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Libertà religiosa, Maselli: "Ecco perché la legge è necessaria"

di Elisabetta Bottoni (il Velino. Agenzia nazionale quotidiana di politica interna ed estera, cronaca, cultura, economia e finanza, anno VI, n. 56, 20 marzo 2003)

Quando fu invitato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, il 19 novembre scorso, per esporre il proprio parere sulla proposta di legge governativa riguardante la libertà di religione e di coscienza, dichiarò che "quello della libertà religiosa è un grande problema, forse il più grande tra le varie libertà". Domenico Maselli, ex deputato diessino e docente di storia del cristianesimo all'università di Firenze, in quell'occasione aggiunse che "tra i diritti dell'uomo, il primo è quello alla libertà del pensare, del credere o del non credere pienamente". Oggi Maselli ribadisce quel concetto al Velino e mette in guardia: "Se questa proposta si ferma, si arresta anche la libertà di pensiero". La commissione presieduta da Donato Bruno ha ripreso il dibattito sulla questione, pur tra le numerose resistenze degli esponenti della Lega, preoccupati - come sostengono - per l'eccessiva integrazione islamica a cui la legge potrebbe condurre. Ecco perché hanno presentato cento emendamenti (su un totale di 170), la maggior parte dei quali soppressivi di quasi ogni articolo della proposta. "Se dovessero passare quegli emendamenti", spiega Maselli, "si avrebbe un doppio effetto negativo. Anzitutto verrebbe fuori una cosa diversa da come è stata concepita; in secondo luogo si scatenerebbe la reazione degli acattolici soprattutto, ma anche dei cattolici che già hanno avuto modo di esprimersi favorevolmente. Ma io sono convinto che su questo argomento esista una maggioranza trasversale che potrà vincere quester resistenze", sostiene Maselli, che nella passata legislatura è stato relatore dello stesso disegno di legge. "Arrivammo ad approvarlo in commissione, ma non facemmo in tempo a votarlo in Parlamento", spiega lo studioso. "Quella riproposta dal governo oggi è la stessa iniziativa, ritoccata solo in qualche punto". C'è un aspetto della legge che sta particolarmente a cuore allo storico, quello contenuto nell'articolo 12. "Ho voluto introdurre un cappello che riguarda la discriminazione religiosa nelle scuole. Domani, qualora una qualche religione aprisse degli istituti in cui vi fosse discriminazione religiosa, noi - muniti di una norma del genere - potremmo intervenire applicando una legge fatta oggi per tutti". Così Maselli spiega la necessità per il nostro paese di varare una normativa in termini religiosi: "La prima esigenza è quella di abrogare la legge fascista del 1929 sui culti ammessi; inoltre andrebbe a disciplinare tre aspetti fondamentali: i diritti che i cittadini hanno di credere o di non credere, il riconoscimento giuridico e le intese. Non per questo le intese saranno più facili, ma ci saranno più indicazioni da seguire. È vero che le religioni avranno diritti, ma avranno anche doveri da adempiere e requisiti giuridici cui rispondere".

I TIMORI DI UN'INTESA CON L'ISLAM. Tuttavia, le intese con l'Islam sono quelle che maggiormente preoccupano alcune forze della maggioranza. Probabilmente il periodo storico che attraversiamo non facilita il dibattito, come ha sottolineato il sociologo delle religioni Massimo Introvigne: "L'11 settembre ha causato questo terrore", ha dichiarato Introvigne. "In più c'è da dire che l'iniziativa è stata presentata male. Una campagna negativa ha messo erroneamente in evidenza che questa legge avrebbe favorito un'intesa dello Stato italiano con l'Islam. Al contrario, una serie di regole servirà a evitare intese troppo facili". L'opinione di Maselli sui rapporti con l'Islam è la seguente: "Se non diamo diritti essenziali all'Islam - preghiera, sepoltura e rispetto delle abitudini alimentari - togliamo agli attuali dirigenti moderati del movimento la possibilità di controllare le frange". E l'opposizione della Lega rischia di scatenere un effetto indesiderato, secondo l'ex deputato. "Credo che un atteggiamento come il loro possa addirittura portare ad azioni di terrorismo. Perché quando gruppi di persone non sono inglobati, si ribellano".

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