CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Un lungo viaggio nell'intricato "universo spirituale" di oggi

di Gigliola Reboani (La Vita Cattolica, 18 gennaio 2007)

A cura di Massimo Introvigne e PierLuigi Zoccatelli, è in libreria “Le religioni in Italia”, dettagliato rapporto frutto della quotidiana e puntuale opera di monitoraggio del Cesnur – Centro Studi sulle Nuove Religioni

Il nostro Paese ha conosciuto negli ultimi anni il fenomeno massiccio dell’immigrazione. Che ha condotto in Italia in quantità non irrilevante – destinata a crescere – uomini e donne da Paesi vicini e lontani, che professano religioni diverse da quella cattolica, propria della maggioranza degli italiani. Religioni “vecchie” e nuove e culti non sempre facilmente definibili o inquadrabili.

Musulmani, induisti, cristiani ortodossi – arrivati questi ultimi prevalentemente dai Paesi dell’Est europeo – sikh, buddhisti… lavorano, studiano, camminano accanto a noi. Non sempre senza problemi di pacifica convivenza e reciproco adattamento. Ma non sono trascurabili neppure i fenomeni – anch’essi abbastanza recenti e comunque minoritari – della “new age “, delle sette sataniche (assurte anche agli onori della cronaca nera: chi non ricorda i delitti delle “bestie di Satana”?), delle nuove religioni esoteriche, occultistiche, spiritistiche (neo-pagani, neo-templari, movimenti dei dischi volanti, chiese e movimenti gnostici…) e via dicendo.

Qualche dato circa le principali minoranze religiose degli immigrati in Italia (stima CESNUR – Centro Studi sulle Nuove Religioni, inizio 2006): 850 mila musulmani, 420 mila ortodossi, 150 mila protestanti, 35 mila buddhisti, 30 mila induisti, 14 mila sikh (la comunità di extracomunitari più numerosa in provincia di Cremona) e radhasoami, 7.500 ebrei, 10 mila testimoni di Geova… Alcuni numeri circa le minoranze religiose fra i cittadini italiani: 20 mila ortodossi, 363 mila protestanti, 29 mila ebrei, 400 mila testimoni di Geova, 93 mila buddhisti, 15 mila induisti e neo-induisti, 10 mila musulmani…

È indubbio: l’Italia delle religioni sta cambiando. Ma come orientarsi in questo magma in perenne movimento? Nelle comunità delle chiese protestanti e nella galassia delle organizzazioni buddiste, induiste, sikh? Quanti sono i fedeli cattolici, i sacerdoti, i vescovi e le suore in Italia? Ancora: quali gruppi praticano l’occultismo, lo spiritismo, la magia cerimoniale, la neo-stregoneria o il neo-sciamanesimo? Quanti sono i satanisti italiani? Chi sono, dove hanno la sede la Chiesa del Vangelo Quadrangolare, il Santo Ordine dei Cherubini e Serafini, la Comunità Odinista? Le risposte si trovano nel nuovo volume Le religioni in Italia (Elledici-Velar 2006, pagg. 1152, euro 75,00), un lavoro che non è molto più del mero aggiornamento dell’Enciclopedia delle religioni in Italia, pubblicata dalla Elledici nel 2001, ma uno strumento nuovo che include nuovo materiale e lo dispone diversamente: più che un’enciclopedia, un atlante unico per il nostro Paese, un dettagliato rapporto, frutto della quotidiana opera di monitoraggio del Cesnur, che dal 1988 lavora alla costruzione di una mappa delle religioni e delle “vie spirituali” non religiose in Italia.

Il volume “Le religioni in Italia” offre ampie introduzioni storiche, dati statistici finalmente attendibili, indirizzi, numeri di telefono, siti Internet e analisi dottrinali di oltre 600 realtà religiose e spirituali divise in 40 categorie: insomma, uno strumento indispensabile per chiunque desideri “muoversi” nell’Italia “spirituale” di oggi (dove i soli cittadini italiani che appartengono a minoranze religiose sono 1.124.300, quasi il 2% della popolazione).

Ad alcune domande – che nascono spontanee – circa il rapporto “Le religioni in Italia”, risponde il direttore editoriale del progetto, nonché direttore del Cesnur, Massimo Introvigne (con lui ha collaborato a pieno merito PierLuigi Zoccatelli, che del Cesnur è vicedirettore e ricercatore).

Nel 2001 avevate pubblicato il vostro primo monitoraggio. Che cosa è cambiato nel frattempo?

“Se ci riferissimo ai soli cittadini italiani il dato sarebbe sostanzialmente costante per le minoranze religiose in genere, con la sola eccezione di qualche gruppo buddhista, che ha registrato una notevole crescita. Se invece consideriamo anche gli immigrati, grazie a loro hanno ripreso a crescere i Testimoni di Geova, che hanno sale del regno specializzate in lingue come l’arabo, il rumeno e così via, mentre hanno registrato una crescita spettacolare l’islam e l’Ortodossia orientale, che non sono certo “nuove religioni”, ma sono relativamente nuove in Italia, specialmente in alcune varianti e forme che sono arrivate con gli immigrati negli ultimi anni”.

Come è andata la ricerca di un contatto del vostro gruppo di lavoro con le realtà che definite le più “discrete”?

“Fra oltre 600 realtà c’è sempre qualcuno che rifiuta di farsi conoscere, magari male interpretando le norme sulla privacy e pensando di poter impedire, a suon di lettere d’avvocato, la diffusione di dati che… ha già reso pubblici su Internet. Tuttavia la grande maggioranza conosce il Cesnur da vent’anni, come un centro serio che si limita alla sociologia e alla storia, senza dare giudizi di valore né irridere all’esperienza di nessuno, e così si mostra disponibile a collaborare”.

Articoli di giornale, analisi e omelie denunciano con preoccupazione, da anni, ciò che si muove nell’ambito di un’etichetta famosa, quella di New Age. Ma è ancora un termine calzante e attuale per la religiosità sincretista e fai-da-te del mondo d’oggi? In fondo questo fenomeno ha ormai più di 40 anni…

“Papa Benedetto XVI utilizza l’espressione ‘religione fai da te’ come principale ‘concorrente’ della Chiesa oggi in Europa: è verissimo, e qui è confluito il New Age, ma è una ‘religione’ di cui nel nostro ‘Le religioni in Italia’ si parla solo nell’introduzione. E in effetti la ‘religione fai-da-te’, è un bricolage di idee tratte dalle fonti più svariate, dal Papa al Dalai Lama (cosicché molti dichiarano di credere insieme alla resurrezione e alla reincarnazione) che però non sfocia nell’adesione a gruppi organizzati, ma piuttosto in esperienze individuali”.

L’islam in Italia: che “dimensioni” qualitative e quantitative bisogna dargli, oggi?

“Le nuove proposte di sanatorie e aperture all’immigrazione dell’attuale governo potrebbero in pochi mesi fare aumentare il numero dei musulmani italiani, che noi stimiamo a circa 925.000 e che potrebbero diventare nel 2008 un milione, o anche di più. Dal punto di vista quantitativo le organizzazioni più rappresentative sono di orientamento fondamentalista, e quelle non fondamentaliste sono poco rappresentative. Tuttavia c’è una ‘maggioranza silenziosa’ dei musulami italiani che non si riconosce in nessuna organizzazione, spesso anzi non ne conosce neanche i nomi, e che adotta un atteggiamento che definirei ‘conservatore’ piuttosto che ‘fondamentalista’. Rimane invece ampiamente chimerico l’‘islam laico’…”.

Vale a dire?

“L’‘islam laico’ è una posizione interessante dal punto di vista culturale, ma con pochissimi seguaci fra gli immigrati. Del resto non è una prova di ‘laicità’ il fatto che pochi musulmani vadano in moschea: la stragrande maggioranza dei musulmani italiani segue scuole giuridiche per cui andare in moschea non è uno dei doveri del culto. Assai più importanti sono i dati sul digiuno del Ramadan, che vede ogni anno una partecipazione massiccia”.

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