CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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“I Fratelli”: forse troppi

di Michele Gota (Il Nostro Tempo, 1° luglio 2007, p. 10)

Nel variegato “mosaico protestante”, poco noto nei Paesi a maggioranza cattolica, un posto particolare è occupato dai Fratelli, movimento sorto all’inizio dell’Ottocento con il sogno di superare le divisioni tra le Chiese e che, invece, ha dato vita ad almeno dieci ramificazioni nei soli Stati Uniti. Queste vicende sono ricostruite, con ricchezza di informazioni, da Massimo Introvigne e Domenico Maselli nel libro “I Fratelli. Una critica protestante della modernità” (edizioni Elledici, pp. 128, 13 euro).

Massimo Introvigne, nostro apprezzato collaboratore, dirige a Torino il Cesnur, Centro studi sulle nuove religioni, e ha pubblicato una quarantina di testi sulla storia e la sociologia dei movimenti religiosi. Domenico Maselli, storico del protestantesimo, è stato deputato alla Camera nella XII e XIII legislatura e dallo scorso anno è presidente della Federazione che riunisce le Chiese protestanti storiche del nostro Paese.

Il termine “storiche” non è usato a caso. In Italia, infatti, sta crescendo il numero dei protestanti, ma quelli che aumentano di più non sono valdesi, luterani o metodisti, ma gli appartenenti a gruppi più recenti, come i pentecostali, gli avventisti e i Fratelli, ai quali è dedicato appunto il libro. Va dato merito agli autori l’aver fatto precedere lo studio da un capitolo sulla complessa realtà “protestante” o “evangelica”.

Le origini dei Fratelli risalgono alla Rivoluzione francese e all’epoca napoleonica. Dopo quelle vicende, in Inghilterra e Irlanda, in Svizzera e in Italia (per opera del conte fiorentino Piero Guicciardini), molti cristiani sognano di superare le divisioni tra le Chiese. L’utopia, come accennato, non si realizza e anzi dal 1820 nascono vivaci correnti religiose.

Quasi subito, infatti, gli stessi pionieri dei Fratelli hanno opinioni diverse. Per alcuni si deve accogliere ogni cristiano, non importa di quale provenienza, purché condivida uno spirito e un ideale comuni. Per John Nelson Darby, invece, prima ci si deve separare dal Male e dall’apostasia che ha coinvolto tutte le Chiese, antiche o recenti. Ecco così nel primo caso, i Fratelli “larghi” e, nel secondo, i Fratelli “stretti”. Da allora è un susseguirsi di correnti diverse. Tanto che nel 1936, l’Ufficio statunitense del Censimento distingue otto grandi gruppi, dai Fratelli I ai Fratelli X, ai quali gli storici ne aggiungono almeno altri due. Gruppi che, di volta in volta, collaborano, si scindono, confluiscono tra loro. In questo senso, è utile la tabella riassuntiva alla fine del volume. La conoscenza di questo movimento è importante non soltanto per conoscere il protestantesimo moderno, ma anche, come notano gli autori, “per riflettere su categorie come fondamentalismo e conservatorismo, oggi di grande attualità non solo nell’ambito cristiano”. Oltre che per riflettere “sui rapporti più complessi di quanto appaiano a prima vista fra religione e modernità. Il problema non è (come sembra credere chi usa la parola “setta” in senso criminologico) di polizia, ma è insieme di teologia e sociologia”. Non resta che ringraziare gli autori per questa nuova, stimolante ricerca.


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Massimo Introvigne e Domenico Maselli
I Fratelli: una critica protestante della modernità
Elledici, Leumann (Torino) 2007