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Jean-Pierre Laurant, René Guénon. Les enjeux d'une lecture
Éditions Dervy, Parigi 2006, 400 pp., ISBN 2844544231

Recensione di PierLuigi Zoccatelli (La Critica Sociologica, n. 158, 2006, pp. 119-122)

Con la pubblicazione del volume René Guénon. Les enjeux d’une lecture, lo studioso francese Jean-Pierre Laurant – che di René Guénon (1886-1951) è indubbiamente lo specialista riconosciuto a livello internazionale, sin dalla pubblicazione del precedente Le sens caché selon René Guénon (L’Age d’Homme, Losanna 1975) – porta a compimento in ambito monografico una pluridecennale ricerca e riflessione sul soggetto delle sue indagini, di una tale ampiezza nel suo progressivo svolgimento che egli può essere considerato a giusto titolo il padre di quanti – e non sono pochi – dedicano la propria attività intellettuale a studiare quell’importante segmento della storia spirituale contemporanea che trova in Guénon un particolare epicentro: a tal punto che l’intellettuale franco-egiziano è comunemente ritenuto alle origini delle correnti dell’esoterismo occidentale dette “tradizionalismo” e “perennialismo” (termini, com’è noto, che rappresentano contenuti non sempre assimilabili fra loro).

Un tale compito non è impresa del tutto agevole, considerata la vastità dell’opus guénoniano (sia dal punto di vista del numero delle pubblicazioni, e ancor più perché – come ricorda Laurant a p. 9 – l’ambito di tale opus è “un ambito senza frontiere nel tempo e nello spazio che riguarda tutto, dall’antichità al mondo contemporaneo”), nonché la mole non esigua di testi consacrati a Guénon da qualche decennio a questa parte. In questo senso, l’articolata disamina di Laurant ci sembra costituire un imprescindibile e puntuale stato dell’arte sulla materia, permettendo agli studiosi di potersi ricondurre a un’opera di riferimento.

L’aspetto che ci pare maggiormente convincente nell’approccio che Laurant mette in atto nel presente volume è l’adottare una modalità compiutamente pertinente d’interpretazione, che nel presupporre “la validità dei fondamenti della critica storica applicati all’opera di Guénon, nonché all’insieme del pensiero esoterico” (p. 361), intende fare oggetto della propria indagine “l’analisi dell’opera nella sua costruzione, i suoi metodi di lavoro e le letture successive o parallele” (p. 26), con il fine di “apportare elementi sostanziali di risposta alla questione, non risolta ma sempre posta, dello statuto dello spirituale nelle società contemporanee e la sua articolazione con la razionalità” (ibid.).

Sulla base di queste premesse, l’autore articola una parte consistente del suo studio, ovvero i primi sette capitoli (pp. 27-285) sui nove che compongono il libro (ai quali si accompagnano una introduzione, una conclusione, una bibliografia e un’indice dei nomi), nel condurre una ricostruzione biografica di Guénon, di per sé meticolosa sebbene orientata a cogliere i tempi forti e i momenti decisivi della sua vita. In questo senso, il profilo storico adottato da Laurant non dimentica mai il secondo livello – analitico – che accompagna ininterrottamente il lettore sul filo delle pagine, volto a descrivere lo svolgersi di un’intrapresa intellettuale dominata da quella che sembra essere la missio ermeneutica di Guénon: “La dimostrazione dell’esistenza di una Tradizione primordiale eterna e universale” (p. 13).

L’excursus biografico-contenutistico offerto da Laurant è talmente esaustivo da esimerci dal ripercorrerlo in questa sede. Valga tuttavia la pena di riferire che ogni segmento della vita di Guénon è preso in considerazione: dagli anni giovanili a Blois accompagnati da un’educazione familiare e scolastica d’impronta cattolica al “periodo occultista”; dalle esperienze in ambito universitario a Parigi alla prossimità agli ambienti dell’intellettualità cattolica dell’epoca; dall’adesione alla massoneria a quella all’islam e al sufismo; e così via.

Senza volere qui attribuire al “periodo occultista” di Guénon una valenza superiore a quella che essa ha effettivamente avuto nello svolgersi del suo pensiero, ma anche senza volerne sminuire la portata, segnaliamo al lettore che la ricostruzione da parte di Laurant del periodo 1905-1912 dell’étudiant blésois costituisce l’occasione per un articolato giro d’orizzonte fra gli ambienti e le società iniziatiche d’impronta occultista della Parigi d’inizio XX secolo, tutte – o quasi – puntualmente frequentate da Guénon. La rassegna esaminata da Laurant si rivela preziosa non solo nel constatare “che la frequentazione del milieu occultista era di bon ton nei salotti parigini della Belle Époque” (p. 82). Infatti, oltre a questa annotazione d’impronta sociologica, l’autore coglie nell’atteggiamento di Guénon e dei suoi contemporanei – sia in ambito occultista sia in una parte del mondo cattolico francese dell’epoca – un legame all’ideale “romantico di riconciliazione fra scienza e fede, di ritorno alla perduta unità del sapere” (pp. 59-60) che rappresenta in filigrana un “elemento fondamentale (…) costante del pensiero esoterico” (p. 60).

D’altro canto, il “periodo occultista” di Guénon – all’interno del quale va segnalata anche la sua adesione alla Hermetic Brotherhood of Luxor, oggi acclarata in sede documentale ma alla quale Laurant non fa cenno nel volume, pur soffermandosi su questa “società il cui ruolo fu essenziale nello sviluppo dell’occultismo in Europa” (p. 99) – non sembra evidenziarsi come completamente estraneo a quello che diventerà lo svolgimento successivo – e più propriamente costitutivo – del pensiero dell’intellettuale franco-egiziano. In effetti, la fase precedente al 1912 e quella successiva sono non di rado presentate come due periodi nettamente distinti nella vita e nel pensiero di Guénon, mentre a noi pare che lo studio di Laurant evidenzi una volta di più come i détours del labirinto occultista abbiano depositato in Guénon un plesso contenutistico, una mentalità e una rete di riferimenti e rapporti che non verranno completamente meno nel seguito, per esempio, a partire da quando – nel 1921 – Guénon pubblica la Introduction générale à l’étude des doctrines hindoues.

Quanto alla rete di relazioni impostata da Guénon in tale periodo, di una importanza saliente nello sviluppo successivo delle dottrine da lui presentate, ve ne sono due sulle quali il volume di Laurant non riesce (in ragione dell’assenza di fonti documentali, beninteso) a fornire informazioni suscettibili di chiarire alcune questioni da tempo dibattute. Ovvero l’identificazione “di uno o più maestri induisti” (p. 95) – verosimilmente della scuola di Shankarâ (c.788-c.820), il principale promotore della corrente “non dualistica” Advaita Vedanta – alle radici dell’impostazione metafisica che contraddistingue alcune opere salienti di Guénon (L’Homme et son devenir selon le Vêdânta, 1925; Le Symbolisme de la croix, 1931; Les États multiples de l’être, 1932); nonché la sua partecipazione – resa nota nel 1973 da Franz Vreede (1887-1975) e discussa da Laurant a pp. 85-86 – a un “gruppo di maestri à tous grades la cui tradizione orale risaliva all’epoca artigianale della massoneria francese”.

Come già accennato, una delle preoccupazioni metodologiche più meritorie nel lavoro di Laurant risiede nell’accompagnare il dato storico-biografico alla analisi dell’opera nella sua costruzione. Si tratta di un aspetto assolutamente centrale per la comprensione dell’insieme dell’opera di Guénon, al punto che “l’intrapresa di ricostituzione della ‘scienza sacra’” (p. 137) è intesa dall’autore all’interno di una specifica e consapevole “strategia editoriale” (p. 105), la quale è venuta a costituire – soprattutto dopo il 1912, e con periodizzazioni letterarie sufficientemente identificabili – un insieme davvero considerevole di testi, per la quale “Guénon ha lavorato come un uomo del Rinascimento sull’insieme di ciò che poteva essere conosciuto, de omni scibili, al fine di testimoniare l’universalità della verità, una verità da lui identificata alla tradizione, argomentando sul Vedanta induista come pure sui presupposti del calcolo infinitesimale” (pp. 9-10). Di tutto questo Laurant fornisce un inventario meticoloso, analizzando nel suo svolgersi il compimento espositivo della “dottrina metafisica nella sua pienezza”, come recita una sezione del quarto capitolo (pp. 163-171).

In René Guénon. Les enjeux d’une lecture non mancano, lo segnaliamo di passaggio, alcuni errori e sviste che avrebbero meglio contribuito all’accuratezza del volume, da ricondurre probabilmente a una non adeguata rilettura ed editing del testo, e che si accompagnano a una realizzazione tipografica e di allestimento del libro per la quale l’editrice Dervy sembra avere fatto davvero solo il minimo indispensabile. Proprio perché il volume di Laurant costituirà certamente nell’avvenire un lavoro di riferimento per i ricercatori e gli studenti, ci auguriamo che una ristampa del volume ne possa tenere conto. Oltre a questi rilievi di natura tutto sommato secondaria,  nell’alveo delle considerazioni critiche che riteniamo opportuno segnalare ve n’è una di ordine contenutistico, che deriva dall’interpetazione fornita da Jean-Pierre Laurant riguardo i rapporti intercorsi fra René Guénon e Louis Charbonneau-Lassay (1871-1946), studioso di simbolica cristiana particolarmente noto ai lettori di “esoterismo cristiano” per il suo coinvolgimento nella Fraternité du Paraclet (alla quale pure Laurant dedica sezioni significative e puntuali della sua opera). Ben consapevoli della complessità delle vicende che soggiaciono alla problematica – non delle minori, in ambito sia storiografico sia contenutistico – riteniamo che sarebbe stato più opportuno mettere in luce i limiti di una talora ricorrente vulgata, alla luce della quale la posizione di Charbonneau è stata a lungo presentata, sia in ambito dottrinale sia nelle applicazioni e scelte operative, come la semplice conferma in ambito cattolico dell’esattezza delle posizioni assunte da Guénon. Senza volere qui concludere un dibattito che rimane ampio, riteniamo che laddove Laurant si fosse ancorato maggiormente ai dati documentali disponibili, peraltro considerati almeno in parte dall’autore (pp. 271-272), egli avrebbe forse dovuto omettere – o sfumare – riflessioni come quella riportata a p. 212, per la quale Charbonneau avrebbe avuto “una fiducia totale nei suoi orientamenti fondamentali” (di Guénon), a tal punto che, “la conformità allo schema di pensiero descritto dal maestro del Cairo costituiva [per Charbonneau-Lassay] l’ultima ratio” (p. 221).

D’altro canto, rimane pur vero che una tale impostazione concettuale ha avuto lungo corso nella posterità intellettuale, spirituale e in materia di “realizzazione iniziatica” derivata dal lascito di Guénon. Di tutto questo, cioè del portato umano che si è solidificato nel tempo sulla base delle “letture successive o parallele” il volume di Laurant offre un’ampia ricognizione, e per molti aspetti inedita, che muove dall’analisi della “dinamica propria dei testi in opera nei suoi lettori” (p. 251), affrontata da Laurant attraverso un molteplice livello di riflessione: “l’interpretazione dei testi, che rimanda alla funzione del loro autore, infine il destino dei gruppi iniziatici emersi dalla sua ‘testimonianza’, che rimandano alla vita spirituale del lettore” (p. 253). La rassegna fornita dall’autore prende in esame non solo i destini delle confraternite sufi interessate e animate da personalità del milieu guénoniano, ma anche il complesso mosaico di realtà massoniche ispirate a (e da) Guénon, o dell’ermetismo cristiano, e di altre tradizioni religiose: si tratta di un mondo talmente complesso dal rendere auspicabile che qualche ricercatore voglia dedicare le sue fatiche per mettere ordine a questa tematica, considerando gli sviluppi che giungono sino ai giorni nostri. Perché in effetti, “il successo, cinquant’anni dopo la morte dell’autore, è all’altezza delle poste in gioco” (p. 327). Così facendo, Jean-Pierre Laurant mette in luce attraverso una pluralità di traiettorie il significato e l’attualità della ricezione – anche in termini organizzativi; anche in termini di “eredità ufficiale” spesso contesa; anche in termini di “dispute dottrinali” che non di rado oppongono un fronte della “ortodossia guénoniana” a un altro –, che diventa perciò una cifra e un banco di prova per la comprensione dell’“universo Guénon”. E noi riteniamo, più intrinsecamente, del panorama dell’esoterismo contemporaneo.