Collana Religioni e Movimenti


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Karel Dobbelaere, La Soka Gakkai. Un movimento di laici diventa una religione

Elle Di Ci, Leumann (TO) 1998 (3a ed. 1999), pp. 96, L. 10.000

Recensione di Pier Marco Ferraresi

Karel Dobbelaere è l’autore del volume La Soka Gakkai. Un movimento di laici diventa una religione, il più grande movimento religioso buddhista (di origine giapponese) contemporaneo. Il primo capitolo (pp. 5-23) esamina la storia del movimento, nato nel 1930 ad opera del pedagogo Tsunesaburo Makiguchi (1871-1946) e dell’educatore Josei Toda (1900-1958), come una società laica per l’educazione e la "creazione di valore", e trasformato da quest’ultimo - dopo la II guerra mondiale - in un movimento a maggiore valenza religiosa. D’altra parte, l’adesione al buddhismo di Nichiren rivestiva fin dall’origine un’importanza fondamentale nell’opera della creazione di valore. Inoltre, almeno inizialmente, il movimento continua a presentarsi come un’associazione di laici che aderiscono al buddhismo di Nichiren e ne fanno il "pilastro" di un ampio numero di organizzazioni culturali ed educative. Il movimento raggiunge la sua dimensione attuale di circa 15 milioni di membri sotto Daisaku Ikeda (nato nel 1928), diventato presidente della Soka Gakkai nel 1960, ma recentemente il volto di associazione di laici buddhisti si sta sempre più trasformando in quello di movimento del tutto autonomo, soprattutto dopo la rottura con i monaci della Nichiren Soshu - nel 1991 -, che ha portato al sorgere tutto interno di una gerarchia di ministri per le esigenze del culto.
Il secondo capitolo (pp. 25-45) esamina il popolo della Soka Gakkai sia dal punto di vista delle credenze e delle pratiche, sia dal punto di vista delle caratteristiche sociali. La pratica più importante per i membri della Soka Gakkai consiste nella recita, al mattino e alla sera, di due capitoli del Sutra del Loto, davanti al Gohonzon, pergamena che ne riproduce una incisa da Nichiren e che simboleggia la realtà ultima; ma soprattutto, sempre davanti al Gohonzon, nella recita con fede profonda della formula di tale Sutra: "Nam-myoho-renge-kyo", che sintetizza tutti gli apetti fondamentali della dottrina e in particolare - nella parola myoho - la legge universale della vita, che comporta anche una visione positiva della reincarnazione. Il principio vitale si esplica in successive reincarnazioni, che costituiscono nel loro ripetersi infinito un’affermazione positiva di tale principio, e non ha senso dunque cercare di sfuggirvi; anzi, maggiore è la perfezione individuale, più prontamente, una volta che se ne è usciti, si rientra nella vita per portare altri alla perfezione. L’unità organizzativa elementare della Soka Gakkai è costituita dai gruppi locali, a loro volta raccolti in settori, capitoli, centri e regioni: l’insieme delle regioni costituisce la Soka Gakkai di una nazione. Le attività professionali rappresentate sono molteplici, con una certa prevalenza dei lavoratori autonomi, in particolare di quelli impegnati nei settori del servizio (medici, infermieri e così via) e artistici. La presenza, oltre che dei momenti di incontro delle varie unità organizzative sopra citate, di organizzazioni parallele che raccolgono soggetti con interessi comuni (secondo criteri che vanno dall’età, al sesso, alla professione, ecc.), offre ai membri del movimento la possibilità di un impegno non trascurabile in termini di numero di riunioni.
Il terzo capitolo (pp. 47-63) esamina il processo di conversione al movimento. L’elemento centrale è la progressiva mutazione delle motivazioni del soggetto nel passaggio dalla fase di generico interesse a quella di permanenza duratura. Il soggetto che si converte alla Soka Gakkai non sembra essere in generale una persona inizialmente spinta da motivazioni di ricerca religiosa. La conversione, piuttosto, "testimonia una ricerca di soluzioni a problemi di vita quotidiana. È solo in seguito che la perseveranza nel movimento fa sorpassare questa prima preoccupazione per portarla al livello della ricerca e della conquista della buddhità, ossia dell’“illuminazione interiore”, definita come stato di felicità profonda e piena" (p. 62).
Il quarto capitolo (pp. 65-86) prende in considerazione il "pilastro" della Soka Gakkai, ossia il modo con cui il movimento informa le istituzioni della vita civile nelle quali si estrinseca il suo impegno sociale (la nozione di "pilastro" è tipico della sociologia del paese dell’autore, il Belgio, la cui vita quotidiana è stata studiata all’interno dei "pilastri" - paralleli, ma non convergenti - cattolico e laicista, ciascuno con le sue istituzioni sociali e politiche). La Soka Gakkai si definisce un’organizzazione per la promozione della pace, dell’educazione e della cultura; tutti questi ambiti sono analizzati in dettaglio nel volume, che mette in luce come l’impegno della Soka Gakkai sia svolto attraverso pubblicazioni, istituti scolastici e culturali e l’attività - a livello internazionale - nel quadro dell’ONU e dell’UNESCO, con particolare attenzione alle tematiche della pace, dell’ambiente e dello sviluppo. Tuttavia il "pilastro" della Soka Gakkai "non appare, comunque, che embrionale, se paragonato ai “pilastri” che esistono in Europa, soprattutto da parte cattolica" (p. 84).
Le brevi considerazioni conclusive (pp. 87-88) mettono in risalto come la Soka Gakkai non sia puramente orientata al cambiamento dell’individuo, ma come in essa sia invece viva la coscienza della necessità di trasformare le strutture sociali al fine di migliorare l’esistenza degli esseri umani.


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