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La nuova Al Qaida dietro l'attacco alle chiese irachene

di Massimo Introvigne (il Giornale, 4 agosto 2004)

Dietro le stragi nelle chiese cristiane in Irak e le minacce all'Italia c'è Abu Zarqawi. Lo sostiene il governo irakeno, lo confermano fonti di intelligence americane e israeliane. Ma quali sono esattamente i rapporti fra Zarqawi e Bin Laden? In Italia il giudice Stefano Dambruoso ha appreso da un “pentito” - sulla cui attendibilità, giustamente, si interroga - che Zarqawi avrebbe rotto con bin Laden e gestirebbe ormai una branca di Al Qaida del tutto autonoma. La stessa fonte ha dipinto al magistrato italiano un pittoresco ritratto di Zarqawi in Afghanistan, dove combatteva e si addestrava con Al Qaida, ma dove sarebbe rimasto sempre appartato, taciturno e indipendente.
La questione è complessa. Zarqawi si chiama in realtà Ahmed al-Khalayleh, e il suo nome di battaglia gli deriva dal luogo di origine, Zarqa, la città giordana a una ventina di chilometri a nord di Amman dove è nato nel 1966. Di lui si sa che frequenta l'organizzazione fondamentalista dei Fratelli Musulmani in Giordania, aderisce all'ala “internazionalista” dello shaykh Abdullah Azzam - cofondatore di Al Qaida - e va a combattere in Afghanistan nella brigata islamica internazionale di bin Laden. Tornato in Giordania dopo la vittoria della guerriglia afgana sui sovietici, partecipa al dibattito interno dei Fratelli Musulmani, divisi fra un'ala neo-tradizionalista che decide di ripudiare la violenza e percorrere la via lunga dell'impegno nelle organizzazioni sociali - in Giordania, anche nella vita politica parlamentare - e una che continua a credere nel terrorismo. Zarqawi si lega al leader di questa seconda corrente, il medico egiziano Zawahiri, che porta una frazione dissidente dell'ultra-fondamentalismo egiziano e giordano a separarsi dai Fratelli Musulmani e ad allearsi con Al Qaida. Zarqawi appare dunque, fin dall'inizio, nella geografia interna di Al Qaida come uomo di Zawahiri piuttosto che di bin Laden.
Ufficialmente Zawahiri e bin Laden non hanno divergenze. Tuttavia, Zawahiri è egiziano e proviene dal complesso dibattito interno ai Fratelli Musulmani medio-orientali; Osama è un saudita educato nell'islam wahhabita e rimasto estraneo a queste controversie. È Zawahiri, prima di bin Laden, a giocare la carte dei contatti con il laico - e persecutore di fondamentalisti - Saddam Hussein.
Il dittatore irakeno è considerato poco meno che satanico dagli ultra-fondamentalisti, ma Zawahiri - sulla base del principio secondo cui il nemico del mio nemico è mio amico - è disposto a trattare. E l'uomo che fa al caso suo è Zarqawi, che si reca in Irak, entra in contatto con i servizi di Saddam (che cureranno il suo ricovero in un ospedale di Baghdad quando resterà ferito), e organizza un'opera di destabilizzazione del Nord curdo controllato da nazionalisti alleati degli americani attraverso l'unificazione di varie piccole e rissose organizzazioni ultra-fondamentaliste sotto la sigla Ansar al-Islam. La nuova sigla ha tanto e tale successo che estende le sue operazioni all'Europa e, quando gli americani si preparono a invadere l'Irak, è in grado di mettere in piedi rapidamente una rete per futuri attentati.
La rete di Zarqawi dipende però da Zawahiri per l'ideologia e i contatti internazionali. E Zawahiri, in questo momento forse ancor più di bin Laden, incarna Al Qaida. Zarqawi e i giovani comandanti sauditi rappresentano una seconda generazione di dirigenti terroristi che sperano, presto o tardi, di arrivare ai vertici di Al Qaida. Ma parlare di scisma sembra del tutto prematuro.

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