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Francia, i cristiani nel mirino

di Andrea Tornielli (La Stampa, 13 settembre 2011)

Ogni due giorni in Francia viene attaccata una chiesa cattolica o un cimitero, con profanazioni, distruzioni e atti vandalici. È quanto emerge da una statistica della Gendarmeria francese, citata ieri al vertice dell’Osce sui crimini contro i cristiani, che si è svolto a Roma, al Centro De Gasperi del ministero dell’Interno.

Un incontro a porte chiuse, patrocinato dall’Italia e organizzato da Massimo Introvigne, rappresentante Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, al quale hanno partecipato 150 delegati dei Paesi membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

Gli atti di vandalismo in Francia, attribuiti spesso a “giovani balordi”, non sono stati smentiti dal rappresentante per gli Affari religiosi del ministero degli Esteri di Parigi, Roland Dubertrand, il quale ha però assicurato che “il settanta per cento degli autori è stato assicurato alla giustizia” e dunque il problema “non viene sottovalutato”.

I cristiani, ha detto introducendo i lavori l’arcivescovo Dominique Mamberti, “ministro degli Esteri” vaticano, sono il gruppo religioso “più perseguitato del mondo”. “Purtroppo – ha spiegato – ci sono segnali anche nei nostri Paesi di tentativi di marginalizzare la religione e discriminare i cristiani. Nessuno vuole confondere questi tentativi con le uccisioni che avvengono in altre regioni del mondo. Ma quando si crea il clima di discriminazione contro i cristiani, lì possono maturare anche i crimini”.

“Alla radice del problema – ha aggiunto Mamberti – c’è una riflessione non sufficiente su che cosa sia la libertà religiosa”, che “non è una libertà fra tante altre” ma “la base di tutte” e “non può essere ridotta alla libertà di culto”. La libertà religiosa, ha detto, “comprende il diritto di predicare, educare, aprire scuole, convertire, partecipare alla vita politica”, e non è sinonimo “di relativismo”, né “dell’idea che tutte le religioni si equivalgano”. Al contrario, “il relativismo e il laicismo sono minacce per la libertà religiosa”.

Introvigne ha parlato per l’Occidente della “logica del piano inclinato”: “Si parte dall’intolleranza contro i cristiani, che è un fatto culturale. Di qui si passa alla discriminazione, che è un dato giuridico: leggi che limitano la libertà dei cristiani. E questo crea un clima dove qualcuno passa all’azione”. Si arriva così “ai crimini d’odio, dall’uccisione di preti e suore alla profanazione delle chiese, che raggiunge livelli record in Francia e nel Nord Europa”.

Il viceministro degli Esteri della Lituania Evaldas Ignatavicius e l’ambasciatore Lamberto Zannier, segretario generale dell’Osce, hanno entrambi richiamato la necessità di una “vigilanza costante” per cogliere i segnali di intolleranza, e di “un’attività educativa e una sensibilizzazione dei media”.

Mentre don Piotr Mazurkiewicz, segretario del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, ha affermato che il problema più grave è “l’intimidazione dei cristiani che tende a spingerli fuori dalla sfera pubblica in Europa attraverso leggi sui temi della vita e della famiglia che criminalizzano il dissenso”. Argomento ripreso con forza anche dal metropolita Hilarion di Volokolamsk, del Patriarcato di Mosca, che ha citato come esempio negativo “la nuova Educación ciudadana in Spagna”, che presenta “una educazione alla sessualità incompatibile con i valori cristiani”.