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Occorre il coraggio di opporsi all'islam integralista

di Massimo Introvigne (Il Giornale della Libertà, anno I, numero 6, venerdì 6 luglio 2007)

Veltroni al Lingotto di Torino ha promesso sicurezza, e assicurato che riuscirà a tenere insieme un’apertura sorridente e buonista agli immigrati e la fermezza nei confronti di chi delinque. Belle parole, ma per essere convincente Veltroni dovrebbe riconoscere che una delle più radicate idee del suo programma romano – l’esaltazione della città multiculturale – si è rivelata sbagliata a Roma ed è certamente sbagliata per il Nord. Forse qualcuno se n’è dimenticato, ma quando la Francia vinse i Mondiali di calcio del 1998 Veltroni celebrò i bleus come una squadra imbattibile per le sue caratteristiche multietniche e multireligiose: un solo giocatore era nato in Francia da genitori francesi, e molti erano musulmani. Molta acqua è passata sotto i ponti – sulla Senna e sul Tevere – dal 1998. Qualche calcio di rigore tirato come si deve a Berlino nel 2006 ha dimostrato che la nazionale francese di calcio non è imbattibile. Nel frattempo la Francia multireligiosa ha avuto qualche problemino nelle banlieue abitate prevalentemente da musulmani.

Il «soccorso verde» di certi sociologi veltroniani si è da tempo attivato per spiegare che con quello che è successo nelle banlieue francesi l’islam non c’entra. Si sarebbe trattato semplicemente di povertà e di emarginazione sociale. Questi sociologi islamofili avrebbero ragione se qualcuno sostenesse che le cause degli assalti agli autobus e le vetture bruciate sono solo ed esclusivamente religiose. Nessun fenomeno sociale ha una causa sola. Quello che è successo ha certo una componente che si spiega con il disagio economico, la crescente disoccupazione, lo sfascio del sistema scolastico e dei servizi sociali lasciato in eredità alla Francia da Chirac. Tuttavia, se su questi fattori pure importanti non si fosse innestata la predicazione di un islam estremista, i tumulti non ci sarebbero stati, o sarebbero stati contenuti nelle dimensioni di molti eventi analoghi che le forze dell'ordine sono riuscite facilmente a gestire.

In Francia esistono quartieri musulmani caratterizzati da disagio sociale, ma ci sono anche quartieri abitati da latino-americani, cinesi, russi, romeni, indiani o ebrei hassidici dove le situazioni di disagio non sono meno forti. La domanda che si deve avere il coraggio di porre è perché, a parità di disagio economico, nei quartieri abitati in prevalenza da brasiliani, cinesi, indiani, ebrei ultra-ortodossi, russi o romeni, non si sono mai bruciati gli autobus, e nei quartieri musulmani invece sì. Che la presenza di predicatori di odio fondamentalisti sia il fattore che fa la differenza è una conclusione cui si può sfuggire solo con una buona dose di malafede. Nei quartieri delle rivolte si sono incontrati un materiale infiammabile - ghetti etnici sovraffollati e con prevalenza di disoccupati - e gruppi di incendiari, rappresentati da imam e cantanti hip-hop ultrafondamentalisti che predicano l’odio e l’antisemitismo, per anni tollerati in nome del multiculturalismo.

Dopo anni di discussioni inconcludenti, in Francia finalmente è arrivato qualcuno a gridare che il re del multiculturalismo è nudo, che il relativismo e la perdita dell’identità non sono valori, che il ’68 è finito, e che – mentre la porta è aperta per i musulmani per bene (che non mancano) – i predicatori di odio vanno arrestati o espulsi e le moschee ultra-fondamentaliste vanno chiuse. Si chiama Nicolas Sarkozy: i francesi gli hanno creduto e lo hanno eletto presidente.

In Italia fino a oggi gli autobus non sono bruciati perché i servizi segreti hanno sorvegliato con efficienza i fondamentalisti, facendo espellere gli incendiari, e la legge Bossi-Fini limitando l’immigrazione clandestina e l’affollarsi di immigrati disoccupati in certi quartieri ha impedito che si producessero ghetti islamici facilmente infiammabili. Il governo Prodi sta smantellando i servizi segreti, il che alla fine renderà impossibile controllare gli incendiari, e promette con il disegno di legge Amato-Ferrero l’arrivo di milioni di nuovi immigrati in Italia, combustibile già pronto per gli incendi che verranno. Quando le periferie bruceranno anche da noi, non occorrerà un grande esperto di libri gialli per identificare il colpevole. Per scongiurare il delitto, Veltroni pensa forse che bastino un sorriso o una poesia?