Harry Potter

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VIENI, TI PRESENTO HARRY
Alla Scuola di Hogwarts

Andrea Menegotto (da il Domenicale, anno 2, numero 17, 26 aprile 2003)

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Parlare del successo di Harry Potter – che ha fra i suoi lettori e appassionati bambini, giovani, ma anche meno giovani –, che ormai si protrae ininterrotto dal 1998 (anno di pubblicazione del primo volume, Harry Potter e la pietra filosofale) e del trionfo della sua autrice, la scozzese Joanne Kathleen Rowling (nata il 13 luglio 1965 a Chipping Sodbury, nel Gloucestershire), un personaggio dalla biografia piuttosto «travagliata», è cosa piuttosto scontata. Appaiono infatti assolutamente eloquenti alcune cifre: nel luglio del 2001, a livello mondiale, le vendite dei quattro volumi dei romanzi che narrano le avventure del giovane «maghetto» studente alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, hanno superato i 100 milioni di copie. Tradotti in 40 lingue – tra cui il cinese e l’islandese –, sono diffusi e letti in 140 paesi e hanno ricevuto ben 42 premi letterari.

La trasposizione cinematografica ha visto – per ora – la realizzazione dei primi due episodi della saga, mentre gli altri sono in preparazione. Per il 21 giugno 2003 è prevista invece l’uscita del quinto volume, Harry Potter and the Order of the Phoenix (in edizione italiana: Harry Potter e l’Ordine della Fenice), che si annuncia essere di circa 800 pagine e sarà in libreria nella versione originale inglese in Inghilterra, America, Canada e Australia, ma è pure già prenotabile online in quella sorta di libreria virtuale che è Amazon.com. I lettori italiani dovranno attendere ancora qualche tempo: la casa editrice Salani (che ha pubblicato anche i precedenti volumi) annuncia infatti che nel nostro Paese la data di uscita dipenderà esclusivamente dai tempi tecnici di traduzione.

La vera notizia, però, è rappresentata dal diffondersi a livello internazionale e per la prima volta in maniera massiccia anche in Italia di alcune tendenze «fondamentaliste» critiche nei confronti di alcuni prodotti letterari e cinematografici di genere horror o fantasy a tematica magica, in primis – appunto, e a fronte del suo successo – la saga di Harry Potter, accusati di avvicinare bambini e adolescenti al mondo della magia e del satanismo.

A tal proposito vale forse la pena di notare che le tre giovani assassine di Chiavenna, che nella notte fra il 6 e il 7 giugno 2000 – ispirandosi ad una subcultura che trae spunti dal satanismo – davano la morte a suor Maria Laura Mainetti, attuando una sorta di rituale casereccio, non erano, al contrario di molti loro coetanei e come vorrebbero alcuni «fondamentalisti» nostrani, fra le lettrici e fans di Harry Potter. In assenza della controprova, ci si consenta peraltro di ipotizzare che la lettura delle avventure di Harry, caratterizzate dalla netta distinzione fra la sfera del bene e quella del male (dove il male è vinto da scelte di carattere morale) avrebbe solo fatto bene alle tre sventurate, le cui vite parlano drammaticamente il linguaggio del disagio, di una sessualità vissuta in maniera ossessiva, del «male di vivere», e del grande fascino per tematiche quali la morte, la droga e la disperazione.

Harry Potter, al contrario, mette in campo una serie di valori morali naturali: non vincendo mai solo grazie ai suoi poteri magici, piuttosto vince perché è più intelligente e – di fatto – più umano. Al «maghetto» di Hogwarts e alla sua autrice schiere di lettori possono essere grati per avere vissuto l’incanto di momenti dove il fantastico, pur rimanendo «magicamente» nella sfera che gli è propria, è uno strumento per ricordarci la vicenda drammatica dell’esperienza del bene e del male, che è parte della vita che viviamo ogni giorno.

Harry Potter and the Order of the Phoenix (Book 5)

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