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Sociologia del sacro: una originale ricerca di Massimo Introvigne e Rodney Stark
L’anima della religione? La concorrenza...

di Francesco Mannoni (Secolo d’Italia, 23 ottobre 2003)

I due studiosi ribaltano le tesi convenzionali sulla secolarizzazione: non è vero che la pratica religiosa. In Italia è anzi in aumento: negli anni Settanta era scesa al trenta per cento, negli ultimi decenni è risalita al quaranta. I motivi sono diversi, ma uno fa riflettere: lo stato non si intromette tra le confessioni. In Francia, dove invece si intromette, accade che il novantatré per cento dei fedeli continui a disertare le chiese

“Non c’è più religione, nel senso che il mondo è sempre più secolarizzato e sempre meno interessato alle pratiche religiose?”. Se lo chiedono Rodney Stark, ordinario di Sociologia delle religioni e Religioni comparate presso l’Università di Washington, e Massimo Introvigne, direttore del Centro Studi sulle Nuove Religioni, coautori del saggio “Dio è tornato”(Piemme, pagine 158, euro 9,90). La risposta all’apprensiva domanda è nel titolo,e, dati alla mano, l’agile indagine sociologica dei due studi dimostra come il bisogno del sacro sia crescente in un modo sempre più confuso da un progresso ossessivo che rischi di travolgere la natura dell’umano.
“Se la pigrizia di Chiese monopolistiche – scrivono Stark e Introvigne – è la causa principale di un basso tasso di religiosità in Europa, allora la deregulation del mercato religioso italiano deve produrre presto o tardi qualcosa di simile ad un risveglio religioso. Ed è successo proprio così, per quanto la percezione pubblica del fenomeno rimanga modesta”.
Chiediamo a Massimo Introvigne, uno degli autori del libro, studioso che ha scritto più di trenta volumi e oltre cento articoli in materia di religioni contemporanee, il senso del titolo del saggio.
“Dio non è mai andato via, e una delle tesi del libro è che la domanda tende a rimanere costante nella storia; sono le modifiche dell’offerta che generano le modifiche di tipo statistico.

La richiesta sarà costante, ma la pratica religiosa è episodica: perché?
Il saggio distingue la domanda dall’offerta di religione; la domanda di religione rimane costante, un dato che fra l’altro sembra sia lo stesso in tutte la società. Stark, che sta facendo un grande lavoro sul monoteismo, di cui sono già usciti due volumi, ritiene che più o meno la domanda sia costante se4mpre e ovunque. L’offerta invece varia da un punto di vista di qualità, e varia anche da altre prospettive.

Ma perché lo spopolamento delle chiese è in continuo incremento? Solo nel Veneto, regione cattolica per eccellenza, secondo una statistica recente, oltre il 60% dei fedeli diserterebbero i templi della cristianità...
Queste sono statistiche straordinariamente positive, e nel libro spieghiamo perché. Se il 60% si è allontanato, il 40% dei fedeli è rimasto, e sarebbe la cifra più alta d’Europa dopo l’Irlanda. Teniamo presente che i fedeli che si sono allontanati dalle chiese in Francia sono il 93%, quindi la cifra è straordinariamente buona, e nella terza parte del libro evidenziamo come in Italia una certa deregulation e la nascita di una concorrenza ha portato dei buoni risultati.

In Italia, a che punto è la penetrazione delle altre religioni? Cosa maggiormente influisce sui fedeli nella scelta di una religione?
La nostra “Enciclopedia delle religioni in Italia” (2001), riporta delle statistiche abbastanza precise, secondo cui in Italia ci sono oltre 600 religioni, che però fanno meno del 2% della popolazione italiana. La Chiesa Cattolica fa ancora la parte del leone. Nella scelta di una religione, hanno molta importanza il valore delle ricompense e la severità delle punizioni. Quindi l’Islam e le versioni tradizionali del cristianesimo sono in testa alla classifica. Tutte prospettano ai propri seguaci il premio o la punizione eterna. É vero che oggi, così come diffondono opinioni progressiste sull’educazione dei figli, molte deliberazioni cristiane liberal limitano la prospettiva della vita eterna ad un semplice rafforzamento positivo, abbandonando l’idea dell’inferno o trasformandola in un mero simbolo.

Ma davvero nel mondo non c’è più religione, come si dice comunemente?
Forse ce n’è anche troppa, se consideriamo che è la religione a causare i peggiori mali del mondo, dagli attentati dell’11 settembre 2001 alle malefatte delle sétte. A prescindere dalle deformazioni che un’idea religiosa può subire, noi riteniamo che l’interesse per la religione sia in crescita. Non è vero che sta venendo meno, anzi, sta aumentando quasi in tutti i paesi del mondo. Ci sono ampi dati empirici nel libro che lo documentano: non sono affermazioni così impressionistiche. La più finanziata indagine, quella mondiale sui valori, che è stata fatta tre volte, due negli anni Ottanta e una negli anni Novanta ci mostra che l’interesse per le religione è in crescita quasi dappertutto. Questo riguarda la domanda e le credenze, ma se ci spostiamo sul lato delle appartenenze, delle persone che vanno a Messa o ad altri culti in paesi non a maggioranza cattolica, troviamo dei dati molto diversi naturalmente.

Il sottotitolo del libro classifica il saggio come un’immagine sulla rivincita delle religioni in Occidente: da dove passa la strada della rivalsa?
Passa per il venire meno d’elementi statali: meno lo Stato interferisce, più le cose vanno bene per le religioni. In paesi dove c’è ancora un forte controllo statale come la Francia, le cose vanno meno bene che l’Italia. E poi per il pluralismo e la concorrenza. Per i motivi che spieghiamo nel libro, sosteniamo che la concorrenza faccia bene alla religione, anziché male.

Quando parla di concorrenza, si riferisce a qualche religione specifica oppure a tutti i culti religiosi?
A tutti, Concorrenza vuol dire che il mercato religioso è un mercato ampio.

Che cos’è la secolarizzazione? É vero che il mondo si sta laicizzando?
Le tesi della secolarizzazione è antica come la sociologia, anche se ha sempre funzionato come un principio chiave sul quale la scienza si è basata. Noi sosteniamo che la secolarizzazione non c’è dal punto di vista quantitativo, e c’è invece dal punto quantitativo. La religione diventa meno importante per le grandi scelte di tipo morale o politico, in realtà pensiamo che la secolarizzazione sia un fenomeno in gran parte fallace, se la si intende come un fenomeno quantitativo, cioè il venire meno delle credenze e delle appartenenze. Come dimostriamo nel libro, le credenze non vengono meno, anzi, il numero delle persone che si dichiarano credenti è in aumento uniformemente dappertutto; le appartenenze invece sono in declino nei paesi dove non c’è concorrenza, perché il mercato è alterato dallo Stato. In Francia e nei Paesi scandinavi le appartenenze sono in declino, ma in paesi dove lo Stato si ritira e lascia libero gioco alla concorrenza, le appartenenze sono in forte recupero. Questo vale soprattutto per gli Stati Uniti,su cui c’è amplissima letteratura, ma noi pensiamo di aver dimostrato che vale anche per l’Italia, dove le appartenenze dagli anni Ottanta sono salite dal 30 al 40%.

Quindi in Italia non c’è un declino delle appartenenze?
Si, proprio così, in Italia non c’è nessun declino delle appartenenze. In questo senso, la curva statistica va al contrario. I dati che cito sono dati dell’Unione europea, quindi non è che ci sia molto da discutere, anche se ci rapportiamo alla ricerca fatta nel Veneto o nella città di Roma. Noi guardiamo al dato nazionale.

Secondo lei il Papa in Italia, è uno degli elementi che tiene forte unito il nucleo dell’attività cattolica?
Questo è un elemento, però noi pensiamo che quello che abbia fatto di nuovo aumentare l’appartenenza religiosa in Italia sia il pluralismo legale – perché da noi, checché se ne dica, c’è un’ampia libertà religiosa che non c’è per esempio nella vicina Francia – e anche il pluralismo della percezione, essendo l’Italia percepita come un paese di tante religioni.

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Rodney Stark - Massimo Introvigne
Dio è tornato

Piemme, Casale Monferrato (AL) 2003

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