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La pista nera

di Massimo Introvigne (il Giornale, 4 ottobre 2004)

“Pinguini della Repubblica”. Così, secondo Libération di lunedì, Jacques Chirac avrebbe definito in privato i “mediatori” francesi che, guidati dal deputato settantenne Didier Julia e dal suo amico Philippe Brett, hanno tentato una via privata alla liberazione degli ostaggi. I “pinguini” sono tuttavia più di una curiosità. Dietro la loro iniziativa emerge un certo mondo francese (ma con addentellati in Italia), che dopo avere per anni collaborato con il regime di Saddam (soprattutto attraverso contatti con il numero due del regime, Tariq Aziz) da mesi sostiene la sedicente “resistenza” irakena. Si dirà che non è una novità: sappiamo tutti che gli anti-imperialisti e i no global mescolano volentieri le bandiere di Saddam Hussein con quelle arcobaleno della pace. Ma Brett non è un girotondino o un no global. È un estremista di destra, accusato di simpatie per il nazional-socialismo e con un passato di consigliere per la sicurezza del Fronte Nazionale di Le Pen. Julia è un parlamentare della destra chirachiana che si è più volte messo nei pasticci per i suoi contatti con l'estrema destra di Le Pen, nonostante i quali peraltro non solo non è mai stato escluso dal suo partito, ma è diventato il parlamentare di più lungo corso della vita politica francese, con il record di rielezioni.
Dietro Julia e Brett si intravede l'ombra dell'Associazione Francia-Irak, una delle più belle creazioni del réseau internazionale messo in piedi da Tariq Aziz e un covo notorio di estremisti di destra, alcuni esplicitamente nazisti. L'antisemitismo (di cui il regime di Saddam era un diffusore instancabile) e l'anti-americanismo spiegano i contatti fra la più estrema destra francese e la dittatura irakena. Legami, peraltro, più profondi e antichi: il nazionalismo laico irakeno cui si ispira Saddam riconosce come capostipite Rashid Gailani, primo ministro anti-britannico dell'Irak negli anni 1940-1941, amico e ammiratore di Adolf Hitler. Nel partito Ba'ath - sia nella versione irakena, sia in quella siriana della famiglia Assad - c'è sempre stata una corrente che non ha nascosto la sua ammirazione per il nazismo e ha presentato il baathismo come la versione araba dei fascismi europei. Una parte della destra estrema europea ha a lungo preso sul serio (anche in Italia) queste rivendicazioni ed è andata a ingrossare le fila delle associazioni di amicizia con l'Irak e la Siria, da cui ha ricevuto pure qualche finanziamento. Come sempre, è stato l'antisemitismo a fare da collante. Mustafa Tlass, ministro della difesa siriano per trent'anni, fino al maggio 2004, è stato ed è ancora oggi il più infaticabile propagandista dell'antica “calunnia del sangue”, secondo cui gli ebrei mescolano sangue di cristiani uccisi alle azzime di Pasqua. I suoi libri sono venduti discretamente a Parigi in ambienti dove Philippe Brett non è sconosciuto, e che oggi inneggiano alla “resistenza” irakena. In breve, c'è tutto un demi-monde in bilico fra ultra-comunismo e nazional-socialismo dove l'antisemitismo circola come la birra a Monaco nel 1933. È una “pista nera” che il governo di Parigi ufficialmente non vuole neppure sfiorare, ma di cui i suoi servizi si servono da anni perché i suoi contatti con la Siria e con i “saddamiti” irakeni sono reali. La missione di Julia e Brett la ha fatta venire allo scoperto. Esiste anche in Italia. E chissà che l'episodio non offra occasione ai sostenitori italiani della “resistenza” irakena per riflettere sulla bella compagnia con cui sono costretti a viaggiare.

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