CESNUR - center for studies on new religions

Ora il Cremlino non può sbagliare

di Massimo Introvigne (il Giornale, 10 maggio 2004)

imgCi sono due tentazioni contrapposte in cui gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero aiutare Vladimir Putin e l’opinione pubblica russa a non cadere dopo l’attentato che è costato alla vita al presidente ceceno Akhmad Kadyrov e ad altre quattordici persone. La prima è quella di un cedimento per stanchezza a un terrorismo ceceno in cui Al Qaida e Osama bin Laden sono da tempo entrati come suggeritori e coordinatori. Vale per la Cecenia una regola generale del terrorismo collegato ad Al Qaida. I terroristi non sono fanatici folli che uccidono per il gusto di uccidere. Perseguono obiettivi politici precisi, e organizzano attentati se e in quanto pensano che il terrorismo li aiuti a conseguire questi obiettivi.
L’ala ultra-fondamentalista dell’islam politico ceceno mira a prendere il potere, ripetendo in Cecenia ai danni di Putin quanto riuscì ai danni dei suoi predecessori comunisti in Afghanistan, con un effetto destabilizzante non solo su tutte le zone della Repubblica Russa a maggioranza islamica, ma su tutta l’Asia Centrale. Continuerà a compiere attentati finché penserà che questi la avvicinino al suo scopo, determinando nell’opinione pubblica russa una sindrome di stanchezza di tipo vietnamita – o, appunto, afghano. Concessioni che appaiano come diretta conseguenza degli attentati sarebero quindi, anche in Cecenia, controproducenti.
Il secondo errore da non compiere da parte di Putin è quello di credere alla sua stessa propaganda, e pensare che tutti gli indipendentisti e gli autonomisti ceceni siano amici di Osama bin Laden. Non è così: la Cecenia lotta contro il potere centrale russo dalla fine del Settecento, sostanzialmente senza soluzione di continuità. La grande maggioranza dei ceceni non si sente russa, e dalla Russia – soprattutto nella fase sovietica – ha subito torti che difficilmente può dimenticare. Questo risentimento alimenta le spinte ultra-fondamentaliste in cui si è inserito con abilità bin Laden. Ma non tutti coloro che chiedono l’indipendenzia della Cecenia sono ultra-fondamentalisti. L’indipendenza è certo la soluzione che i ceceni preferiscono, ma – come sta avvenendo per i curdi in Irak e in Turchia – una parte della loro leadership, dopo decine di migliaia di morti, capisce che la strada indipendentista non è politicamente percorribile. Si accontenterebbe di un’ampia autonomia in un quadro genuinamente federale.
Il problema è identificare una leadership credibile. Kadyrov, onestamente, non lo era, per la sua trasformazione un po’ troppo rapida e sospetta da jihadista duro e puro in collaborazionista filo-russo. Ma altri personaggi radicati nella tradizione islamica e nello stesso tempo stanchi del terrorismo esistono. Il problema per Putin è quello di non «bruciarli» troppo rapidamente, attribuendo loro posizioni e cariche che giustifichino l’accusa di collaborazionismo.
Alcuni independentisti ceceni sono terroristi inseriti a pieno titolo nella rete globale di Al Qaida. Ma non tutti. Presentare anche i terroristi come esponenti di una legittima guerra di liberazione è un errore che alcuni «amici della Cecenia» – che pure avanzano argomenti spesso sensati – commettono in Occidente. Ma considerare tutti gli autonomisti, o anche solo tutti gli indipendentisti, come terroristi è una posizione ugualmente sbagliata: buona forse per la campagna elettorale di Putin, oggi fa oggettivamente – e paradossalmente – proprio il gioco di bin Laden.

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