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Il Papa a Malta. La “difesa della cristianità” contro “la pressione di gruppi ostili alla fede cristiana

di Massimo Introvigne

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Dopo tante nubi, per Benedetto XVI torna il sereno. A tutti noi che lo abbiamo visto a Malta il Papa è apparso felice di trovarsi in mezzo a una grande folla di semplici cattolici che non frequentano i salotti buoni, non leggono il New York Times ma sventolano contenti le bandiere del Vaticano e gridano “Viva il Papa”. Malta – il Paese del mondo con la più alta percentuale di cattolici praticanti, oltre il settanta per cento – è la terra ideale per questo ritorno al popolo cattolico reale.

I viaggi del Papa, però, non sono mai occasionali. A Malta Benedetto XVI ha certo incontrato le vittime di tragici episodi di pedofilia, ma l’incontro – pure commovente e importante – non deve oscurare il senso globale della visita e dei discorsi. Il Papa è venuto per rilanciare uno dei temi che alle lobby ha dato fastidio e su cui si vorrebbe farlo tacere: quello dell’Europa che o è cristiana e riconosce la sua storia o non è. In Germania e in Austria il Papa aveva ripreso l’appello di Giovanni Paolo II a riconoscere anche nei testi costituzionali dell’Europa le radici cristiane. In Francia aveva precisato che queste radici sono monastiche, che la cultura europea si è formata con l’azione civilizzatrice dei grandi monasteri del Medioevo. A Malta aggiunge un altro tassello: le radici dell’Europa sono paoline. La grandezza del nostro continente nasce dal comando di Dio a san Paolo di “passare in Europa”. Anche a Oriente c’erano ricche civiltà. Ma la Provvidenza diresse la nave di Paolo verso l’Europa, non verso l’Asia, e così nacque quello che chiamiamo Occidente. Nacque, in parte, a Malta dove 1950 anni fa – questa è la ragione del viaggio di Benedetto XVI – la stessa Provvidenza fece naufragare san Paolo, che ne trasse occasione per fondare la prima comunità cristiana dell’isola.

Da allora san Paolo a Malta è dovunque, come ricorda anche una mostra voluta dal Primo Ministro Gonzi per la visita del Papa. Ha suscitato ordini religiosi e missionari maltesi che sono andati in tutto il mondo. Si ritrova in tutti gli snodi della grande storia di una piccola isola che diverse volte ha salvato l’Europa fermando la marea musulmana, come quando nel 1565 respinse vittoriosamente il grande assedio dei Turchi. Già prima, nel 1429 – un tema centrale nella pittura di Malta – san Paolo secondo la tradizione apparve a cavallo con la spada sguainata per guidare personalmente i maltesi a respingere un’invasione saracena. Benedetto XVI ha salutato “le fortificazioni che risaltano in maniera così prominente nell’architettura dell’isola  e che ci parlano di lotte precedenti, quando Malta contribuì moltissimo alla difesa della cristianità sia per terra che per mare”.

Le lotte continuano. Oggi Malta deve fare fronte alla sfida dell’immigrazione clandestina, su cui il Papa ha avuto parole equilibrate, ricordando che questo problema “naturalmente, non può essere risolto dall’isola di Malta” da sola. “So delle difficoltà che può causare l’accoglienza di un gran numero di persone, difficoltà che non possono essere risolte da alcun Paese di primo approdo, da solo”. I poveri dell’Africa, se vanno certamente accolti con cristiana generosità quando è necessario, vanno anzitutto aiutati a casa loro “perché tutti possano, nella loro terra, vivere una vita dignitosa”.

Le leggi di Malta non comprendono né il divorzio né l’aborto, né riconoscono le unioni omosessuali. Su questi punti l’isola cattolica resiste alle pressioni delle istituzioni europee e di una cultura che “promuove idee e valori che sono talvolta in contrasto con quelle vissute e predicate da nostro Signore Gesù Cristo. Spesso sono presentate con un grande potere persuasivo, rinforzato dai media e dalla pressione sociale da gruppi ostili alla fede cristiana”. Sulle lobby che cercano di travolgere la resistenza delle istituzioni del popolo maltese Benedetto XVI è tornato più volte: “Non tutto quello che il mondo oggi propone è meritevole di essere accolto dai Maltesi. Molte voci cercano di persuaderci di mettere da parte la nostra fede in Dio e nella sua Chiesa e di scegliere da se stessi i valori e le credenze con i quali vivere. Ci dicono che non abbiamo bisogno di Dio e della Chiesa”.  

Malta invece, ha detto il Papa, deve “continuare a difendere l’indissolubilità del matrimonio quale istituzione naturale e sacramentale, come pure la vera natura della famiglia, come già sta facendo nei confronti della sacralità della vita umana dal concepimento sino alla morte naturale”. “Qui a Malta vivete in una società che è segnata dalla fede e dai valori cristiani. Dovreste essere orgogliosi che il vostro Paese difenda sia il bambino non ancora nato, come pure promuova la stabilità della vita di famiglia dicendo no all'aborto e al divorzio. Vi esorto a mantenere questa coraggiosa testimonianza alla santità della vita e alla centralità del matrimonio e della vita famigliare per una società sana (…).Nel contesto della società europea, i valori evangelici ancora una volta stanno diventando una contro-cultura, proprio come lo erano al tempo di San Paolo”

Riparte dunque da Malta la battaglia di Benedetto XVI per il riconoscimento pubblico delle radici cristiane dell’Europa. “Non lasciate mai – ha detto il Papa ai maltesi – che la vostra vera identità venga compromessa dall’indifferentismo o dal relativismo. Possiate essere sempre fedeli all’insegnamento di san Paolo, che vi esorta: ‘Vigilate, state saldi nella fede, comportatevi in modo virile, siate forti. Tutto si faccia tra voi nella carità’ (1 Cor, 13-14)”.  Il Papa sa che, quando le lobby vogliono costringere a tacere, la migliore risposta è alzare la voce.