CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
www.cesnur.org

L'Ue cancella il terrorismo "islamico"

di Massimo Introvigne (L'Indipendente, 26 aprile 2006)

Il terrorismo islamico non esiste più. Lo afferma l’Unione europea in un documento presentato da Gijs de Vries, delegato antiterrorismo della Commissione, secondo il quale sarà approvato in giugno. Esso invita i governi dell’Unione a sostituire ovunque “terrorismo islamico” con “terrorismo che invoca abusivamente il nome dell’islam”, e a cancellare l’uso dei termini “jihad”, “islamista” e “fondamentalista islamico”.

Questo “lessico non emotivo per discutere il radicalismo” spiega che “nell’islam ‘jihad’ esprime un concetto assolutamente positivo e designa la lotta contro il male all’interno di se stessi”.

Diceva Gramsci che in politica molti sono convinti di abolire il cattivo tempo buttando via il barometro. Sembra questo il caso dei solerti funzionari dell’Unione europea. O forse, più cinicamente, a Bruxelles sono convinti che blandendo gli ultrafondamentalisti islamici questi se la prenderanno con gli Stati Uniti e Israele lasciando in pace gli “amici” europei.

Dal punto di vista scientifico, il “lessico” europeo si fonda su un cumulo di sciocchezze. Certo, non tutti i musulmani sono terroristi ma al Qaeda, per esempio, è un’organizzazione “islamica”, non solo perché è composta da musulmani ma perché i suoi membri sono reclutati per combattere in nome dell’Islam e sono convinti che la loro sia una guerra di religione. Ma, dice Bruxelles, i terroristi “invocano abusivamente il nome dell’Islam”.

Il problema è che l’Islam non ha una chiesa, un Papa, dei vescovi che possano definirne la dottrina. Questa si forma faticosamente con il consenso dei dotti.

La maggioranza dei “dotti” – non tutti – condanna al Qaeda, ma non il terrorismo in genere, dal momento che anche intellettuali “moderati” o presunti tali – come lo shqykh Qaradawi, forse il più noto teologo musulmano mondiale, e il rettore della prestigiosa Università al Azhar, Tantawi – elogiano gli attentati contro Israele.

L’affermazione secondo cui la parola “jihad” designa solo una lotta morale interiore è ridicola. Lo studioso americano David Cook, in un bel libro che qualcuno a Bruxelles dovrebbe leggere, ha definitivamente mostrato che questo significato di “jihad” è praticamente sconosciuto al di fuori degli ambienti sufi fino al Ventesimo secolo, e che l’uso di “jihad” nel senso di campagna armata rimane prevalente in arabo ancora oggi.

L’uso spirituale, tipico della mistica, è ripescato solo quando si cerca di rimandare al mittente le accuse occidentali di collusione con il terrorismo. “Islamista” è già un’espressione politicamente corretta inventata in Francia per distinguere gli “islamisti” dagli “islamici” e non usare il più “offensivo” (ma dottrinalmente più corretto) “fondamentalismo”.

Invece di baloccarsi con le parole, Bruxelles dovrebbe preoccuparsi dei fatti, e decidere una buona volta da che parte stare nella guerra che il terrorismo islamico ha dichiarato all’Occidente.