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L'autogol di Manila fa felici i terroristi nelle Filippine

di Massimo Introvigne (il Giornale, 16 luglio 2004)

Un'occhiata alla stampa filippina e un sondaggio degli umori che prevalgono negli ambienti di intelligence americani che si occupano dell'Asia Sud-Orientale confermano che il castigo per la pavidità del governo filippino, che ha accettato di scappare “alla Zapatero” dall'Irak pur di ottenere la liberazione di un ostaggio, è già in arrivo. Scrive il quotidiano The Philippine Star che “se non siamo in grado di resistere ai terroristi in Irak, lo saremo ancora meno quando si tratta dei terroristi fanatici musulmani che si scatenano da noi a Mindanao. Dopo tutto, anche i terroristi del gruppo Abu Sayyaf e del Fronte Moro hanno decapitato ostaggi, soldati, missionari e americani. Vi immaginate che cosa implica tutto questo? Che abbiamo perso il controllo del nostro paese”.
Il castigo non si chiama necessariamente Abu Sayyaf. Questa formazione, la più sanguinaria, è stata sconfitta sul piano militare con il decisivo aiuto degli americani, ed è ampiamente rifluita nella criminalità organizzata: è possibile, ma non è certo, che gli eventi irakeni possano rianimarla. I laici del Fronte Nazionale di Liberazione Moro (FNLM) hanno deposto le armi dal 1996 e non sembrano intenzionati a riprenderle. Più pericoloso è il terrorismo comunista del Nuovo Esercito del Popolo, che ha “festeggiato” a modo suo il cedimento del governo in Irak con attentati che hanno fatto sei morti nell'ultima settimana, e di cui ora si teme una saldatura con il terrorismo ultra-fondamentalista islamico.
Ma il vero problema è il Fronte Islamico di Liberazione Moro (FILM), il gruppo fondamentalista che si è separato nel 1984 dai separatisti laici del FNLM. Al suo leader Salamat Hashim (1942-2003), che aveva studiato all'Università al-Azhar del Cairo ed era in contatto con le reti del fondamentalismo internazionale, si deve la decisione cruciale di inviare qualche centinaio di filippini a combattere in Afghanistan e ad addestrarsi con Osama bin Laden. Qui si stringono legami con la Jemaah Islamiyah (JI) indonesiana, la formazione legata ad Al Qaida che nel 2002 si renderà responsabile del sanguinoso attentato di Bali (283 morti). Nel 1994 il FILM, la JI e lo stesso bin Laden si convincono che è possibile addestrare terroristi indonesiani e filippini a Mindanao senza bisogno di trasferirli in Afghanistan. Ne nasce Camp Hudaibiyah, una vera accademia filippina del terrorismo da cui escono fino al 2000 centinaia di “specialisti”. Il campo è evacuato nel 2000 e distrutto dall'esercito filippino nel 2001, ma i suoi istruttori si trasferiscono nel nuovo Camp Jabal Kuba, sul Monte Kararao, che sembra tuttora imprendibile.
Ufficialmente, il governo Arroyo ha firmato un trattato di pace con il FILM nel 1997. Su questo accordo la presidente Arroyo si è giocata, con successo, la rielezione nel 2004; deve dunque sostenere che funziona, e ha finora impedito agli Stati Uniti di inserire il FILM nelle loro liste di gruppi terroristi. Tuttavia gli attentati continuano, ancora in queste settimane. Il governo li attribuisce a fazioni “scismatiche” del FILM emerse dopo la morte di Hashim nel 2003. Se è vero che il FILM appare ingovernabile dal nuovo leader Murad Ebrahim, è ormai anche certo che lo stesso Ebrahim, mentre li nega, mantiene ampi contatti con il terrorismo internazionale. Negare l'evidenza, e raccontare al mondo che la situazione è sotto controllo, è solo l'altra faccia del modo morbido e miope di trattare con il terrorismo che il governo filippino ha mostrato in Irak.

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