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Il "codice Massignon" per capire la Siria oggi, di Massimo Introvigne

di Massimo Introvigne (La Bussola Quotidiana, 25 marzo 2011)

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Per capire quello che sta succedendo in Siria occorre raccontare una strana storia che potremmo chiamare codice Massignon, dal nome del sacerdote cattolico di rito melchita e grande islamologo Louis Massignon (1883-1962), il cui approccio irenico nei confronti dell’islam ha dominato il mondo cattolico per decenni e ha iniziato a essere messo in discussione solo con il pontificato di Benedetto XVI.

Grandissimo studioso, Massignon ha anche lavorato per anni per l’intelligence e la diplomazia francese, ed è stata una voce molto ascoltata a Parigi – per cinquant’anni – su tutto quanto riguarda la Siria. Il Massignon uomo dei servizi e diplomatico sta alla Francia e alla Siria come Thomas Edward Lawrence (il famoso “Lawrence d’Arabia”, 1888–1935) sta alla Gran Bretagna e alla penisola arabica. Quando nel 1916 sono conclusi gli Accordi Sykes–Picot, che dividono il Medio Oriente in zone d’influenza attribuendo alla Francia la Siria e il Libano e alla Gran Bretagna la penisola arabica e l’attuale Iraq, sono Massignon e Lawrence i principali esperti che partecipano alle trattative.

L’accostamento dell’islamologo cattolico alle cose siriane, di cui era impareggiabile conoscitore, è stato certamente condizionato dalla sua simpatia per gli sciiti e anche dalla sua discreta ma decisiva affiliazione politica – che derivava a sua volta da un’interpretazione del messaggio della Madonna nell’apparizione di La Salette del 1846, cruciale per tutta la spiritualità di Massignon – a un piccolo movimento francese importante nel secolo XIX e che esiste ancora oggi, il naundorffismo, nato dalla pretesa dell’avventuriero Louis Naundorff (1785-1845) di essere Luigi XVII, il figlio di Luigi XVI (1754-1793) e di Maria Antonietta (1755-1793), che sarebbe miracolosamente sopravvissuto alla prigione del Tempio. L’avversione di Massignon per la dinastia degli Omayyadi, i primi califfi sunniti che avrebbero conculcato il giusto diritto di ‘Ali (morto nel 661), cugino del Profeta e suo genero in quanto marito della figlia prediletta Fatima, nasce da un parallelo fra i discendenti di ‘Ali e la famiglia Naundorff. Egli vede nelle ingiustizie contro i figli di ‘Ali e Fatima una “figura” delle ingiustizie della Francia contro i “veri” discendenti di Luigi XVI, i Naundorff.

Pure non insensibile ai magnifici monumenti omayyadi di Damasco, Massignon si accosta così con un pregiudizio favorevole alla rivendicazione dei partigiani di ‘Ali, gli sciiti, e per primo in Occidente studia le “sette” dette iper-sciite, che considerano ‘Ali non solo una vittima delle ingiustizie sunnite ma un’incarnazione divina e il rivelatore di dottrine esoteriche. Tra questi iper-sciiti ci sono gli alauiti siriani, minoranza (12%) in un paese all’ottanta per cento sunnita. Massignon non solo li fa conoscere, ma tesse una trama di relazioni che contribuisce in modo decisivo a farne i migliori amici della Francia nel complicato scenario siriano. Secondo Massignon, l’Occidente aveva una buona ragione per favorire gli alauiti. Essi sarebbero in qualche modo filo-cristiani. Nella letteratura alauita, in buona parte segreta e nota solo appunto grazie a Massignon, lo studioso francese trova tutta una serie di ipotesi e di leggende in qualche modo aperte verso il cristianesimo. La sua attenzione si appunta sulla venerazione di Fatima, moglie di ‘Ali e figlia di Muhammad, che da cristiano Massignon considera una misteriosa “figura” di quella Vergine Maria apparsa – per Massignon, non casualmente – dopo La Salette in una località portoghese che si chiama appunto Fatima.

Gli studi alauiti di Massignon si concentrano poi sulla figura di Salman Pak, un cristiano persiano che fu barbiere e consigliere di Muhammad e che secondo alcune leggende, pur riconoscendo nel fondatore dell’islam un vero inviato di Dio, non avrebbe mai abiurato il cristianesimo. Presso le eresie iper-sciite, in particolare gli alauiti, Salman Pak forma addirittura con ‘Ali e Muhammad una trinità, nessuno dei cui membri è considerato “Dio per essenza” ma cui è attribuita – Dio essendo ineffabile e inconoscibile – una “deificazione per partecipazione”, così che ci si avvicinerebbe in qualche modo alla nozione cristiana di Trinità. Il culto di Salman Pak nelle corporazioni di mestiere arabe, conosciuto in Occidente dopo le Crociate, avrebbe influenzato secondo una tesi di Massignon perfino la nascita della massoneria in Occidente. La tesi è storicamente molto dubbia, ma è ideale per attirare sugli alauiti non solo le simpatie dei francesi cattolici, ma anche di quelli massoni.

Sarà dunque grazie all’appoggio francese influenzato dalla teorie di Massignon che gli alauiti – e in particolare i membri della potente famiglia alauita Asad – occuperanno le posizioni decisive nell’Esercito siriano: il che permetterà loro, dopo l’indipendenza, di impadronirsi del potere, dopo alterne vicende, nel 1970 con il colpo di Stato di Hafiz al Asad (1930-2000), cui è succeduto nel 2000 il figlio e attuale presidente Bashar al Asad.

Si potrebbe fare qualche considerazione sul fatto che la Francia, tanto sollecita per i diritti umani, si è sempre voltata dall’altra parte quando gli Asad hanno instaurato e perpetuato una spietata dittatura in Siria. Ma questo ci porterebbe lontano dal nostro tema. Gli sciiti odierni considerano gli iper-sciiti alauiti “fratelli che sbagliano”, il che spiega le buone relazioni della minoranza alauita al potere in Siria con la casa madre sciita in Iran e con gli sciiti Hezbollah in Libano. I sunniti considerano invece gli iper-sciiti in genere e gli alauiti in particolare eretici non musulmani. In Siria con la famiglia Asad non vi è dunque – come altrove – una dittatura della maggioranza che opprime le minoranze, ma la dittatura di una minoranza (alauita) sulla maggioranza (sunnita). Di qui negli anni 1980 i tentativi d’insurrezione anti-Asad dei Fratelli Musulmani, sunniti, e la repressione alauita che ha fatto un numero di morti che probabilmente non si riuscirà mai a contare, variamente stimato fra i 35.000 e i 70.000.

Gli Asad sono al governo da quarant’anni. Hanno cooptato nel loro sistema di potere diversi sunniti, ma la maggioranza continua a non accettare che una minoranza religiosa domini un Paese dove più di otto cittadini su dieci non sono alauiti. “C’est la faute à Massignon”, “è colpa di Massignon”, mi ripeterono intellettuali e accademici siriani durante una visita a Damasco nel 2005. C’è del vero. Ma in ogni caso il dominio di una minoranza su una maggioranza prepara sempre polveriere che, presto o tardi, esplodono.