Collana Religioni e Movimenti


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Massimo Introvigne, Il satanismo

Elle Di Ci, Leumann (TO) 1997 (2a ed. 1998), pp. 56, L. 6.000

Recensione di Pier Marco Ferraresi

Nel volume Il satanismo (pp. 54, L. 6.000) Massimo Introvigne traccia un quadro preciso e completo del fenomeno, sia dal punto di vista storico che sociologico, senza trascurare problemi metodologici e fornendo alcuni criteri per una corretta valutazione. Il libro si apre con un capitolo dedicato a definire il satanismo (cap. 1, "Che cos’è il satanismo", pp. 5-9), prima di tutto distinguendolo da fenomeni molto diversi eppure spesso ad esso accomunati o confusi, quali la possessione, la magia popolare, l’occultismo e la magia cerimoniale; il satanismo viene così definito in modo preciso come "l’adorazione o venerazione da parte di gruppi organizzati in forma di movimento, tramite pratiche ripetute di tipo cultuale o liturgico, del personaggio chiamato Satana o Diavolo nella Bibbia" (pp. 8-9). Il secondo capitolo ("Cenni storici sul satanismo", pp. 10-24) mostra come il satanismo abbia seguito un andamento pendolare, connotato dal periodico riemergere di ondate di "anti-satanismo" a cui regolarmente fanno da contrappunto periodi di "revival". Questo avviene a partire dalla corte di Luigi XIV, dove vengono celebrate le prime messe nere per ottenere favori e vantaggi materiali fino al satanismo contemporaneo, che nasce con Anton Szandor LaVey (pseudonimo di Howard Stanton Levey) e il cineasta underground di Hollywood Kenneth Anger, fondatori del Magic Circle nel 1961 e della Chiesa di Satana nel 1966. L’ondata "antisatanista" degli anni 1980-1990 si basa sulle memorie ritrovate sui lettini degli psicanalisti, dove a volte emergono violenze subite durante presunti riti satanici, ma dopo un primo periodo di "euforia" ci si rende conto che le memorie "ritrovate" sono spesso in realtà "costruite" ad hoc e la stessa comunità scientifica, seguita dalla giurisprudenza, ne abbandona progressivamente l’utilizzo. Il discredito in cui cade il movimento delle memorie ritrovate, oltre alle esagerazioni evidenti a proposito di presunti complotti satanici, provocano l’eclissi dell’antisatanismo e portano a un certo revival della Chiesa di Satana. "Le fonti di informazione sul satanismo" sono prese in esame nel terzo capitolo (pp. 25-32), distinguendo fra quelle giornalistiche - connotate spesso da una notevole inaccuratezza e da un costante sensazionalismo -, la letteratura di tipo psicanalitico - ancora influenzata dalla questione delle memorie ritrovate -, gli adepti - le cui dichiarazioni seguono più le regole della "pubblicità" che quelle della oggettività -, le fonti di polizia e gli studi sociologici, che sono invece caratterizzati da un maggiore equilibrio. Il quarto capitolo (pp. 33-47) traccia un quadro anche quantitativo de "Lo stato attuale del satanismo": si deve fare una distinzione fra gruppi giovanili non particolarmente organizzati, che esprimono il loro disagio mettendo in scena messe nere sulla base di ciò che vedono in televisione o ciò che leggono sui fumetti (gruppi peraltro alquanto difficili da controllare e che spesso compiono reati relativi alla sfera sessuale o all’uso di droghe, e sono perciò da ricondursi più alla sociologia della devianza che a quella della religione), e satanismo degli adulti, costituito da gruppi stabili e ristretti, che normalmente non compiono atti illegali. Il satanismo giovanile coinvolge fra i dieci e i ventimila giovani nel mondo (circa mille in Italia), mentre quello degli adulti non supera le cinquemila unità su scala mondiale (circa 660 in Italia).
"Elementi per una valutazione" del fenomeno sono presentati nel capitolo conclusivo (pp. 48-50) e si basano su una corretta informazione che diffida del sensazionalismo. Occorre poi inquadrare il satanismo nell’ambito del riemergere massiccio del gusto per il mistero che si esprime nel proliferare di nuovi movimenti magici. D’altra parte, il satanismo può essere visto anche come una metafora del mondo moderno: in questo senso i satanisti non fanno altro che celebrare in forma rituale il prevalere del forte sul debole, concetto non estraneo a più sofisticate ideologie moderne. Una grande responsabilità è quella dei mass media, che spesso sopravvalutano la consistenza del fenomeno circondandolo di un alone misterioso che lo rende attraente, quando in realtà il satanismo è piuttosto squallido e bisognerebbe demitizzarlo, rendendosi conto che "i satanisti non sono [...] potenti principi delle tenebre: sono, piuttosto, poveri diavoli" (p. 50).


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