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Il dialogo ad ostacoli con l'Islam

di Massimo Introvigne (il Giornale, 19 febbraio 2006)

Forse dal male può venire un bene. Le disgraziate vicende delle magliette di Calderoli, e delle manifestazioni della sinistra antagonista che inneggia al terrorismo irakeno e palestinese costringono i lettori - che tra breve diventeranno elettori - a riflettere sulla centralità della questione dell'islam nella partita elettorale in corso. Tra i meriti dimenticati dell'attuale governo c'è una gestione delle vicende che riguardano l'islam fra le più sagge in Europa. Mantenendo salda l'alleanza con gli Stati Uniti, l'Italia ha stabilito rapporti privilegiati con i governi che promuovono forme di islam alternative sia al fondamentalismo sia alle dittature militari laiciste: la Turchia, il Marocco, la Giordania, la Malaysia. Ne hanno certo beneficiato le nostre industrie, ma anche l'immagine internazionale dell'Italia, mentre i governi di centrosinistra si lasciavano semplicemente trainare da quella Francia che ha sempre privilegiato i rapporti con i dittatori arabi, sia per il loro laicismo sia perché garantivano buoni affari alle aziende (e talora ai politici) francesi. Non solo: il ministro Pisanu ha costruito per la prima volta una politica dell'islam italiano, integrando nella Consulta da lui voluta tutte le componenti realmente presenti sul territorio, compresi i conservatori e i neo-fondamentalisti - che contano un grande seguito fra gli immigrati - ed esclusi solo (naturalmente) coloro che mantengono rapporti con i terroristi. Di questi ultimi si è occupata benissimo la polizia, che dipende dal governo, e malissimo la magistratura, che invece al governo è ostile.

Il delicatissimo dialogo con l'islam conservatore e moderato è minacciato da due ostacoli: i deficienti e i delinquenti. Deficienti sono gli autori danesi delle famose vignette contro l'islam, i quali non capiscono che le pur legittime ragioni dell'umorismo non possono mettere a repentaglio un dialogo promettente ma fragile o perfino vite umane. Delinquenti sono i terroristi che, avendo tutto da perdere dal dialogo, reagiscono a suon di bombe. Calderoli ha preso le difese dei deficienti. Ha sbagliato. La Lega in passato ebbe il merito di protestare duramente contro analoghe ingiurie contro Gesù Cristo e la religione cattolica. Il ritorno ai valori di cui parla la Casa delle Libertà non dovrebbe estendere la tolleranza delle bestemmie anti-cristiane a quelle anti-islamiche, ma considerare offensive e stupide sia le une sia le altre.

Delinquenti sono invece i terroristi («resistenti» irakeni e palestinesi compresi) che rapiscono, torturano, decapitano e straziano con le bombe civili innocenti, bambini compresi. Esponenti di partiti dell'Unione come i Comunisti italiani hanno sfilato in corteo per inneggiare ai delinquenti. Non è la prima volta. Se vincesse l'Unione, alcuni di questi signori rivendicano incarichi di governo. Né si tratta solo dei Comunisti italiani. In Europa Prodi ha sempre sposato la linea della Francia: anti-americana, debole con i terroristi e complice delle dittature laiciste arabe. Con lui si tornerebbe alla vecchia Italietta che si accoda al vicino francese nei rapporti col Nord Africa: da cui però vengono molti degli immigrati in Italia, che non apprezzano il sostegno di Chirac alle dittature e potrebbero reagire in stile periferie parigine.

L'elettore deve decidere: è più pericoloso chi difende i deficienti - certo sbagliando - o chi inneggia ai delinquenti? La risposta dovrebbe essere ovvia, ma per molta stampa italiana non lo è.