CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
www.cesnur.org

Il fronte africano

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 27 settembre 2005)

Alla voce del Papa, che nelle ultime settimane ha chiesto due volte di non dimenticare l’Africa si sono unite ora l’Onu, l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità, preoccupate che i conflitti generino epidemie. Si tratta di grandi catastrofi umanitarie, e la voce profetica del Papa cerca di svegliare istituzioni come le Nazioni Unite, assai più pronte a impegnarsi quando si tratta di soddisfare le lobby arabe che rivendicano i diritti dei palestinesi o di cavillare sul muro di Sharon. Ma c’è anche dell’altro.

Si pensa di solito che la guerra mondiale contro il terrorismo ultra-fondamentalista islamico si combatta principalmente in Iraq, in Palestina, in Europa e negli Stati Uniti. Ma ci sono scenari cosiddetti secondari che sono di notevole importanza per il jihad globale di Osama bin Laden. Uno di questi, ingiustamente trascurato, è l’Africa. Da sempre l’ultra-fondamentalismo islamico guarda all’Africa come alla terra dove si combatte una battaglia cruciale fra islam e cristianesimo. Bin Laden non ha mai abbandonato la speranza di tornare in Sudan, dove è stato per anni ospitato dal suo amico Hassan Turabi. Dal 2001 Turabi, in precedenza ideologo del regime del generale Bashir, entra ed esce dal carcere dove preferisce tenerlo il dittatore sudanese, che teme le reazioni americane. Ma Turabi è anche l’ispiratore di una delle fazioni (l’altra è laica, con influenze marxiste) della rivolta che anima dal 2000 il Darfur, dove non reggono le ultime, fragili tregue. Lo scontro è tra islamici, ed è etnico: gli africani (maggioritari) si rivoltano contro le angherie degli arabi, sostenuti dal governo centrale e da milizie ultra-fondamentaliste dove a sua volta Turabi – che gioca così su due tavoli – ha più di un alleato. La posta in gioco è la creazione in Sudan di un caos che apra la strada a un ritorno al quinquennio 1991-1996 quando la diarchia Turabi-bin Laden aveva trasformato il paese in una Tortuga  del terrorismo internazionale.

Sembrerebbe che il secondo grande problema africano, quello dell’Uganda, sia completamente diverso: le feroci milizie dell’Esercito della Resistenza del Signore (Lra) affondano le loro radici in movimenti apocalittici nati in ambito protestante. Ma non è così: il sanguinario leader del Lra, Joseph Kony, originariamente cristiano, è stato convertito all’islam da missionari sudanesi leali a Turabi e ha cominciato ad adottare slogan islamici che inneggiano ad Al Qaida. Se si aggiunge che Al Qaida ha più di un piede anche nelle milizie islamiche che sono tra i protagonisti delle guerre civili in corso in Congo e in Costa d’Avorio si comprende come la voce del Papa attiri l’attenzione su un processo di destabilizzazione che rischia di coinvolgere un intero continente, e di debordare sull’Europa. Dall’Africa sub-sahariana arrivano pacifici immigrati, ma possono arrivare anche terroristi. Se non ci occupiamo dell’Africa, presto sarà l’Africa a occuparsi di noi.