CESNUR - Centro Studi sulle Nuove Religioni diretto da Massimo Introvigne
www.cesnur.org

Il collezionista di vampiri – Intervista a Massimo Introvigne

di Stefano Priarone (Scuola di fumetto, no. 63, novembre 2008)

draculaGli americani li chiamano “uomini del Rinascimento”: persone cioè che hanno interessi in vari campi, spesso molto diversi.
Il legale e sociologo delle religioni Massimo Introvigne è anche un grande appassionato di Popular Culture ed è infatti fra i fondatori del CESPOC, il Centro Studi sulla Popular Culture, un centro internazionale che colleziona, cataloga e studia fascicoli popolari, romanzi popolari e fumetti, e che dispone a sua volta di un’ampia biblioteca. Sul sito del CESNUR (il Centro Studi sulle Nuove Religioni da lui fondato e diretto) si può trovare una bibliografia di oltre 11.000 fumetti dove appaiono vampiri, pubblicati in lingua inglese dal 1935 al 2000 (l’indirizzo è www.cesnur.org/2008/vampire_comics.htm). Ed è proprio sulla sua passione per i vampiri e per la popular culture che lo abbiamo intervistato.

Come hai avuto l’idea di curare una bibliografia sui vampiri a fumetti? Quali sono le caratteristiche di questo lavoro?

L’idea non è mia, ma di J. Gordon Melton e del suo collega canadese Robert Eighteen-Bisang. Io sono entrato nella squadra quando un primo abbozzo della monumentale bibliografia era già pronto, ampliando soprattutto le parti sui fumetti pre-code e sull’Inghilterra. L’idea di base è che il vampiro sia il secondo principale protagonista dei fumetti (a grande distanza dal primo) dopo il supereroe. La bibliografia rubrica tutto quanto esiste (fumetti e fotoromanzi, questi ultimi ben pochi) in lingua inglese, non solo dove il vampiro è protagonista ma anche dove è un semplice comprimario (per esempio le varie storie dove Batman, Superman, Captain America, Zorro ma anche i Flintstones, Daffy Duck, Archie e perfino Goofy, cioè Pippo, incontrano dei vampiri). Abbiamo inserito sia i fumetti per bambini, sia quelli presentati come “per adulti”, cioè a sfondo erotico. La biblioteca del CESNUR si occupa di religioni, e contiene fumetti in quanto hanno relazione con la religione, l’esoterismo e simili. Sulla base delle mie collezioni personali ho creato la biblioteca del CESPOC (Centro Studi sulla Popular Culture, www.popularculture.it) che indubbiamente parte dai miei interessi: il fumetto di vampiri, il fascicolo popolare statunitense, francese e italiano che idealmente precede il fumetto, e il noir nella tradizione inaugurata da Fantômas. Su tutti questi temi abbiamo una collezione fra le più importanti al mondo che ha trovato ospitalità presso la biblioteca del CESNUR ma è logicamente distinta da questa.

Sei più noto come direttore del CESNUR che come appassionato di vampiri, tuttavia non penso che vi sia contraddizione fra questi interessi…

Curiosamente, in molti Paesi sono stati gli studiosi accademici di religioni minoritarie e di esoterismo a interessarsi per primi in modo sistematico di vampiri e a produrre una letteratura scientifica in materia. Penso ad Antoine Faivre (già direttore di dipartimento e ordinario di Storia delle correnti esoteriche alla Sorbona, da poco in pensione) in Francia e a J. Gordon Melton (direttore dell’Institute for the Study of American Religions a Santa Barbara, in California) negli Stati Uniti. Il primo libro di Faivre, pubblicato nel 1962, si chiamava Les vampires; nel 2001 è uscito un volumone in suo onore in cui diversi articoli ricordano questi suoi studi (il mio si chiama “Antoine Faivre, padre degli studi contemporanei sui vampiri”). Quanto a Melton, le sue due edizioni dell’enciclopedia dedicata ai vampiri, The Vampire Book, hanno venduto più di centomila copie, superando le sue pure ben note enciclopedie dedicate alle religioni. Tra l’altro, Faivre e Melton sono tra i responsabili delle branche rispettivamente francese e statunitense del CESNUR.

Quali sono stati i primi vampiri a fumetti?

Per quanto riguarda la lingua inglese, il primo vampiro, “The Vampire Master”, appare nella prima vignetta della storia Doctor Occult and the Ghost Detective, pubblicata su New Fun Comics (la prima pubblicazione DC) numero 6 dell’ottobre 1935. La storia – che continua poi in More Fun Comics – è molto ricercata dai collezionisti perché sotto gli pseudonimi di Leger e Reuths gli autori sono Jerry Siegel (1914-1996) e Joe Shuster (1914-1992), i creatori di Superman. Nel 1939 troviamo poi sui numeri 31 e 32 di Detective Comics la classica storia “Batman contro il vampiro”. Qui finiscono le apparizioni dei vampiri negli anni 1930. Negli anni 1940 ci sono una trentina di titoli, fra cui spiccano la propaganda di guerra che vede Captain America combattere vampiri mandati negli Stati Uniti da scienziati pazzi giapponesi e gli incontri con i vampiri del Frankenstein umoristico creato nel 1945 da Dick Briefer (1915-1982), finchè nel 1948 è lanciato Adventures into the Unknown!, il primo fumetto dell’orrore che annuncia l’esplosione di albi dedicati ai vampiri, ai serial killer e altri mostri nei primi anni 1950 (con titoli famosissimi come Tales from the Crypt, Haunt of Fear e tanti altri), esplosione che sarà fermata dal parallelo passaggio nel 1954 negli Stati Uniti del Comics Code e in Gran Bretagna della legge contro i fumetti “diseducativi” chiamata Children and Young Persons (Harmful Publications) Act.

Lo hai menzionato: parliamo di un feroce ammazzavampiri, il Comics Code.

Nel 1959 Richard Condon (1915-1996) pubblica il suo romanzo Il candidato della Manciuria, il principale manifesto letterario delle teorie secondo le quali il “lavaggio del cervello” è la tecnica normalmente usata per fare accettare alle persone idee assurde che altrimenti non avrebbero fedeli (nella propaganda della Guerra Fredda si trattava del comunismo).
Molti conoscono questo romanzo anche in Italia dal film del 1962 con Frank Sinatra (1915-1998, che ha avuto un remake aggiornato nel 2004 con The Manchurian Candidate diretto da Jonathan Demme, Ndr). Ebbene, nel romanzo lo scienziato cinese Yen Lo si trova a dover convincere un gruppo di generali russi e cinesi che il lavaggio del cervello esiste, e non trova di meglio che citare il libro del 1954 Seduction of the Innocent dello psichiatra americano Fredric Wertham (1895-1981) per provare che in America a milioni di adolescenti viene lavato il cervello con i fumetti dell’orrore. Wertham sarà il grande protagonista della campagna che porterà al Comics Code, che tra l’altro vieterà la rappresentazione dei vampiri nei fumetti fino alla sua revisione nel 1971. Naturalmente nel periodo 1954-1971 i vampiri non scompaiono del tutto perché ci sono case editrici che non aderiscono al codice (che non è una legge, ma un regolamento di autodisciplina) come la Dell, si tollera la rappresentazione di vampiri umoristici (per esempio nelle avventure a fumetti degli attori Jerry Lewis e Bob Hope [1903-2003], pubblicate dalla DC) e soprattutto il codice riguarda gli albi a fumetti, non le riviste in bianco e nero almeno in teoria destinate agli adulti, il campo in cui l’editore Jim Warren rilancia in grande stile il vampiro negli anni 1960 dalle pagine di Creepy, Eerie e Vampirella nonostante il codice.
Wertham è oggi sinonimo di oscurantismo e censura. In realtà egli si inserisce nella tradizione tipica della Guerra Fredda che attribuisce al “lavaggio del cervello” tutti i comportamenti antisociali o semplicemente impopolari, una tradizione screditata dagli studi seri ma ancora viva quando si parla di “sette”, tuttora accusate di praticare il “lavaggio del cervello”. Nel mio volume Il lavaggio del cervello: realtà o mito? (Elledici) ricostruisco la storia, a suo modo affascinante, di questo pittoresco concetto.

Alcuni dei pezzi più pregiati della tua collezione?

Purtroppo i più pregiati – per ovvie ragioni di sicurezza – non sono nella biblioteca del CESNUR, aperta al pubblico, e nemmeno a casa mia, ma custoditi in banca. Ho i due Batman del 1939, il New Fun Comics con la prima storia di vampiri e la prosecuzione in More Fun Comics n. 7, n. 8 e n. 9. Ho quasi tutti i titoli precode, e per quanto riguarda l’epoca più recente molte delle varianti di prezzo (oggi piuttosto ricercate) introdotte a titolo sperimentale dalla Marvel per brevi periodi e delle varianti canadesi.

Vampirella: la sexy vampira di Drakulon può essere considerata figlia del suo tempo?

Certo Forrest Ackerman si ispirò a Barbarella interpretata da Jane Fonda per crearla nel 1969, e Barbarella era un’icona degli anni 1960. Peraltro Vampirella, come Batman o Superman, si è evoluta e ce ne sono diverse versioni piuttosto diverse fra loro, ciascuna figlia del suo tempo. Problemi legali a parte, i fan della Warren non amano la “nuova” Vampirella della Harris. E tra i fan della Harris ce ne sono che hanno reagito piuttosto male al passaggio alla versione manga, Vampi, di Kevin Lau, tanto che Vampi e Vampirella hanno proseguito parallelamente ma separatamente (c’erano anche due fan club separati) finchè oggi Vampi sembra morta di morte naturale mentre Vampirella, da buona vampira, vive.

A proposito di vampiri moderni, viene spontaneo pensare a Buffy the Vampire Slayer, la brillante serie televisiva creata da Joss Whedon e sulla quale hai tenuto un’interessante lecture ad Harvard. Quali sono le differenze fra i vampiri tradizionali e la mitologia dei non morti di Buffy?

Il fenomeno Buffy è senza precedenti per vastità di derivazioni letterarie e fumettistiche nella storia del cinema e della televisione, avendo superato anche il pur popolare Dark Shadows. I lettori della nostra bibliografia se ne renderanno conto. Si tratta anche di un prodotto televisivo di qualità straordinariamente buona, purtroppo bistrattato in Italia da una programmazione schizofrenica. Hanno cominciato ad interessarsene anche gli accademici, e non solo il sottoscritto (che, invitato a Harvard dalla prestigiosa Fondazione Templeton a parlare di Dio nel 2000, ebbe la temerarietà di scegliere come tema di conferenza il concetto di Dio in Buffy). Roz Kaveney ha curato nel 2001 la prima antologia di studi accademici su Buffy, Reading the Vampire Slayer e ne sono seguite diverse altre.
La creazione di Whedon gioca molto sulle nozioni tradizionali di vampiro ma introduce anche con Angel il tema postmoderno del vampiro come eroe positivo (già anticipato dai fumetti e in parte da Anne Rice); la mitologia ricorda Lovecraft e altri quanto a un’epoca dei mostri o dei vampiri precedenti alla nostra, ma ha anche tratti originali. Nel primo episodio il bibliotecario-osservatore Giles mostra l’ambizione di creare una nuova mitologia quando spiega a Buffy che “il mondo è più vecchio di quanto pensiate e, contrariamente alla mitologia popolare, non è cominciato con un Paradiso”, ma con un mondo di mostri di cui i vampiri sono gli eredi.

Come trovi la nuova stagione di Buffy a fumetti e quella di Spike che vendono davvero bene in USA? Vorresti un film di Buffy come di recente hanno fatto quello di X-Files?

Penso che Buffy e soprattutto Angel fossero destinati a continuare, e che un film risponderebbe ai molti interrogativi che l’ultima stagione di Angel lascia aperti. Tuttavia come ha detto Joss Whedon, perché un film sia possibile “le stelle dovrebbero allinearsi”, in quanto diversi attori cruciali hanno trovato una carriera lontana da Buffy, sono diventate vere e proprie star e non so se siano interessati a tornare a Buffy. Per quanto riguarda i fumetti confesso che apprezzo di più la prosecuzione della storia di Angel, in cui del resto Whedon è più direttamente coinvolto, rispetto alla cosiddetta ottava stagione di Buffy che ha delle escursioni sperimentali che certo sono approvate da Whedon ma non sembrano del tutto coerenti con la serie televisiva (per esempio: Buffy lesbica e ora ex-lesbica). Mi sembra che anche alcuni attori della serie televisiva Buffy abbiano espresso le stesse riserve.

I tuoi vampiri fumettistici preferiti?

Si rischia di scadere nell’ovvio citando Vampirella e la serie La tomba di Dracula della Marvel, ma si tratta di punti di riferimento irrinunciabili e i vecchi “testi canonici” si rileggono sempre con piacere [siamo d’accordo, Ndr]. Giacchè tra le mie diverse attività sono anche socio di un grande studio legale, sono pure affezionato (come tanti avvocati americani) a Wolff & Byrd, Counselors of the Macabre (oggi Supernatural Law), gli avvocati che hanno come clienti mostri, vampiri e lupi mannari, anche se i vampiri appaiono solo occasionalmente. Penso inoltre che uno dei migliori fumetti di vampiri sia Deadbeats di Richard Howell e Ricardo Villagran che con 82 fascicoli dal 1993 al 2007 è anche la più lunga storia di vampiri continua mai pubblicata nel fumetto (le storie di Vampirella, che continuano, hanno certo una durata più lunga, ma non si tratta in nessun modo di una storia continua, e lo stesso vale per i vampiri dell’universo Marvel, che ogni tanto riappaiono dopo l’epopea di Tomb of Dracula). Lo stile di Howell e Villagran non assomiglia a nessun altro: la trama è molto complessa e sicuramente ci vuole più tempo a leggere un numero di Deadbeats rispetto alla maggioranza degli altri fumetti. Apprezzo molto anche il nostro Dampyr, che quando è nato è stato un fumetto da tanti punti di vista nuovo (e quello dell’horror è un settore dove creare la novità è sempre difficile) anche se mi pare che qualcuno degli ultimi numeri abbia perso qualche colpo.

Chiudiamo con un mix di popular culture e religione. Questa intervista uscirà intorno ad Halloween, per me è un’occasione per rassegne horror e ha ispirato film (la serie inaugurata da Carpenter), fumetti (persino il Grande Cocomero dei Peanuts) e cartoni animati (gli speciali di Halloween dei Peanuts) interessanti, e non sono molto d’accordo su quei vescovi che la condannano come neopagana.

Certamente Halloween è l’occasione di molte iniziative di notevole spessore, e talora di buona qualità, anche nel mondo dei fumetti. Credo che i vescovi condannino l’importazione di mode “americane” (anche se qui le radici remote sono europee) e gli eccessi superficiali cui un certo mondo giovanile si abbandona.