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L'anticlericalismo di Simone Cristicchi: Contro la Chiesa a colpi di canzonette

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 2 giugno 2006)

Le canzonette sono innocue? Si potrebbe crederlo, ma talora non è vero. Prescindiamo dai noti sproloqui musicali di Benigni, secondo cui a ogni successo di Berlusconi subiva danni in quelle parti del corpo che fanno rima con il cognome del leader di Forza Italia (siccome Berlusconi, in Sicilia e altrove, non demorde, si starà arricchendo l’urologo del noto comico). Parliamo invece di tal Simone Cristicchi (il cognome, in questo caso, inganna) che deve avere i suoi santi in paradiso perché si è esibito a Sanremo, fa sentire la sua voce su tutte le radio nazionali ed è perfino invitato in diverse università italiane dove tiene sedute di “igiene mentale”.

Il lavaggio del cervello da cui la sua “igiene mentale” dovrebbe liberarci è quello imposto dai preti. La canzone-clou dei suoi spettacoli si chiama appunto “Prete”. Inizia ricordando che “da bambino mi portavano alla messa, ed io seguivo la funzione con un’aria un po’ perplessa”.

Lì il prete gli si rendeva antipatico perché lo invitava: a lasciare stare le “fantasie sessuali” e gli chiedeva – cosa assai più improbabile, perché confessori così da molti anni si trovano solo nei libri di Melissa P. – “quante volte ti sei masturbato il pistolino”.

Diventato più grandicello, il Cristicchi elabora la sua avversione per i preti in un’apologia del solito relativismo politicamente corretto: il prete è cattivo perché “crede di essere il depositario di una verità assoluta”. Infine ecco i giudizi globali.

Il cristianesimo è “la bugia più grande della storia” e Cristicchi intona – è proprio il caso di dirlo – la solita litania di luoghi comuni dell’anticlericalismo più becero: “La storia della Chiesa è seminata di violenza, di soprusi, la Santa Inquisizione è prepotenza, e poi genuflessioni collettive dei politici, salvezza delle anime, la rendita degli immobili ma quanti begli affari fate con il Giubileo e quanti bei miliardi che sta alzando Padre Pio”.

Mancano solo Dan Brown e l’Opus Dei.

La lezione di igiene mentale di Cristicchi, protesta il cantautore, non è contro la libertà religiosa. “In fondo ognuno è libero di scegliersi la sua prigione, libero di farsi abbindolare, ipnotizzare, dal papa, dal Guru, dal capo spirituale ma la cosa deprimente e che mi butta giù è vedere quella folla alla Giornata della Gioventù, la mia sola religione è vocazione per il dubbio, IO non crederò a qualsiasi cosa dica un prete”. Papa con la “p” minuscola e “io” in tutte maiuscole (che Cristicchi legga Eugenio Scalfari?) sono nel testo originale del musicante.

Non è troppo grave il fatto che Cristicchi vada in depressione quando legge dei successi di Benedetto XVI.

Il Papa se ne farà una ragione. Il problema nasce quando la Rai, le università, le manifestazioni pagate con il denaro dei contribuenti danno voce a questo tiro musicale al cattolico: che qualche volta assomiglia alla colonna sonora della lobby di ministri anticlericali insediata all’interno del governo Prodi.