CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Quei preti di strada vittime del loro coraggio

di Massimo Introvigne (il Giornale, 12 agosto 2007)

Non passa ormai giorno senza che qualche quotidiano sbatta un prete accusato di abusi sessuali in prima pagina. Don Gelmini è il nome più illustre. Torino sembra la città più colpita, ma non è certo l’unica.

Qualche anno fa i sociologi della religione prevedevano nelle società industriali avanzate una progressiva scomparsa della religione, cui sarebbe rimasto il compito - rifiutato da tutte le altre agenzie sociali - di occuparsi dei soggetti marginali «lasciati indietro» dall’economia globalizzata. Che la religione stesse per sparire, come oggi sappiamo, non era vero. Ma i teorici della secolarizzazione avevano in gran parte ragione - non totalmente, perché ci sono anche benemeriti volontari non religiosi - quando sostenevano che sarebbe arrivato il giorno in cui di questo nuovo sottoproletariato si sarebbero occupate «quasi» solo le istituzioni religiose. In Italia a raccogliere drogati, piccoli delinquenti e ragazzini che fanno commercio del loro corpo in strade come via Cavalli a Torino si trovano in effetti quasi solo preti, suore e volontari cattolici. Chi conosce veramente questo mondo non si fa nessuna illusione. I giovani che delinquono e si prostituiscono non sono tutti ansiosi di convertirsi. Il presidente di una delle più importanti associazioni di volontariato italiano mi raccontava che i minorenni drogati che raccoglie e porta a casa tutte le sere in maggioranza lo ringraziano scappando al mattino e portando via tutto quello che sono riusciti a rubare.

Eppure centinaia di volontari cattolici continuano a raccogliere baby delinquenti, certo dopo avere preso qualche ragionevole precauzione: perché questo insegna il Vangelo, e perché ogni tanto qualcuno per davvero si salva. Ma tutto è tremendamente difficile, specie quando entra in gioco la droga, le cui vittime non solo diventano bugiardi patologici ma sono disposte a qualunque cosa per i soldi necessari a procurarsi una dose. I drogati e altri marginali chiedono, continuamente e senza ritegno.

Quando non ottengono minacciano, pronti a mordere la mano che li ha nutriti, o ricattano. Oggi hanno capito che ricattare con la minaccia di accusare i loro benefattori di avances sessuali funziona. Certo, il ricatto riesce perché fra tanti sacerdoti e volontari eroici c’è davvero qualche pecora nera. Ma riesce oggi più di ieri perché - suggestionati dall’esempio americano - molti avvocati, giornalisti e giudici, spesso già maldisposti verso la religione, si lanciano su ogni caso di questo genere come squali. Il rischio è che, come sta avvenendo in qualche diocesi americana, sacerdoti e suore finiscano per rinunciare alla dura missione di andare a cercare e accogliere drogati e marginali minorenni, perché troppo forte è il rischio che a qualcuno di questi piccoli delinquenti venga in mente di tentare un ricatto basato su fantasie di abusi sessuali. Si dirà che alcuni accusati sono forse colpevoli. È vero: ma la dinamica sociale da cui nascono questi ricatti dovrebbe indurre giornalisti e giudici a usare particolare cautela e riservatezza. Quando invece per ragioni ideologiche si aprono stagioni di caccia al prete si rischia che un enorme patrimonio di carità e di solidarietà vada perduto.