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Le confessioni del "mostro nello specchio". Arkeon, le associazioni anti-sette e l'Ordine degli Psicologi: un'esperienza personale

di Raffaella di Marzio (www.dimarzio.it)

Questa è l'esperienza personale di un'esponente di spicco del mondo anti-sette italiano, che a un certo punto del suo cammino anti-settario si è fermata e ha cominciato a riflettere su sé stessa e sull'eticità delle sue azioni, prima di tutto. Un esame di coscienza doloroso, come lo sono tutti gli esami di coscienza in cui assumiamo il ruolo di pubblici ministeri di noi stessi e, quindi, cominciamo a indagare sull'eticità delle nostre azioni e dei fini che intendiamo perseguire.

In effetti i guai più grossi per me sono cominciati allora. Non ho mai avuto grossi problemi, prima, quando mi occupavo di "combattere le sette": da loro ho ricevuto solo qualche dispettuccio trascurabile, nonostante il presunto "gravissimo pericolo" che le "sette" rappresenterebbero per la nostra società, se ricordo bene quanto io stessa affermavo fino a poco più di una decina di anni fa. In effetti, mi sono trovata, come molte altre persone che rispondevano, nei centri d'ascolto, a richieste d'informazioni legate a questo fenomeno, davanti a persone preoccupate e disorientate di fronte all'affiliazione di un loro parente a qualche gruppo religioso o spirituale "diverso" . Tuttavia, grazie all'esperienza e allo studio, nel corso degli anni ho capito che il "problema sette", con tutte le conseguenze che comporta, non si configura come un "allarme sociale", ma si può affrontare con le stesse metodologie utilizzate per affrontare quei conflitti familiari e sociali che rientrano nella normale conflittualità sociale, in un mondo multireligioso e pluralista come quello in cui viviamo.

L'esito finale del mio esame di coscienza, vista l'indisponibilità ad ascoltare e recepire le mie critiche, nonché a iniziare un processo di cambiamento, è stato il doloroso abbandono di un ambiente nel quale avevo creato legami di amicizia, una piccola comunità nella quale mi riconoscevo e che era pur sempre un importante punto di riferimento. Tuttavia, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca e quindi ho dovuto scegliere. E ho scelto, dopo avere tentato tutte le strade possibili di dialogo e confronto, di seguire la mia coscienza, perché non potevo continuare a sacrificare la verità e la carità sull'altare della propaganda antisettaria.

Sono un'insegnante di religione cattolica: verità e carità sono due valori cardini della mia vita, come persona impegnata ogni giorno a dare testimonianza con i fatti e non solo attraverso il mio insegnamento.

Nonostante l'abbandono dell'associazione a cui appartenevo e nella quale rivestivo inoltre ruoli direttivi, ho continuato a studiare e a fare ricerca in questo specifico settore in collaborazione con organizzazioni e centri studi, meno "di parte" e più orientati a guardare il fenomeno "sette" senza pregiudizi.

Ed è stato allora, a partire dal 2005, che, senza che io li cercassi, hanno cominciato a scrivermi persone, appartenenti a gruppi religiosi definiti dai media come "sette", che lamentavano discriminazioni e persecuzioni di vario genere anche grazie alla propaganda mediatica, istigata da qualche ex membro e/o da gruppi anti-sette. La cosa mi faceva riflettere, ma mi colpiva solo marginalmente, perché non ritenevo che la situazione in cui si trovavano queste associazioni fosse così grave come loro affermavano.

Tuttavia cercavo di tenere presenti questi episodi e di seguire l'evoluzione mediatico-giudiziaria di questi casi, che riguardavano associazioni etichettate di volta in volta come sette, psicosette, sette sataniche, culti abusivi, culti distruttivi, e così via.

Al culmine di questo cammino di ricerca, nel quale molte delle mie certezze anti-sette continuavano a sbriciolarsi come un gigante di marmo eroso dalle intemperie, nel novembre 2007 ho ricevuto una richiesta d'informazioni e aiuto da un "maestro" di Arkeon, un'associazione che non conoscevo, sulla quale la Procura di Bari stava conducendo delle indagini. Come faccio sempre, colsi l'occasione per segnalare l'esistenza di questa associazione al CESNUR e chiedere loro se erano interessati a realizzare una scheda dedicata a questo gruppo, nell'ambito del progetto Le religioni in Italia, come si faceva da molti anni. Il CESNUR diede il suo assenso e, come faccio sempre, cominciai a raccogliere materiale di studio, incontrai altri membri – tra cui il fondatore – e decisi di partecipare a un incontro-conferenza con lui, alcuni ex-frequentatori e semplici curiosi. Nel febbraio 2008 non c'era stato alcun rinvio a giudizio, ma l'associazione era già "in trincea" da anni a causa della propaganda mediatica e anti-settaria che la descriveva come una pericolosissima psicosetta che aveva circuito 10.000 membri in tutt'Italia.

Dopo l'incontro, avvenuto il 9 febbraio 2008, pubblicai sul mio sito un articolo in cui raccontavo quella giornata e manifestavo le mie impressioni su Arkeon, che non coincidevano con quanto la stampa e i gruppi anti-sette andavano dicendo da anni. Non pretendevo di affermare la "verità assoluta", ovviamente. La mia voleva essere solo un'altra opinione supportata da una parte d'informazioni, ma comunque credevo di avere il diritto di potere esprimere un'opinione. Questo fu un grosso errore, perché di fatto le cose non stavano così.

Dopo la pubblicazione del mio articolo un utente ha aperto sul mio sito un forum su Arkeon. Contemporaneamente nei forum di due associazioni – l'Associazione per i Diritti di Utenti e Consumatori (ADUC) e il Centro Studi sugli Abusi Psicologici Onlus (CeSAP) – alcuni utenti anti-Arkeon cominciano a formulare accuse incredibili nei miei riguardi. Le medesime accuse giungono, via fax, sia al magistrato che conduceva le indagini sia a decine di persone che operano nell'ambiente anti-sette: le accuse, che si diffondevano alle mie spalle anche grazie a una email scritta da Lorita Tinelli – Presidente del CeSAP – inviata a diversi destinatari, e da questi ultimi inoltrata a un numero imprecisato di persone, erano che stavo difendendo una pericolosissima psicosetta, che il Presidente dell'Ordine degli Psicologi aveva detto che stavo commettendo un abuso di professione e che in questo modo stavo facendo altre vittime, proprio come il "guru" Vito Carlo Moccia, capo della setta. Nella email, inoltre, i destinatari venivano rassicurati sul fatto che, di quello che stavo facendo, "la Magistratura ne era stata informata". Ma chi erano i destinatari di questa email? Certamente alcuni erano esponenti dell'Associazione per la Ricerca e Informazione sulle Sette (ARIS) Veneto, ARIS Toscana, e del FAVIS (Associazione Nazionale Familiari delle Vittime delle Sette), le tre organizzazioni membri – insieme al CeSAP – della Federazione Europea dei Centri di Ricerca e Informazione sulle Sette (FECRIS).

Circa un mese dopo questi fatti, il 26 marzo 2008, il mio sito viene sequestrato dalla Procura di Bari e ricevo un avviso di garanzia nel quale erano elencate accuse "fantascientifiche", fondate su equivoci, invenzioni e calunnie, propagate nei mesi precedenti, nutrite nel clima d'isteria collettiva tipico di certi ambienti anti-sette italiani. Il giorno dell'oscuramento del mio sito, mentre io – sotto shock – ricevevo la visita della DIGOS, che mi ha consegnato l'avviso di garanzia, sul forum del CeSAP gli utenti "brindavano" virtualmente festeggiando l'avvenimento. Una parte di questa documentazione è stata pubblicata in rete.

Nell'ambiente scientifico e accademico, italiano e internazionale, nel quale sono molto conosciuta, si assisteva, increduli, a una vicenda kafkiana: una ricercatrice, impegnata nello studio di un gruppo a scopo di ricerca, veniva accusata di esserne il "nuovo guru", e indagata per gli stessi gravissimi reati a carico dei sette imputati, tra cui anche quello di associazione a delinquere.

Nel luglio 2008 la mia posizione viene stralciata e scende l'oblio assoluto sul mio fascicolo. L'8 marzo 2011 il giudice firma la richiesta di archiviazione del P.M. per "infondatezza della notizia di reato". Nei tre anni precedenti tutti i documenti custoditi nel mio fascicolo sono stati ampiamente diffusi con diversi mezzi, su siti di ex-membri di Arkeon, oppure familiari di membri, sulle pagine Facebook "Psicosetta Arkeon" e "Centro Studi sugli Abusi Psicologici". Sono stati anche inviati dossier accusatori contro di me a un certo numero di persone, compreso l'Ordine Professionale a cui appartenevo.

Nel periodo in cui il mio sito è stato sequestrato avevo aperto un Blog nel quale raccontavo la mia storia e le mie riflessioni su quanto mi stava succedendo. Ho chiamato quegli articoli "tasselli di esperienza" perché erano veramente delle riflessioni che facevo basandomi sulla mia esperienza, soprattutto dopo lo shock dell'ingiustizia subita. Solo dopo essere stata colpita direttamente mi resi conto di quanto l'anti-settarismo estremo possa creare vittime così come avviene nelle cosiddette "sette". Qualsiasi forma di "estremismo anti-qualcosa" può degenerare fino a dare origine a caccie alle streghe e a forme di discriminazione a danno di persone innocenti, com'era nel mio caso e nel caso delle persone coinvolte nel massacro mediatico-giudiziario orchestrato a danno dell'associazione Arkeon.

Furono quegli articoli, e in particolare quello che chiamai La Fabbrica del terrore, insieme alla mia posizione pubblica sulla vicenda Arkeon, ad accrescere l'ira di una certa parte del mondo anti-sette italiano, che invece di rispondermi direttamente o di criticare le mie idee con altre idee e opinioni, ha dato inizio a un'opera incessante di dossieraggio alle mie spalle, che come sempre accade, a un certo punto è venuta alla luce.

L'azione contro di me si è particolarmente intensificata dopo la pubblicazione del mio libro Nuove Religioni e Sette. La psicologia di fronte alle nuove forme di culto, la mia iscrizione all'Ordine degli Psicologi nel marzo 2010 e la mia audizione presso la seconda Commissione Giustizia del Senato, il 21 settembre 2011, dove si discuteva della proposta d'introduzione del reato di "manipolazione mentale", il DDL 569, nel nostro Codice penale, una legge fortemente caldeggiata dal Forum delle Associazioni antisette italiane, membri della FECRIS.

Dopo la mia iscrizione all'Ordine, tra il marzo 2010 e il settembre 2012, le associazioni membri del Forum e singoli esponenti dello stesso ambiente hanno inviato:

tre lettere a tre senatori della Commissione Giustizia e, per conoscenza, anche al Ministero dell'Interno – Polizia di Stato D.A.C. – Servizio Centrale Operativo Dirigente della SAS Squadra Anti Sette, dottoressa Maria Carla Bocchino, per "segnalare" me e altre persone per le nostre presunte attività in difesa delle sette, chiedendo d'"indagare" su di noi;

— tre esposti all'Ordine degli Psicologi del Lazio; — due querele in due diverse procure, Lecce e Rimini;

— altri esposti/querele (?).

Le segnalazioni alla SAS, gli esposti e le querele si fondano sulle medesime accuse, sempre le stesse: le mie critiche, pubblicate in rete e formulate in interviste televisive e radiofoniche, alla metodologia che è stata "magistralmente" usata nel caso Arkeon per creare panico morale e allarme sociale, la mia posizione assolutamente contraria all'introduzione di nuovo reato contro la manipolazione mentale nel nostro Codice Penale, la mia posizione critica nei riguardi dell'istituzione della Squadra Antisette, la mia denuncia degli innumerevoli casi di "creazione della devianza" generata dalla propaganda anti-settaria che hanno portato, come nel caso Arkeon, a indagini e processi fondati sul nulla che si sono conclusi con assoluzioni o, come nel caso di Arkeon, con condanne per reati che con le "sette" non hanno nulla a che fare.

Anche i tre esposti inviati all'Ordine degli Psicologi del Lazio contenevano, per la maggior parte, queste accuse.

Nel luglio 2012 il Processo di primo grado contro Arkeon si è concluso con l'assoluzione di tutti gli imputati dai reati riconducibili alla nozione di "setta": violenza privata, procurato stato d'incapacità d'intendere e di volere, truffa, calunnia, maltrattamento ai danni di minori. Gli imputati sono stati condannati per associazione per delinquere finalizzata all'abuso di professione di psicologo. Le parti civili non hanno ottenuto alcun risarcimento, fatta eccezione per l'Ordine degli Psicologi della Puglia, risarcimento da stabilire in altra sede.

Negli ultimi cinque anni quella che ritengo una vera e propria persecuzione ha ovviamente cambiato la mia vita. Ho subito e subisco ancora molti danni: alla mia salute psicofisica, alle mie già risibili risorse finanziarie, alla mia immagine di ricercatrice e studiosa, ecc.

Tuttavia la cosa che è stata per me più difficile da affrontare e da sopportare è il fatto di dovermi difendere dal nulla. Ricordo ancora quando, con l'avviso di garanzia davanti agli occhi, ho dovuto pensare a una memoria difensiva da proporre al mio avvocato. Dovevo trovare argomenti per difendermi da accuse come quella di essere il "nuovo guru della setta Arkeon", di stare operando per "riorganizzare il gruppo" dopo lo sbandamento dovuto alle indagini, e di darmi da fare "convincendo persone che avevano testimoniato contro Arkeon a fare marcia indietro" e così via, in un crescendo di attività criminose degne di un vero e proprio mostro, talmente gravi da giustificare l'immediato sequestro del mio sito, nel quale il 95% della documentazione riguardava documenti del magistero cattolico e notizie varie sul fenomeno dei nuovi culti. Su Arkeon non c'era nulla, se non un articolo e un forum. Era difficilissimo elaborare una difesa, perché quelle accuse non avevano alcun senso.

Lo stesso senso di smarrimento l'ho provato nel cercare di rispondere alle accuse contenute nei tre esposti inviati all'Ordine: difendersi dalle proprie idee è molto difficile, soprattutto perché non si comprende il motivo per cui una persona dovrebbe giustificarsi perché la pensa in un certo modo e lo rende palese in occasioni pubbliche come congressi, audizioni, stampa, pubblicazioni scientifiche, Internet ecc. È difficile difendersi quando si è accusati di reati d'opinione. Tuttavia ci ho provato ugualmente, per oltre tre anni, con il risultato che, tra le varie accuse formulate contro di me, a quasi un anno di distanza dalla fine del processo contro Arkeon, ve n'è anche una che si ricollega alla mia posizione critica, assunta pubblicamente, sul modo in cui questa caccia alle streghe è stata condotta, come se fosse ancora possibile ipotizzare, oggi, la "pericolosità" di Arkeon. Il fantasma della "psicosetta Arkeon", che non è mai esistita, si aggira ancora anche nelle stanze dell'Ordine degli Psicologi del Lazio. È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

C'è un limite a tutto e il mio limite consiste nel fatto di non essere più disposta a sottopormi a "processi" kafkiani come quelli che subisco da anni. Così, ho preso una decisione, sofferta ma necessaria, che è quella di richiedere la cancellazione dall'Ordine degli Psicologi del Lazio, divenuto – negli ultimi tre anni – il destinatario favorito dei dossier preparati dai soliti mittenti.

Pensandoci bene, se qualcuno mi ritiene un mostro, forse ha ragione. Ammetto la mia colpevolezza: sono un mostro perché rivendico il diritto di esprimere pubblicamente le mie opinioni, perché dico e scrivo che certe campagne anti-settarie fanno ancora più vittime delle presunte "sette", che non esiste alcun allarme sette e che le persone vanno difese in quanto tali, perché sono esseri umani e la loro affiliazione non rende queste persone migliori o peggiori. Sono un mostro anche perché ho affermato che qualche volta le "vittime delle sette" in realtà si trasformano in carnefici dei loro ex amici e che le associazioni che si propongono di aiutare le "vittime" dovrebbero imparare a fare autocritica, non per commiserarsi, ma per migliorare, per approfondire la ricerca e lo studio, per verificare e confrontare i punti di vista.

Insomma: io sono un mostro perché da ex anti-sette estrema come ero sono diventata una critica feroce prima di tutto di me stessa e poi, di conseguenza, di quel mondo a cui appartenevo e nel quale ero molto stimata. Di fronte alla mia critica puntuale, fondata sulla mia esperienza diretta del modus operandi di certi gruppi anti-sette estremi, la risposta è stata quella di trattarmi come si trattano le "sette", i "guru" e i "plagiatori": a questi esseri – che hanno perso la loro umanità – non si risponde sulle questioni e sui fatti, perché non sono più persone: sono mostri. Con i mostri non si parla, vanno colpiti alle spalle.

Non sarà forse che guardandosi allo specchio hanno visto la loro immagine, e non l'hanno gradita? Meglio prendere una grossa pietra e frantumare lo specchio. Così l'immagine del mostro scompare, e tutto ritorna come prima.