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La fine del mito di Londonistan

di Massimo Introvigne (il Giornale, 11 agosto 2006)

Un mese fa la giornalista Melanie Phillips l'aveva previsto nel suo libro «Londonistan». Al Qaida avrebbe colpito presto a Londra, sfruttando tutta una serie di errori del governo di Blair, incalzato dall’ala sinistra del suo partito e dal sindaco neo-marxista di Londra Ken Livingstone. Per fortuna, la Phillips sottovalutava le capacità dei servizi segreti inglesi, anche se la minaccia è stata sventata proprio all'ultimo minuto. Ma la forza delle sue critiche rimane.

Dopo gli attentati del 7 luglio 2005 Blair non è riuscito a resistere alla pressione dell'anima multiculturalista, buonista e filo-islamica del Partito Laburista. Ha costituito una commissione di dialogo con i musulmani in cui ha invitato come «esperto» anche Tariq Ramadan, esponente dell'ala più discutibile del neo-fondamentalismo, quella che odia Israele e prospetta un'alleanza fra fondamentalisti islamici ed estremisti no global in funzione anti-americana. È vero, tra i neo-fondamentalisti che rappresentano la «seconda generazione» dei Fratelli Musulmani, vi sono (in Egitto e altrove) personalità disposte a riconoscere Israele e a dialogare con l'Occidente. Non è il caso dell'ala neo-fondamentalista anti-imperialista che fa capo a Tariq Ramadan e al telepredicatore egiziano di Al-Jazeera, Yusuf al-Qaradawi. A Ramadan e a Qaradawi è stato concessa da una parte del mondo politico britannico una fiducia del tutto malriposta. Qaradawi, che ha benedetto gli attentati suicidi in Israele e vietato ai bambini musulmani i cartoni animati dei Pokémon perché conterrebbero «simboli ebraici», è stato accolto a Londra dal sindaco Livingstone che ha definito le sue idee «molto simili a quelle di Papa Giovanni XXIII».

La commissione d'inchiesta sugli attentati del 7 luglio 2005 ha concluso i suoi lavori con un rapporto criticato da tutti gli specialisti, che esclude il coinvolgimento di Al Qaida e attribuisce le bombe a terroristi «autonomi». Al Qaida, dopo la chiusura delle sue basi in Afghanistan, non è più un'organizzazione gerarchica o un esercito, ma un network, una rete che opera coordinando e ispirando cellule indipendenti. La distinzione fra «militanti» di Al Qaida e terroristi «autonomi» è del tutto sbagliata. Al Qaida opera precisamente attraverso cellule «autonome», che di volta in volta decide di sostenere.

Infine, diversi predicatori controversi arrestati prima del 7 luglio sono stati rilasciati e i controlli sull'immigrazione e sui quartieri musulmani si sono fatti più blandi. Si è voluta trasmettere ai musulmani, fondamentalisti compresi, l'idea che il governo Blair è «amico dell'islam» e crede ancora all'utopia multiculturalista di un «Londonistan» capace di autogovernarsi isolando i terroristi. Non è servito. Il dialogo può funzionare con l'islam moderato e conservatore che esiste, per esempio, nell'emigrazione turca in Germania, non con i fondamentalisti tradizionali pakistani e arabi che controllano molte moschee inglesi (e italiane). Né con i neo-fondamentalisti alla Tariq Ramadan o alla Qaradawi che, pur criticando più o meno sinceramente Bin Laden, fanno dell'odio contro Israele e gli Stati Uniti, condito con una spruzzata di marxismo no-global, l'asse della loro ideologia. In queste ore il governo Blair si interroga sugli errori commessi. Il governo italiano - in tema di immigrazione e «amicizie pericolose» fra partiti di governo dell'ultra-sinistra e personaggi come Ramadan o gli Hezbollah - continua allegramente a perseguire la stessa politica.