerra agli Stati canaglia che organizzano il terrorismo non poteva prescindere da Saddam. Naturalmente, Ansar al-Islam e Zarqawi in Irak ci sono ancora, pur avendo perso con Saddam il loro principale finanziatore e fonte di armi. Per questo la guerra per sradicare il terrorismo deve continuare, anche in Irak.

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