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Katrina, il castigo di Allah

di Massimo Introvigne (il Giornale, 4 settembre 2005)

Tutti i grandi disastri naturali - dall'eruzione del vulcano Krakatoa del 1883 al recente tsunami - sono stati interpretati come castighi di Dio e hanno alimentato la religiosità apocalittica. Studi recenti collegano il disastro del Krakatoa alla nascita del fondamentalismo islamico in Indonesia, e che lo tsunami manifestasse la collera di Allah lo avevano affermato subito comunicati di Al Qaida. Era dunque del tutto prevedibile una pioggia di comunicati, per la maggior parte diffusi via Internet, che vedono nell'uragano Katrina un castigo divino per i peccati dell'America. Alcuni possono essere attribuiti a gruppi inconsistenti o creati per l'occasione. Ma almeno un paio di siti con legami accertati con Al Qaida mettono insieme gli attentati di Londra e l'uragano come elementi di prova che il castigo di Allah si sta abbattendo su Bush e Blair, «peccatori e protettori di peccatori». Il Direttore del Centro ricerche del ministero degli Affari religiosi del Kuwait, un Paese in teoria alleato degli Stati Uniti, citando un detto del Profeta secondo cui «il vento che distrugge è il vento di Allah» ha dichiarato che «Katrina è un soldato di Allah» che punisce «un Paese corrotto e peccatore», nello stesso tempo mettendo in guardia contro i messaggi di Al Qaida, che per il funzionario kuwaitiano è un gruppo di peccatori non meno colpevole dei gaudenti americani.
I fondamentalisti protestanti degli Stati Uniti non sono da meno. Un piccolo gruppo anti-abortista nota che Katrina ha travolto dieci cliniche specializzate in aborti.

Più sul serio è preso negli Usa Repent America («Pentiti, America»), un gruppo fondamentalista di Filadelfia noto per le sue battaglie legali intese a impedire le parate dell'orgoglio gay in tutti gli Stati Uniti. Una delle più vistose marce di questo tipo, chiamata con una certa franchezza Southern Decadence, era in programma il 1° settembre. Repent America aveva cercato invano di impedirla nei tribunali; è stata ora cancellata per l'uragano. Michael Marcavage, direttore di Repent America, dichiara in un'intervista che «benché la perdita di vite umane ci riempia di tristezza, si è trattato di un atto di Dio che ha distrutto una città malvagia. New Orleans aveva spalancato le sue porte alla celebrazione pubblica del peccato. Possa non essere mai più così». Qua e là, nella «cintura della Bibbia» e nelle cappelle fondamentaliste rurali del profondo Sud americano si segnalano quotidianamente prediche che collegano il castigo di Dio su New Orleans alla presenza ben nota nella città della Louisiana di culti spiritisti o di forme sincretistiche afro-americane, facilmente confusi da questi predicatori con la stregoneria o il satanismo.

Tuttavia - a differenza dei messaggi di estremisti musulmani, che certamente mirano a rafforzare la determinazione dei militanti mostrando ulteriori prove che «Allah è con noi» - le interpretazioni di gruppi come Repent America non vanno neppure prese troppo sul serio. Il mondo fondamentalista protestante americano conta diverse migliaia di gruppi. Una decina ha cominciato a battere la grancassa sul tema del castigo di Dio. Altri, anche se forse pensano qualche cosa di simile nel profondo del loro cuore, si sono invece rimboccati le maniche e hanno cominciato a fare quello che il mondo protestante americano ultra-conservatore e fondamentalista sa fare meglio e per cui merita qualche rispetto: hanno raccolto fondi e organizzato carovane di camion per andare ad aiutare chi ne ha bisogno.