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In piazza contro i clandestini

di Massimo Introvigne (il Giornale, 24 maggio 2006)

C'è voglia di opposizione dura tra gli elettori della Casa delle libertà, e voglia anche di scendere in piazza. E c'è un tema su cui scendere in piazza sarà forse indispensabile: l'immigrazione, dove il ministro rifondarolo Paolo Ferrero annuncia l'abolizione della legge Bossi-Fini, la fine della politica di espulsione dei clandestini, una gigantesca sanatoria per gli immigrati irregolari che lavorano in nero purché si autodenuncino, e un permesso di entrata in Italia per chi non ha lavoro ma dichiara che intende cercarsene uno. Ci sono tre buoni motivi per scendere in piazza. Il primo è che il ministro Ferrero ci mette del suo con toni oltranzisti, ma la sostanza di quanto propone sta scritta nel programma dell'Unione. Il secondo è che si tratta di un punto su cui l'Europa, che teme un'invasione di clandestini extracomunitari che parta dall'Italia e dilaghi in tutto il continente, sta con la protesta del centro-destra e contro il governo Prodi. Il terzo è che il disastro che si prepara è di proporzioni inimmaginabili. Nel novembre 2005 in Francia, che ha quartieri-ghetto che scoppiano per eccesso di immigrati, disoccupati, divampa una sanguinosa rivolta delle periferie abitate da immigrati musulmani. Romano Prodi fa due profezie. La prima, che la rivolta francese diventerà incontrollabile. La seconda, che presto si estenderà all'Italia.

Ma in Francia il ministro Sarkozy – guadagnandosi la pole position per le prossime elezioni presidenziali – dà scacco ai teppisti delle periferie e al corvo del malaugurio Prodi in tre mosse. Primo, estende i poteri della polizia, fa arrestare i più facinorosi e li tiene a lungo in gattabuia. Secondo, avvia un dialogo – delicato e criticato da alcuni – con i neo-fondamentalisti e i conservatori islamici, che vogliono le donne col velo e il Corano interpretato all'antica ma sono disposti a isolare e denunciare i violenti e i terroristi. Terzo, ed è storia di questi giorni, ignorando le anime belle della sinistra e anche di qualche Caritas cattolica, fa approvare una legge sull'immigrazione che è la fotocopia della nostra Bossi-Fini. Sull'Italia quelle di Prodi erano sciocchezze: perché la legge ora approvata faticosamente in Francia da noi c'era già. Con la Bossi-Fini si entrava solo avendo già un lavoro, e da noi i quartieri degli immigrati non scoppiavano di disoccupati. Il controllo della polizia funzionava, e sul dialogo con l'islam barbuto e velato ma non violento Pisanu era arrivato perfino prima di Sarkozy, correndo qualche rischio ma ottenendo anche risultati. Tuttavia, come scriveva Machiavelli, dei falsi profeti disarmati non si deve aver paura, ma di quelli armati sì. Ora che Prodi è al governo può cambiare le leggi e far sì che la sua profezia sulle periferie italiane in fiamme si realizzi. Basta abolire la Bossi-Fini, non espellere più nessuno e imbottire i quartieri islamici di clandestini disoccupati. Questo ci promette il ministro Ferrero.

Contro questa follia si dovrà forse andare in piazza: non contro gli immigrati o i musulmani ma contro il governo. Quello che non sanno Prodi e Ferrero è che gli immigrati che hanno lottato per diventare regolari e avere un lavoro onesto sono i più contrari di tutti a un'invasione di clandestini che faranno loro concorrenza sleale e ne rovineranno l'immagine. Sarebbe bello che gli immigrati onesti e per bene scendessero in piazza anche loro contro l'immigrazione clandestina, violenta, terrorista e malavitosa che Ferrero e Prodi stanno per riportare in Italia.