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È la Cecenia il nuovo scenario del terrore

di Massimo Introvigne (il Giornale, 26 agosto 2004)

Le possibilità che due aerei di linea partiti a distanza di minuti dallo stesso aeroporto moscovita in direzioni diverse si schiantino entrambi per ragioni tecniche tendono a zero. Si tratta dunque di terrorismo, legato quanto alla data alle prossime elezioni cecene ma timbrato Al Qaida: i gruppi ceceni autonomi non hanno le capacità tecniche per operazioni di questo genere, e non sono particolarmente esperti di operazioni sugli aerei. Un primo problema che l'attentato mette in luce è che la sicurezza negli aeroporti e sugli aerei russi non funziona. Chiunque sia stato a Mosca di recente sa che il controllo è feroce sulle linee internazionali. Evidentemente non avviene lo stesso sugli aerei più piccoli e sulle linee nazionali. Si tratta di un'indicazione tecnica di cui anche altri paesi faranno bene a tenere conto: mentre ci si attende che Al Qaida colpisca sui grandi aerei, i terroristi salgono su quelli piccoli, dove ci sono minori controlli.
Conclusioni più generali riguardano il problema ceceno, su cui è venuto il momento di dire alcune parole chiare, forse non politicamente corrette ma oggi necessarie. La Cecenia combatte per la sua autonomia dai tempi dello zar Pietro il Grande. Il centralismo russo - non da quando Putin è salito al potere, ma da tre secoli - ne ha costantemente ignorato le tenaci rivendicazioni. Guerriglia, insurrezioni e terrorismo continuano, fra alti e bassi, da qualche centinaio di anni. Un ampio gruppo di amici internazionali della Cecenia - in cui spiccano i radicali italiani e Adriano Sofri - attacca da anni con toni durissimi il governo russo, da parte sua certamente non sempre rispettoso dei diritti umani in Cecenia. È a tutti evidente che una soluzione politica è necessaria. Questa soluzione non può essere l'indipendenza della Cecenia, che aprirebbe la strada ad analoghe rivendicazioni di decine di repubbliche della Federazione Russa, dunque alla fine della Russia in quanto federazione, ma un'ampia autonomia all'interno di un quadro autenticamente e non solo formalmente federalista. Sono soluzioni cui in Russia molti stanno lavorando, ma le bombe, i dirottamenti e i kamikaze non li aiutano.
Detto questo, è altrettanto evidente che ormai una fazione consistente dell'indipendentismo ceceno si è legata a filo triplo ad Al Qaida. Secondo lo stile di Al Qaida non colpisce più solo soldati russi, ma abbatte aerei carichi di civili innocenti o fa strage di pacifici spettatori di spettacoli teatrali a Mosca. Chi compie questo tipo di atti in nome della causa cecena non fa parte di nessuna “resistenza”, ma è solo un terrorista e un assassino, nella stessa categoria dei tagliatori di teste irakeni e dei palestinesi di Hamas che sparano razzi sugli asili. Con i terroristi assassini non si tratta e non si ragiona. Li si elimina sul piano militare e di polizia, con tutta la durezza appropriata.
L'esperienza dimostra che solo dopo avere colpito i terroristi con la necessaria repressione si apre la strada a discussioni e soluzioni politiche sensate. George Bush e Silvio Berlusconi sono stati criticati dalle anime belle della sinistra e dell'anti-americanismo europeo per avere detto che Putin ha ragione nell'usare il pugno di ferro contro i terroristi ceceni. Certo, dopo il pugno di ferro dovrà venire anche il tempo del guanto di velluto della politica. Ma per il momento, di fronte agli aerei che esplodono, Bush e Berlusconi hanno ragione. Come diceva - proprio lui - Karl Marx, l'arma della critica non può sostituire la critica delle armi.

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