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Dove vanno i Fratelli Musulmani

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 26 maggio 2006)

Le notizie che circolano a proposito dei Fratelli Musulmani, sono seguite con grande attenzione negli Stati Uniti e in Israele. Dovrebbe avvenire lo stesso anche da noi, dove l'organizzazione esercita un'influenza decisiva tramite l'Ucoii (l'Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia) e sulla maggioranza delle moschee italiane. I Fratelli Musulmani sono la maggiore centrale mondiale del fondamentalismo. Non hanno mai voluto fornire statistiche precise sui loro membri, che probabilmente nel mondo sono però qualche milione. I Fratelli sono nati originariamente nel 1928 come un'associazione egiziana con filiali alleestero; queste sono progressivamente diventate autonome. Nel 1982, per assicurare un certo carattere unitario all'organizzazione, è stato fondato il Consiglio Internazionale dei Fratelli Musulmani. Nel novembre 2004 questo è stato formalmente sciolto in una riunione tenuta nel Qatar. La fine del Consiglio Internazionale - di cui i Fratelli hanno fatto a meno fra il 1928 e il 1982 - non ha comportato la fine del network che unisce le varie branche nazionali, da Hamas alla potente casa madre egiziana, fino ai gruppi meno estremisti presenti in Giordania e in Iraq (dove i Fratelli, perseguitati duramente da Saddam, ne hanno accolto con gioia la caduta e partecipano al Parlamento democratico). Lo scioglimento del Consiglio Internazionale ha del resto seguito la fondazione di un Consiglio Mondiale degli "Ulama" Musulmani, molti dei quali membri dei Fratelli, presieduto dal noto telepredicatore Yusuf al-Qaradawi e la cui sede è stata fissata nella tranquilla Dublino. Qualcuno pensa che si tratti di una vittoria della corrente meno estrema, cosiddetta "neo-fondamentalista": ma questa fazione non è unitaria. Il responso delle elezioni egiziane del 2005 ha fatto molto riflettere l'amministrazione americana. Le elezioni egiziane non sono veramente democratiche per due ragioni. Perché il governo decide chi può partecipare e chi no, e perché – quando elettorali. Il presidente Mubarak ha messo i Fratelli fuori legge, e ogni tanto ne arresta qualcuno, ma di fatto -senza troppo dirlo - esercita il potere in un imbarazzato condominio con i Fratelli, che controllano ampi settori della società civile e cui è concesso qualcosa anche sul piano elettorale. I Fratelli egiziani sono però in un periodo di crisi. Al loro interno è nato un conflitto generazionale dove i giovani rimproverano ai più anziani una gestione centralistica del movimento, che paradossalmente i Fratelli hanno in comune con il partito nazionalista di Mubarak. Dai "vecchi" Fratelli si staccano così le correnti neo-fondamentaliste che si esprimono in linguaggi diversi ispirati a correnti occidentali molto varie - dal postmodernismo no global abbracciato da Tariq Ramadan al neo-conservatorismo americano e perfino al New Age – ma che chiedono meno centralismo, e una visione "minimalista" dello Stato che lasci spazio alla società civile. I neo-fondamentalismi (perché non ce n'è uno solo) erano confluiti in Egitto nel partito Wasat, il cui nome significa "Centro", Affermando che nel Wasat sono presenti anche i neo-fondamentalisti più ambigui di Tariq Ramadan - che ci sono, ma non esauriscono il partito - Mubarak ha vietato loro ogni esistenza legale, in realtà temendo che la posizione neo-fondamentalista potesse diventare maggioritaria e allontanarlo dal potere. Certamente, gli esperti di cose egiziane dell'amministrazione Bush non auspicano che i Fratelli Musulmani si impadroniscano dell'Egitto. Ma, nonostante le sue ambiguità, hanno aperto un dialogo con il Wasat e con forze simili della galassia neo-fondamentalista che esistono un po'dovunque nel mondo islamico. Una mossa rischiosa, ma che si inquadra nella ricerca di Condi Rice di una terza via islamica conservatrice, intermedia tra fondamentalismo tentato dalla violenza e laicismo nazionalista, l'unico interlocutore in grado sia di dialogare con l'Occidente sia di vincere elezioni libere nei paesi islamici.