CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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CAMERA DEI DEPUTATI - XV LEGISLATURA
Resoconto della I Commissione permanente
(Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni)

 

Giovedì 5 luglio 2007

Norme sulla libertà religiosa e abrogazione della legislazione sui culti ammessi.
Testo unificato C. 36 Boato e C. 134 Spini.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 3 luglio 2007.

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Karl ZELLER, presidente, ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltasi questa mattina, è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 18 di venerdì 13 luglio 2007.

Patrizia PAOLETTI TANGHERONI (FI), premesso il sincero apprezzamento per lo sforzo compiuto dal relatore per ammodernare una legge da tutti ritenuta obsoleta, rileva che il testo base presenta sostanziali differenze rispetto a quello delle proposte di legge C. 36 e C. 134, su cui erano state svolte le audizioni. Ritiene pertanto opportuno audire sul nuovo testo i rappresentanti del cattolicesimo e di almeno una delle confessioni religiose che hanno stipulato l'intesa con lo Stato. Ritiene altresì indispensabile audire un esperto in materia di sette, in modo da acquisire elementi per valutare seriamente i rischi profilati nella precedente seduta dal deputato Bosi.

Roberto ZACCARIA (Ulivo), relatore, premesso che è già stato fissato il termine per la presentazione di emendamenti al testo base e che il provvedimento è inserito nel programma dei lavori dell'Assemblea per il prossimo mese di settembre, dichiara di non essere personalmente contrario allo svolgimento di ulteriori audizioni, a condizione che ciò non impedisca il rispetto delle scadenze prefissate.

Karl ZELLER, presidente, ritiene che la richiesta di audizioni avanzata dal deputato Paoletti Tangheroni debba essere discussa nell'ambito dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Fabio GARAGNANI (FI) si dichiara fortemente contrario sui contenuti del testo base adottato dalla Commissione, che si caratterizza non solo per l'inutilità, ma anche per la pericolosità. Ritiene infatti che si tratti di un testo in alcun modo condivisibile, e ciò per le conseguenze cui può dar luogo sotto il profilo della sicurezza dei cittadini e della difesa dell'identità religiosa e culturale degli italiani. Fa presente che in Italia c'è già oggi la più ampia libertà religiosa, come dimostrano anche le numerose sentenze giudiziarie che mandano assolti quanti bestemmiano ed offendono il sentimento religioso. Si tratta pertanto di un provvedimento inutile e pericoloso, che non tiene conto dell'identità giuridica, spirituale e culturale italiana e che rischia inoltre di accrescere l'animosità contro gli stranieri e di alimentare la xenofobia. Ritiene inaccettabile prevedere così ampie tutele e garanzie nei confronti degli aderenti a comunità religiose che, come la musulmana, si sono dimostrate in Italia chiuse e refrattarie all'assimilazione.
Con riferimento poi all'articolo 23, sottolinea la necessità di adottare cautele e garanzie in materia di edificazioni di strutture di culto: fa presente che a Bologna la comunità musulmana ha acquistato, senza che siano noti i finanziatori, seimila metri quadrati di terreno per edificarvi una moschea, e che dietro l'operazione vi sono imam sospettati di collusione con l'estremismo islamico. Depreca quindi il fatto che, in nome di un malinteso e fuorviante relativismo, si finga di ignorare che quella musulmana è una minoranza refrattaria all'assimilazione e che rifiuta di riconoscere obblighi che l'ordinamento italiano pone in capo a tutti.
Ritiene poi che alcune disposizioni del testo base, per la genericità e vaghezza della loro formulazione, conferiscono una libertà assoluta, col rischio di provocare situazioni di anarchia, oltre che di alimentare la xenofobia.
Con riferimento all'articolo 9, deplora che il relatore non abbia tenuto conto della crescente diffusione presso gli insegnanti italiani della tendenza a delegittimare le radici storiche giudaico-cristiane della civiltà italiana e europea e paventa il rischio che si affermi un sistema di istruzione che non assicuri a tutti gli stessi riferimenti ovvero che proponga riferimenti culturali lontani da quelli della tradizione italiana: teme, in sostanza, che,

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di questo passo, si arrivi ad eliminare dai programmi di insegnamento anche Dante e Manzoni, perché sgraditi ad altre religioni, facendo dell'Italia una sorta di «terra di nessuno» sotto il segno del nichilismo radicale.
Premesso quindi di reputare inaccettabile l'intero testo e preannunciando la presentazione di emendamenti, chiarisce che intende in questa sede soltanto esprimere lo sdegno suo e di molti per un provvedimento che, se approvato, di fatto discriminerebbe l'identità culturale italiana; un provvedimento che ignora o finge di ignorare quanto sta accadendo nel Paese. In conclusione, si tratta di una proposta di legge da abbandonare perché inutile e dannosa, come ritenuto del resto anche da alcuni esponenti moderati dell'islamismo.

Patrizia PAOLETTI TANGHERONI (FI), intervenendo sul merito del testo base, esprime l'avviso che si tratti di un testo per un verso ridondante e pleonastico, in quanto ribadisce princìpi già sanciti nella Costituzione, e per l'altro verso carente e insufficiente. Esprime quindi l'auspicio che la fase emendativa possa consentire un adeguato dibattito sui diversi punti critici del provvedimento.
Si riferisce innanzitutto all'articolo 3, che prevede che nessuno possa essere sottoposto non soltanto a discriminazioni, ma neanche a distinzioni fondate su motivi di ordine religioso. Al riguardo fa presente che altro è la «discriminazione», che va senza meno combattuta, altro è la «distinzione», che invece va fatta caso per caso, perché le religioni sono diverse tra loro: nel fare l'esempio di un musulmano che intenda accostarsi alla comunione e venga respinto dal sacerdote perché non battezzato, osserva che si tratterebbe in questo caso non di una discriminazione, ma di una giustificata e motivata distinzione.
Esprime poi perplessità in riferimento all'articolo 8, che riguarda l'educazione religiosa dei figli, in quanto vi viene previsto che i minori possano scegliere liberamente in materia di religione al compimento del quattordicesimo anno di età, laddove l'ordinamento giuridico italiano fissa la maggiore età a diciotto anni.
Per quanto riguarda poi l'articolo 9, avente ad oggetto le scuole pubbliche e paritarie, rileva che il comma 3 sostanzialmente estende a tutte le confessioni religiose norme che sono oggi previste dal Concordato per le scuole cattoliche, laddove sarebbe corretto, a suo giudizio, mantenere distinte le situazioni diverse. Analoghe riflessioni svolge per quanto attiene al principio di parità di accesso al servizio pubblico radiotelevisivo previsto dall'articolo 10, ribadendo che non ritiene corretto parificare le diverse religioni senza tener conto delle rispettive specificità.
Dopo aver sottolineato che non è in alcun modo intendimento suo o della sua parte politica fomentare la discriminazione religiosa, insiste sull'esigenza di fare attenzione ai numerosi problemi concreti che un testo come quello in esame può far nascere. Osserva, ad esempio, che alcune norme rischiano di imporre di fatto alle pubbliche amministrazioni e ai privati oneri insostenibili: ad esempio quello di assicurare la consumazione di cibo kasher, ossia preparato, cucinato e servito nel rispetto delle regole rituali della religione di appartenenza; oppure quello di permettere ai lavoratori di assentarsi nei giorni che sono festivi secondo le rispettive confessioni religiose, il che avrebbe ripercussioni sul ciclo produttivo e, più in generale, sull'economia.
Per quanto riguarda poi la disciplina sul matrimonio, di cui agli articoli 30 e seguenti, rileva che tali disposizioni sono ispirate al modello del matrimonio concordatario, il che potrebbe essere positivo, se non fosse che il matrimonio previsto da alcune religioni risulta incompatibile con il matrimonio civile italiano e con quello concordatario. Fa infatti presente che il cattolico che si sposa secondo il rito concordatario, oltre a sottostare agli obblighi dell'ordinamento civile, assume obblighi ulteriori e si sottomette ad ulteriori restrizioni,

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ad esempio rinunziando al divorzio, laddove per altre religioni è la norma civilistica ad essere più restrittiva di quella religiosa, ad esempio perché impone la monogamia mentre la religione permetterebbe la poligamia. Aggiunge che queste considerazioni sono valide per la religione islamica, ma potrebbero esserlo anche per altre, per cui il discorso assume una valenza generale.
Si domanda infine in che cosa le confessioni religiose iscritte nel registro previsto dall'articolo 16 si distinguerebbero da quelle che hanno stipulato un'intesa con lo Stato. Osserva infatti che le religioni iscritte nel registro acquistano personalità giuridica e sono ammesse a beneficiare del cinque per mille. A suo avviso, si dovrebbe piuttosto pensare ad un sistema normativo che agevoli la stipula di intese tra le confessioni religiose interessate e lo Stato, mantenendo però l'attuale assetto, che prevede in sostanza confessioni senza intesa, confessioni con intesa e Concordato.

Gabriele BOSCETTO (FI) ribadisce quanto da lui affermato nella riunione, svoltasi questa mattina, dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, vale a dire che il termine per la presentazione di emendamenti stabilito in quella sede è troppo vicino nel tempo e tale quindi da impedire il necessario approfondimento sul testo base, che è stato adottato soltanto ieri e che, per la complessità della materia che affronta e per l'insufficiente definizione di molti passaggi, richiede invece un'attenta valutazione in vista della successiva fase emendativa. A nome del proprio gruppo, chiede quindi il differimento del termine per la presentazione degli emendamenti e appoggia la richiesta di audizioni avanzata dalla collega Paoletti Tangheroni.

Domenico BENEDETTI VALENTINI (AN) sostiene le richieste avanzate dal gruppo di Forza Italia, stigmatizzando la fissazione di un termine per la presentazione di emendamenti così ravvicinato, tanto più in considerazione della complessità e delicatezza della materia affrontata e della nullità e inconsistenza del testo base. Invita pertanto la presidenza a rinviare tale termine e a prevedere lo svolgimento delle audizioni richieste.

Franco RUSSO (RC-SE) esprime a titolo personale l'opinione che lo svolgimento di audizioni sul testo base possa essere utile e costruttivo, a condizione però che non comporti un rallentamento dei lavori. Ricorda infatti da diverse legislature il Parlamento discute sulla materia della libertà religiosa senza addivenire a nulla.

Karl ZELLER, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.