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Il falco Rice prende il posto di Powell. L'enciclopedia Condi

di Massimo Introvigne (il Giornale, 17 novembre 2004)

Ho conosciuto Condoleeza Rice diversi anni fa, quando la politica non l'aveva ancora totalmente rubata all'università e parlava spesso a congressi internazionali affrontando anche gli argomenti che conosco meglio, quelli della libertà religiosa minacciata in numerosi Paesi del mondo e lenta ad affermarsi nelle nuove democrazie. Mi ha sempre colpito la preparazione enciclopedica di questa politologa, il cui campo di studi originario è l'Unione Sovietica, capace però di citare a memoria dati e storia di oscuri movimenti politici dei più remoti Paesi del mondo. Per dirla chiaramente, nessun uomo politico europeo ha la cultura geo-politica globale di questa donna afro-americana.
Ma la cultura non basta ancora a spiegare il personaggio Condi Rice. Come Francis Fukuyama o Samuel Huntington - colleghi altrettanto famosi che la stimano, ma con cui non si trova sempre d'accordo - la Rice è riuscita a sfuggire alla “morte per specializzazione” che caratterizza una parte della vita accademica americana. L'America è ricca di super-specialisti che sanno tutto, per esempio, della Finlandia ma non hanno informazioni approfondite sull'Italia o sull'India: né vogliono averle, ritenendo che uno specialista di cose finlandesi non debba né possa perdere tempo a occuparsi di cose estranee al suo campo.
Non così Condi Rice, che è tra i pochi studiosi a essere passata dalla specializzazione (sull'Urss) a una visione globale. Ancora come per Huntington e Fukuyama, la visione della Rice si riassume in un concetto semplice e preciso, attorno al quale ruota tutto il resto. Le guerre mondiali - la prima, la seconda, e la terza contro il comunismo - sono state sempre vinte dalle democrazie. Le paci successive alle guerre mondiali sono state vinte solo quando i vincitori hanno favorito la nascita della democrazia nei Paesi vinti, come è avvenuto in Italia, in Germania e in Giappone dopo la Seconda guerra mondiale. E le paci sono state perse quando tra i vinti non si è diffusa la democrazia, come dopo la Prima guerra mondiale, cui infatti ha fatto seguito la Seconda. Ascoltata da tutti i presidenti dalla fine degli anni 1980, la Rice si è personalmente occupata di cercare di vincere la pace successiva alla vittoriosa terza guerra mondiale contro il comunismo costruendo nazioni democratiche nell'Europa dell'Est ex-comunista: in molti casi con successo.
La Rice condivide l'idea che sia in corso una quarta guerra mondiale contro l'ultra-fondamentalismo islamico. Che vada vinta anzitutto sul piano militare, quindi attraverso la faticosa costruzione di democrazie nei Paesi islamici. Deride - non da oggi - chi ritiene che esistano Paesi e culture intrinsecamente refrattari alla democrazia, ricordando che molti suoi colleghi questo pensavano dell'America Latina e dell'Europa dell'Est, dove invece la democrazia si è diffusa quasi ovunque. Dunque, sostiene la Rice, la democrazia deve poter vincere anche nei Paesi a maggioranza islamica. L'America deve abbandonare la vecchia tentazione (cui rimane abbarbicata la Francia in Africa) di sostenere dittatori che promettono di mantenere l'ordine pubblico, e sperare nella nascita di classi dirigenti islamo-democratiche, favorendone l'affermazione a partire dai casi che già esistono in Paesi come Turchia, Malaysia, Indonesia. Su questa sfida la Rice e il Partito Repubblicano si giocano le elezioni del 2008 (dove Condi potrebbe essere candidata contro Hillary Clinton), ma il mondo si gioca la possibilità di vivere in pace.

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