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Sorpresa, l'alleanza (romanzata) tra massoni buoni e cattolici pure

di Massimo Introvigne (il Domenicale. Settimanale di cultura, anno 6, numero 29, 21 luglio 2007)

Se Rino Cammilleri, kattolico con la k, pubblica quattrocento pagine di romanzo partendo dalla bravata dei massoni che – il 13 luglio 1881 – cercarono di buttare nel Tevere la salma di papa Pio IX che era portata dal Vaticano alla chiesa di San Lorenzo in Lucina, ci aspettiamo un anti-massonismo e una critica del Risorgimento senza se e senza ma. E in parte Immortale Odium (Rizzoli) mantiene questa promessa. Ci sono anticlericali ottocenteschi, a partire da Giuseppe Garibaldi, così accesi – e positivamente cattivi – nelle loro ingiurie alla Chiesa e richiami all’Anticristo che al confronto Piergiorgio Odifreddi o Marco Pannella sembrano quasi dei moderati. E c’è lo spettro di società segrete più segrete della massoneria – come l’Alta Vendita della Carboneria del misterioso Nubius, riesumata da Cammilleri sulla base di documenti rari ma rigorosamente autentici – guidate da persone che tramano nell’ombra e che stanno al Male come i santi stanno al Bene.

Se il romanzo si fermasse qui, apparterrebbe semplicemente alla controstoria che racconta l’Ottocento e il Risorgimento dalla parte dei cattolici, quindi dalla parte opposta a quella consueta nei libri di storia: un genere che Cammilleri ha praticato con efficacia. Ma il punto è proprio questo: il romanzo non si è fermato qui. Immortale Odium è l’inizio di un’iscrizione su una medaglia coniata per i partecipanti all’episodio massonico del 13 luglio 1881. A uno a uno i possessori della medaglia sono uccisi. Provocazione massonica per accusare la Chiesa? Lo pensa all’inizio don Gaetano Alicante, uno Sherlock Holmes in talare che indaga con l’aiuto di un improbabile dottor Watson, il figlioccio don Nicola. Ma scoprirà che le cose non stanno così. I colpevoli degli omicidi sono cattolici ultras, che rifiutano ogni ipotesi di dialogo fra Chiesa e mondo moderno, e che vogliono scatenare quello che oggi si chiamerebbe uno scontro di civiltà senza rendersi conto che sarebbe fatale al mondo cattolico. Certo, senza saperlo fanno il gioco dell’Alta Vendita. Ma la loro responsabilità non per questo è meno grave. Ecco dunque Cammilleri presentare un quadro che non è solo in bianco e nero ma usa tutti i colori della tavolozza. Non basta essere cattolico per essere tra i “buoni”. Anche fra i cattolici c’è la tentazione di quello che oggi qualcuno chiamerebbe “fondamentalismo”. E il fondamentalismo, come del resto insegna Benedetto XVI, genera una violenza ultimamente controproducente per la causa religiosa che si afferma di volere difendere.

Altra sorpresa: i laici e i massoni non sono tutti cattivi. Un vecchio ministro e un coraggioso poliziotto capiscono che lo scontro fra la Chiesa e un’Italia che pure è ampiamente massonica non è nell’interesse neppure del governo di Roma. Ed è la collaborazione fra don Gaetano e il poliziotto che – senza volere qui svelare l’intreccio né rovinare la sorpresa finale – salverà la situazione. La lezione che sembra di poterne trarre è che la guerra senza quartiere tra cattolici e non cattolici nell’Italia di fine Ottocento – e magari anche in quella di oggi – è destinata a risolversi senza vincitori né vinti e non giova al Paese. Invece, emarginando gli estremisti e i violenti che non ci sono da una parte sola (a Garibaldi e alla sua apologia dell’Anticristo fanno da pendant gli ultras che, sulla base di una delirante interpretazione del cattolicesimo, ricorrono all’assassinio), un dialogo fra chi è disponibile a riflettere nell’uno e nell’altro campo possibile. Il commissario di polizia, alla fine, sembra quasi un ateo devoto, anzi è sul punto di riacquistare la fede. E Cammilleri, oltre che un romanziere brioso e divertente appare un “kattolico” più ragionevole di quanto pensino molti suoi frettolosi detrattori.