CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
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Massimo Introvigne - Domenico Maselli, I Fratelli. Una critica protestante della modernità, Elledici, Leumann (Torino) 2007

Recensione di G. Esposito (La Civiltà Cattolica, anno 159, n. 3784, 16 febbraio 2008)

Massimo Introvigne, che dirige il Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni), è noto per i suoi numerosi lavori sulla storia e la sociologia dei movimenti religiosi. Domenico Maselli, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, è fra i maggiori storici italiani del protestantesimo. In questo volume gli AA. ricostruiscono le vicende di un movimento protestante – i “Fratelli” – le cui origini risalgono al tempo successivo alla Rivoluzione francese e all’epoca napoleonica. Siamo all’inizio dell’Ottocento, e in varie parti dell’Europa (Gran Bretagna, Irlanda, Svizzera, Italia) nel “mosaico protestante” prende corpo il sogno di superare lo scandalo delle divisioni tra le Chiese. I pionieri tra cui si annoverano J. N. Darby, A. N. Groves, G. Müller, P. Guicciardini, sono accomunati dall’interesse per i temi della fine del mondo e dall’aspirazione a una Chiesa “rinnovata e purificata”. Questa esigenza di rinnovamento fa rientrare i Fratelli nel movimento delle “Chiese libere”, sorte nel corso dell’Ottocento come reazione alle “Chiese di Stato”, genericamente vissute come tiepide. In ogni caso l’utopia tanto sperata non si realizza e, anzi, il tentativo favorisce la nascita di nuove correnti religiose.

Fin dai loro primi passi, infatti, gli stessi Pionieri dei Fratelli non trovano l’accordo su tutti i punti. Ad esempio, alcuni, definiti i Fratelli “larghi”, sono disponibili ad accogliere ogni cristiano, a prescindere dalla sua provenienza. Altri invece, noti come i Fratelli “stretti” e con particolare riferimento a J. N. Darby, ritengono che prima di essere accolti ci si debba allontare dal Male e dall’apostasia che ha coinvolto tutte le Chiese, antiche o recenti. Questa distinzione tra i due gruppi, comunque, non rappresenta a pieno l’estrema varietà di atteggiamenti dei Fratelli e nemmeno la reciproca influenza tra correnti diverse. Basti pensare che, nel 1936, l’Ufficio del Censimento statunitense distingue ben otto grandi gruppi di Fratelli. Ad essi successivamente gli storici hanno aggiunto almeno altri due gruppi. Va considerato, in aggiunta, che la situazione anglo-americana non corrisponde pienamente a quella europea.

In ogni caso i Fratelli mostrano quel rinnovato vigore dei movimenti conservatori e fondamentalisti che caratterizza il mondo contemporaneo e che rappresenta una provocazione per la modernità, come sottolineato dal sottotitolo. Si tratta di una sfida che “non manca certamente di aspetti provocatori, che inducono a riflettere sui rapporti assai più complessi di quanto appaia a prima vista fra religione e modernità” (p. 123).

Il voume può risultare utile innanzitutto per introdurre alla comprensione della storia del protestantesimo moderno. In un senso più allargato è utile anche per riflettere su caratteristiche non confinabili al solo protestantesimo. Ci riferiamo soprattutto al rapporto tra religioni e modernità e alle categorie del fondamentalismo e del conservatorismo, oggi oggetto di grande attenzione nel mondo cristiano e in quello di altre religioni. In tale ottica il primo capitolo è certamente il più interessante. Peccato, allora, che le esigenze editoriali non abbiano consentito agli AA. di approfondire, soprattutto sotto il profilo della sociologia delle religioni, proprio quei temi che più avrebbero potuto interessare i lettori. A questi ultimi, comunque, ricordiamo che tali questioni sono trattate in modo molto più analitico in altri testi degli stessi AA., citati anche nel presente volume.


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Massimo Introvigne e Domenico Maselli
I Fratelli: una critica protestante della modernità
Elledici, Leumann (Torino) 2007