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Lettera al parroco che predica contro Valentino Rossi: "Ci vorrebbe un'omelia contro i balzelli di Prodi"

di Massimo Introvigne (il Giornale, 17 agosto 2007)

Caro don Claudio,

mi dispiace che i suoi fedeli di Castelfranco Veneto l’abbiano contestata durante l’omelia in cui si è scagliato contro l’evasore fiscale Valentino Rossi. Non ho il piacere di conoscerla personalmente, ma conosco abbastanza parroci - e preti veneti - per apprezzare il bene che fate e che non può essere sminuito da una predica sfortunata. Personalmente non l’avrei contestata, perché penso che il suo sfogo parta da un sentimento condivisibile: troppi giovani di oggi considerano modelli di comportamento campioni dello sport, cantanti e veline che di rado meritano il loro entusiasmo.

Ma sarà d’accordo anche lei sul fatto che i giovani sono fortunatamente più complicati degli schemi in cui cerchiamo di rinchiuderli. Molti si sono entusiasmati per Giovanni Paolo II e affollano le udienze di Benedetto XVI: e magari sono gli stessi che tifano Valentino Rossi. Mi permetto di dirle che non sono d’accordo sulla sostanza della sua omelia. Anzitutto, ho apprezzato il richiamo di Benedetto XVI nell’esortazione apostolica «Sacramentum caritatis» a mantenere uno stretto collegamento fra l’omelia e la Sacra Scrittura proclamata nella Messa. Il Papa invita a dedicare anzitutto le omelie a insegnare ai fedeli «la professione della fede, la celebrazione del mistero cristiano, la vita in Cristo, la preghiera cristiana». Può darsi che la qualità della sua comunità sia tale che non ci sia più bisogno delle omelie «catechetiche». Ma recenti indagini sociologiche sullo stato della conoscenza religiosa in Veneto indicherebbero piuttosto il contrario.

In secondo luogo, il suo accostamento alla questione delle tasse e dell’evasione fiscale mi sembra pedagogicamente sbagliato. Se la sua omelia si fosse rivolta a una congregazione di campioni dello sport e di veline avrebbe avuto ragione a richiamarli ai doveri di solidarietà sociale. Ma immagino che i suoi fedeli della Messa fossero - come è tipico della sua zona - lavoratori in maggioranza autonomi, popolo della fede ma anche delle partite Iva, fra cui la probabilità statistica mi induce a credere che si contino artigiani e piccoli imprenditori messi in seria difficoltà dagli studi di settore e dai balzelli di Prodi e Visco.

Come, prima del caso Rossi, diversi vescovi hanno rilevato quando Prodi ha invitato a predicare contro l’evasione fiscale, la dottrina sociale della Chiesa parla sì del dovere dei cittadini di pagare le tasse ma anche del dovere dei governanti di imporre tasse giuste, in mancanza delle quali non si tratta più di solidarietà, ma di persecuzione fiscale. Trascuro il fatto che il caso Rossi è più complesso di quanto sembra - l’Inghilterra attacca l’Italia sul punto, sostenendo che Unione Europea significa anche libera concorrenza fra sistemi fiscali e diritto dei contribuenti a stabilirsi dove il fisco è più ragionevole - e concludo, stimato don Claudio, suggerendole, qualora volesse ancora occuparsi di fisco nelle sue omelie, di predicare sempre contro i mali gemelli dell’evasione e della pressione fiscale eccessiva e insostenibile imposta a Prodi dalla sua cultura e dai ricatti dell’ultra-sinistra che si vanta ancora di chiamarsi comunista. Predichi contro i rossi, e i suoi fedeli le perdoneranno anche qualche attacco a Valentino Rossi.