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Gli arresti di Miami: il movimento dei "Mori" tra islam, populismo e New Age

di Massimo Introvigne

L’arresto a Miami di sette esponenti del movimento dei “Mori”, che progettavano una serie di attentati e cercavano (sembra senza successo) contatti con Al Qaida ha fatto scoprire agli americani una corrente che coinvolge decine di migliaia di persone ma che finora era nota solo a pochi specialisti.

Il movimento ha due diverse radici. Il nome stesso, “Mori”, viene da una nuova religione americana fondata nel 1913, il Moorish Science Temple of America, una combinazione di islam e di idee esoteriche, bizzarra ma alle radici del ben più ampio movimento dei “musulmani neri”, notissimi ai tempi di Malcolm X (1925-1965) per il loro radicalismo politico ma che oggi, sotto la guida di Louis Farrakhan e della sua Nazione dell’Islam stanno riavvicinandosi sia all’islam tradizionale sia a rapporti meno conflittuali con le autorità costituite. La Moorish Science, la “scienza dei Mori”, con l’islam tradizionale aveva all’origine poco a che fare. Il suo fondatore Timothy Drew (1886-1929), noto ai suoi seguaci come il profeta Noble Drew Ali, aveva scritto una sua versione personale del Corano ispirandosi a rituali massonici e al Vangelo Acquariano di Gesù Cristo, un testo che anticipa il New Age (nei cui circoli è popolare ancora oggi) ricevuto per via medianica dallo spiritista Levi H. Dowling (1844-1911). La Moorish Science esiste ancora e nega ogni coinvolgimento con i terroristi di Miami. Tuttavia, l’idea che gli afro-americani non siano veramente cittadini degli Stati Uniti ma stranieri, più precisamente cittadini del Marocco (mitico luogo d’origine di tutti i “Mori”), come tali non soggetti alla sovranità (e alle tasse) del governo americano era già parte delle teorie di Drew.

Questa idea è emersa come centrale negli anni 1990 nel più vasto movimento dei “Mori” che comprende aderenti alla Moorish Science ma anche ex-membri della Nazione dell’Islam e gruppuscoli afro-americani delle più diverse provenienze, dal New Age al marxismo. I nuovi “Mori” riprendono paradossalmente le idee tipiche del “movimento della sovranità”, che ha le sue origini in organizzazioni di estrema destra e razziste che disprezzano gli ebrei ma anche gli afro-americani. Per i “sovranisti” gli attuali Stati Uniti hanno perso la loro legittimità (per molti di loro, perché il governo è controllato dagli ebrei) e la sovranità è tornata al popolo, che ha diritto di esercitarla tramite organizzazioni private. Sono nati così “tribunali del popolo” (il primo fondato nel 1993 a Miami da Emilio Ippolito, un milionario italo-americano arrestato nel 1997) e un “terrorismo di carta” che incita i cittadini a non pagare le tasse e a stracciare patenti, passaporti e altri documenti del governo sostituendoli con altri emessi da gruppi “sovranisti” privati. Talora i “sovranisti” occupano fattorie o zone rurali, le dichiarano indipendenti e le difendono in armi contro le autorità come nei casi dei Montana Freemen e della Repubblica del Texas, conclusi per fortuna quasi senza spargimento di sangue.

Benché tra i “sovranisti” bianchi ci si siano nazisti e membri del Ku Klux Klan, i nuovi “Mori” si ispirano a loro per un “sovranismo moro”: anch’essi rifiutano i documenti, le imposte e l’autorità del governo americano sostenendo che semmai sono sudditi del Re del Marocco. Si pensava finora che i “Mori” si limitassero al “terrorismo di carta” e non fossero troppo pericolosi. Da oggi un loro passaggio al terrorismo armato, e perfino futuri legami con Al Qaida, non sono più ipotesi impensabili.