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Soka Gakkai: ratificata l’Intesa

di Massimo Introvigne

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L’Intesa fra lo Stato italiano e la Soka Gakkai, firmata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi il 27 giugno 2015, è stata ratificata il 14 giugno 2016 con voto unanime delle due Camere. Diventa la seconda Intesa con il mondo buddhista, dopo quella con l’Unione Buddhista Italiana entrata in vigore nel 2013. Si tratta di uno sviluppo da salutare con favore, tenendo conto del fatto che la Soka Gakkai, con oltre ottantamila aderenti, si presenta come la realtà buddhista di gran lunga più numerosa fra quelle presenti in Italia.

Il successo della Soka Gakkai in Italia è per certi versi unico, e interroga i sociologi, che se ne sono più volte occupati, come documenta in particolare il volume di Karel Dobbelaere La Soka Gakkai. Un movimento di laici diventa una religione (Elle Di Ci, Leumann 1998), pubblicato a suo tempo in una collana curata dal CESNUR.

Questo successo e le caratteristiche peculiari della Soka Gakkai – movimento buddhista diretto da laici e non da monaci, e con un’attenzione particolare alla vita sociale – hanno generato anche opposizioni. Se ne trova un’eco curiosa in un articolo di Alberto Melloni pubblicato il 30 maggio scorso su Repubblica, che parla di “intese facili, come quelle coi buddisti ‘scissionisti’ del Soka Gakkai, [che] sono oggettivamente inutili”. La qualifica di buddhisti “scissionisti” sembra immaginare una “Chiesa” buddhista, che sarebbe rappresentata in Italia dall’Unione Buddhista Italiana, di cui la Soka Gakkai non fa parte, e testimonia la difficoltà che tuttora hanno accademici specialisti del cattolicesimo a pensare religioni che non hanno “Chiese” come il buddhismo. Ci troveremmo peraltro di fronte a “scissionisti” con un numero maggiore di membri di qualunque organizzazione che faccia parte della “casa madre”!

L’articolo di Melloni è condivisibile quando sottolinea l’esigenza di una legge sulla libertà religiosa in Italia, molto meno quando prospetta aggravanti “religiose” per i delitti di circonvenzione d’incapace e di riduzione in schiavitù, che sembrano l’ennesimo tentativo di reintrodurre in Italia il reato di plagio, felicemente eliminato dalla Corte Costituzionale nel 1981, sulla base di vecchie teorie sul “lavaggio del cervello” praticato dalle cosiddette “sette”, archiviate da decenni dagli specialisti di nuovi movimenti religiosi come non scientifiche.

Anche per questi motivi l’Intesa con la Soka Gakkai, ben lungi dall’essere “inutile”, è molto utile per testimoniare che l’Italia intende garantire quella libertà religiosa che è gravemente in pericolo nei Paesi, anche europei, dove quelle vecchie teorie trovano ancora esponenti politici disponibili a prenderle sul serio.