CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Le religioni in Italia in più di 600 realtà

di Giovanni Godio (Il nostro tempo, n. 44, 23 novembre 2006)

Grandioso rapporto dalle ricerche del Cesnur

Quanti sono i fedeli cattolici, i sacerdoti, i vescovi e le suore in Italia? Quali associazioni aspirano a rappresentare i musulmani che vivono nel nostro Paese? Come orientarsi nelle comunità delle chiese protestanti e nella galassia delle organizzazioni buddiste, induiste, sikh? Ma anche: quali gruppi praticano l’occultismo, lo spiritismo, la magia cerimoniale, la neo-stregoneria o il neo-sciamanesimo? Quanti sono veramente i satanisti italiani? Chi sono, dove hanno la sede la Chiesa del Vangelo quadrangolare, il Santo ordine dei cherubini e serafini, la Comunità odinista? Le risposte si trovano nel nuovo volume “Le religioni in Italia” (ed. Elledici-Velar, 2006, pagg. 1152, euro 75), un lavoro che non è un mero aggiornamento dell’“Enciclopedia delle religioni in Italia”, pubblicata dalla Elledici nel 2001, ma uno strumento nuovo che include nuovo materiale e lo dispone diversamente: più che un’enciclopedia, un atlante unico per il nostro Paese, un grandioso rapporto frutto della quotidiana opera di monitoraggio del Cesnur (Centro studi sulle nuove religioni), che dal 1988 lavora alla costruzione di una mappa delle religioni e delle “vie spirituali” non religiose in Italia.

Il volume offre ampie introduzioni storiche, dati statistici finalmente attendibili, numeri di telefono, siti internet e analisi dottrinali di oltre 600 realtà religiose e spirituali divise in 40 categorie: insomma, uno strumento indispensabile per chiunque desideri orientarsi nell’Italia “spirituale” di oggi (dove i soli cittadini italiani che appartengono a minoranze religiose sono 1.124.300, quasi il 2 per cento della popolazione). Il rapporto “Le religioni in Italia” è stato realizzato sotto la direzione editoriale di Massimo Introvigne, direttore del Cesnur, e di PierLuigi Zoccatelli, che del Cesnur è vicedirettore e ricercatore.

Professor Introvigne, nel 2001 avevate pubblicato il vostro primo monitoraggio e oggi siamo alla seconda edizione. Che cosa è cambiato nel frattempo?

Se ci riferissimo ai soli cittadini italiani, il dato sarebbe sostanzialmente costante per le minoranze religiose in genere, con la sola eccezione di qualche gruppo buddista, che ha registrato una notevole crescita. Se invece consideriamo anche gli immigrati, grazie a loro hanno ripreso a crescere i Testimoni di Geova, che hanno sale del regno specializzate in lingue come l’arabo, il romeno e così via, mentre hanno registrato una crescita spettacolare l’islam e l’ortodossia orientale, che non sono certo “nuove religioni”, ma sono relativamente nuove in Italia, specialmente in alcune varianti e forme che sono arrivate con gli immigrati negli ultimi anni.

Come è andata la ricerca di un contatto del vostro gruppo di lavoro con le realtà che definite, con la correttezza che vi contraddistingue, le più “discrete”?

Fra oltre 600 realtà c’è sempre qualcuno che rifiuta di farsi conoscere, magari male interpretando le norme sulla privacy e pensando di poter impedire, a suon di lettere d’avvocato, la diffusione di dati che… ha già reso pubblici su Internet. Tuttavia la grande maggioranza conosce il Cesnur da vent’anni (anche se, a rigore, i vent’anni di attività li celebreremo nel 2008) come un centro serio che si limita alla sociologia e alla storia, senza dare giudizi di valore né irridere all’esperienza di nessuno, e così si dimostra disponibile a collaborare.

Articoli di giornale, analisi e omelie denunciano con preoccupazione, da anni, ciò che si muove nell’ambito di un’etichetta famosa, quella di New Age. Ma è ancora un termine calzante e attuale per la religiosità sincretista e fai-da-te del mondo d’oggi? In fondo questo fenomeno ha ormai più di 40 anni…

Papa Benedetto XVI utilizza l’espressione “religione-fai-da-te”come principale “concorrente” della Chiesa oggi in Europa: è verissimo, e qui è confluito il New Age, ma è una “religione” di cui nel nostro “Le religioni in Italia” si parla solo nell’introduzione. E in effetti la “religione fai-da-te”, che secondo alcuni interesserebbe la metà degli italiani, è un bricolage di idee tratte dalle fonti più svariate, dal Papa al Dalai Lama (cosicché molti dichiarano di credere insieme alla resurrezione e alla reincarnazione) che però non sfocia nell’adesione a gruppi organizzati, ma piuttosto in esperienze individuali.

L’islam in Italia: che “dimensioni” qualitative e quantitative bisogna dargli, oggi?

Le nuove proposte di sanatorie e aperture all’immigrazione dell’attuale governo potrebbero in pochi mesi fare aumentare il numero dei musulmani italiani, che noi stimiamo a circa 925 mila e che potrebbero diventare nel 2008 un milione, o anche di più. Ma nulla è meno certo della politica italiana… Dal punto di vista quantitativo, le organizzazioni più rappresentative sono di orientamento fondamentalista, e quelle non fondamentaliste sono poco rappresentative. Tuttavia c’è una “maggioranza silenziosa” dei musulmani italiani che non si riconosce in nessuna organizzazione, spesso anzi non ne conosce neanche i nomi, e che adotta un atteggiamento che definirei “conservatore” piuttosto che “fondamentalista”. Rimane invece ampiamente chimerico l’”islam laico”…

Vale a dire?

L’“islam laico” è una posizione interessante dal punto di vista culturale, ma con pochissimi seguaci fra gli immigrati. Del resto non è una prova di “laicità” il fatto che pochi musulmani vadano in moschea: la stragrande maggioranza dei musulmani italiani segue scuole giuridiche per cui andare in moschea non è uno dei doveri del culto. Assai più importanti sono i dati sul digiuno del Ramadan, che vede ogni anno una partecipazione massiccia.

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