CESNUR - center for studies on new religions

Colpire l'Occidente per conquistare il potere in Oriente

di Massimo Introvigne (il Giornale, 28 aprile 2004)

Solo gli eventi di queste ultime ore ci fanno capire quanti danni ha fatto Zapatero. Molti pensano che le multinazionali del terrorismo siano dirette da pazzi fanatici che hanno regolato i loro orologi sull’ora di un’ipotetica fine del mondo e ragionano in termini apocalittici. Non è affatto così. Le “aziende” del terrorismo internazionale sono imprese che operano secondo la normale logica dei costi e dei benefici. Quasi tutte le loro operazioni mirano a ottenere specifici risultati. Alcuni sono immediatamente ovvi, altri lo diventano dopo qualche anno o al momento della scoperta di qualche documento che fornisce le opportune spiegazioni.
Lo scopo delle reti del terrore islamico non è quello di scatenare l’Apocalisse universale o di affrettare la venuta della fine del mondo. Una retorica millenarista è presente nella loro propaganda, motiva i loro militanti, e può fungere da ispirazione profonda per la loro ideologia. Tuttavia, per il momento, esse perseguono un obiettivo molto concreto: rovesciare nei paesi a maggioranza islamica i regimi non fondamentalisti e sostituirli con regimi amici. Secondo i terroristi, tranne l’Afghanistan dei Talebani e il Sudan di Hassan al-Turabi (ora in prigione), nessun regime veramente “proibisce il male e impone il bene” conformemente alla formula centrale del fondamentalismo. La stessa Arabia Saudita tollera sul suo sacro suolo la presenza di troppi occidentali, e non si tratta solo di militari. Tutti questi regimi sono quindi solo apparentemente musulmani, e devono essere rovesciati.
La storia ha insegnato agli ultra-fondamentalisti che prendere il potere è tutt’altro che facile. Ma essi pensano che i regimi “empi” dei loro paesi siano come manichini. Stanno in piedi perché qualcuno li tiene su, e questo qualcuno è l’Occidente. Per abbattere il manichino occorre quindi colpire il braccio che lo sostiene, fino a che questo braccio si stanchi e lo lasci cadere nella polvere.
Solo così si capisce, nella sua tremenda razionalità, la strategia di Al Qaida. Fin da prima dell’11 settembre, bin Laden e i suoi tempestano di colpi il braccio degli Stati Uniti perché questo si affatichi, tremi, e infine lasci cadere i governi non fondamentalisti che sostiene nei paesi a maggioranza musulmana. La pazienza di un popolo tenace come quello americano è lunga, ma i terroristi sperano che non sia infinita. Ci sono poi anche paesi che, per mentalità e tradizione, hanno braccia che si affaticano più rapidamente di quelle americane. Sono i paesi dell’Europa, e non sono irrilevanti. Dal punto di vista simbolico ed economico – anche se non da quello militare – è difficile che gli Stati Uniti riescano a sostenere da soli i governi dei paesi musulmani che non piacciono ai terroristi (compreso il futuro governo irakeno). Ecco allora Madrid, i rapimenti, i ricatti, le reti del terrore estese all’Europa.
Le strategie che i terroristi continuano ad adottare sono quelle che dimostrano di dare risultati. Se picchiando sul braccio spagnolo lo si è indotto rapidamente a lasciar cadere l’amico che sosteneva – il popolo irakeno, che nella sua grande maggioranza non vuole il terrorismo – perché non continuare con i colpi contro altre braccia ritenute deboli, a partire da quelle italiane? Purtroppo la logica del terrore, e del ricatto, funziona così. Ogni braccio che cede conferma ai terroristi che la loro tattica è giusta, e li incita a cercare la prossima vittima. Solo la fermezza oppone ostacoli seri al terrore.

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