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L'identità incerta. Una ricerca in Sicilia conferma un fenomeno tipico della modernità

di Michela Cubellis (SIR Italia - Servizio Informazione Religiosa, 3/1443, 18 gennaio 2006)

Da una parte, prevale ancora "un'identità credente cristiana cattolica". Da un'altra, "ciò che si registra a livello di credenze non sempre si traduce in comportamenti, cosicché "l'identità non diventa automaticamente identificazione". È la tesi sostenuta da Luigi Berzano, titolare di sociologia presso l'Università di Torino nel libro scritto con PierLuigi Zoccatelli, vicedirettore del Centro Studi sulle Nuove Religioni (CESNUR), intitolato appunto "Identità e identificazione". Il volume parte dai risultati di una ricerca condotta dal CESNUR sulle credenze religiose nell'entroterra palermitano e nell'arcidiocesi di Monreale ma arriva a ricavare una riflessione più generale sul modo di vivere l'appartenenza alla religione cattolica oggi.

Al di là delle cifre. "Il primo elemento da cui partire è quello relativo all'identità religiosa nella diocesi di Monreale: si dichiara cattolico il 93,33 % degli intervistati, ateo il 2,12 %, religioso senza religione lo 0,55% e appartenente ad altro credo il 4%". È un "paesaggio" che, secondo Luigi Berzano, "ripropone la tipicità del caso italiano", in cui "il dato quantitativamente più rilevante" è rappresentato dalla schiacciante maggioranza di coloro che dichiarano "l'appartenenza alla religione cattolica". Ma cosa leggere al di là delle cifre dietro questo quadro? O meglio, cosa significa per il campione in questione "essere cattolico"? "Non un'identità forte che si esprime con sicurezza e coerenza. Né un sentimento di differenza profonda da altri", sostiene lo studioso. Un profilo religioso che emerge dallo studio è infatti quello di chi potrebbe riconoscersi nella formula: Sono credente, ma credente a modo mio".

Credere per essere felici. "Si tratta – spiega Berzano – di cattolici che partecipano alle solennizzazioni particolari della vita familiare (battesimo, matrimonio), che si coinvolgono in esperienze di religiosità come un pellegrinaggio, ma che poi strutturano i loro comportamenti e le loro credenze in parziale autonomia dall'istituzione religiosa". "Se l'aspetto normativo della religione non appare più significativo per questi cattolici, risulta diffuso invece un sentire religioso: la religione che aiuta a vivere, a star bene con gli altri e che appare spesso un valore su cui investire i bisogni di senso e di sicurezza". È un fenomeno denominato dall'autore "individualizzazione del credere" di cui "l'inclinazione a rappresentare la religione come un affare privato, pregando da soli e dando un carattere fortemente personale alla vita religiosa" è un esempio tipico. Altri atteggiamenti significativi sono una certa propensione a credere poco a "verità drammatiche o punitive" (giudizio finale, peccato originale, diavolo, inferno), accompagnata, all'opposto, da una maggiore adesione alle credenze "che richiamano eventi carichi di meraviglia", quali i miracoli o il paradiso. Infine, l'attitudine a prendere in prestito da altre religioni simboli e concetti che meglio corrispondono a bisogni individuali di felicità e serenità.

Un atteggiamento tipico della modernità. Se, dunque, secondo la ricerca, "pare crescere la percentuale di quanti pur mantenendo l'identità cattolica, presentano una debole identificazione con le varie dimensioni della Chiesa cattolica", "il fatto che molti pensino che Chiesa e religione possano essere disgiunte e che quest'ultima costituisca un debole codice normativo è un atteggiamento in cui – secondo l'autore – si rappresenta tipicamente la modernità religiosa che caratterizza questo tempo". "L'identità religiosa – spiega Berzano – pare oscillare tra scelta e movimento: si mantiene l'adesione a un sistema di credenze non tanto perché in essi si è stati socializzati religiosamente, ma perché è consentito di entrare e uscire, magari temporaneamente, dal sistema di credenza di nascita, senza che tutto ciò appaia né un gesto irreversibile, né un atto di disobbedienza". Ad esempio, l'autore fa notare che "molti si sentono ancora bene in parrocchia proprio perché essa non pretende più appartenenza totale". In altre parole "i confini simbolici del sistema di credenza possono essere facilmente valicati, perché l'ultima parola sembra spettare all'individuo che sceglie". A prevalere insomma la convinzione "che si possa essere religiosi senza un'appartenenza totalizzante alla Chiesa". "Il senso e la norma –conclude – non appaiono più connessi tra loro. In tal modo molti indicano di poter ricombinare la libertà di credere con il principio tutto moderno dell'individualizzazione del credere". Per questo, in un quadro, dove "l'abbondanza delle credenze in libertà alimenta una cultura del relativo e del passeggero" l'autore invita a riflettere sull'esigenza "di un polo di aggregazione" capace di garantire "sia l'unità e la testimonianza comune, sia il pluralismo e la libertà".

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Luigi Berzano - PierLuigi Zoccatelli
Identità e identificazione. Il pluralismo religioso nell'entroterra palermitano
Salvatore Sciascia Editore, Caltanissetta - Roma 2005