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Introvigne indaga quattro fratture nelle radici d’Europa

di Maurizio Schoepflin (Avvenire, 11 settembre 2008, p. 31)

Massimo Introvigne, Il dramma dell'Europa senza Cristo. Il relativismo europeo nello scontro delle civilta
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“Quest’Europa sembra essere stanca, anzi sembra volersi congedare dalla storia”: non fece ricorso a espressioni edulcorate Benedetto XVI rivolgendosi alla Curia romana nel Natale 2006; non usò parole di circostanza per esprimere tutta la sua preoccupazione di fronte allo spettacolo di una civiltà che, dimentica della propria ricchezza, sembra preferire l’oblio, la fuga, l’abbandono della scena. È partendo di qui, dal magistero pontificio, che Massimo Introvigne comincia il suo viaggio alla ricerca delle radici del Vecchio Continente, che molti vorrebbero recidere o quanto meno occultare. Tale viaggio inizia con l’esame della crisi dell’identità europea e delle sue cause e prosegue identificando nel cristianesimo l’unica via d’uscita dalle gravi difficoltà in cui si dibatte la nostra cultura. Introvigne si sofferma a individuare le forze che s’oppongono alla rinascita di un’autentica religiosità cristiana e a questo riguardo indica nell’ombra lunga del comunismo e nell’affermazione del relativismo postmoderno le insidie attualmente più pericolose. Infine l’autore chiarisce la propria convinzione secondo cui il messaggio del Concilio Vaticano II deve essere interpretato in continuità e non in rottura con la precedente tradizione della Chiesa, e mette in luce le molte ragioni che devono spingere i cristiani a impegnarsi in politica secondo i dettami della dottrina sociale cattolica. A giudizio di Introvigne, quattro sono state le grandi fratture che in epoca moderna hanna drammaticamente caratterizzato la storia europea e hanno prodotto le condizioni adatte a quel tentativo di sradicamento del cristianesimo a cui stiamo da tempo assistendo: il fideismo protestante (a cui si collega l’assolutismo), l’illuminismo (al quale si lega la Rivoluzione francese), il comunismo e il relativismo libertario. A ben vedere, si tratta di eventi causati dalla rottura del giusto equilibrio che deve tenere insieme fede e ragione, singolo e comunità. Non v’è dubbio che tale equilibrio sia uno dei frutti più alti della concezione cattolica del mondo e che, pertanto, solo il ritorno al cattolicesimo sia in grado di ripristinarlo. Tuttavia – afferma Introvigne – per ottenere questo risultato decisivo per le sorti dell’Europa non bastano i proclami e le affermazioni di principio: è necessario l’impegno concreto di chi non si rassegna alla deriva nichilista oggi apparentemente inarrestabile. Perché, come insegna Benedetto XVI, “accendere un fiammifero vale più che maledire l’oscurità”.