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Alessandro Iovino, Alfonso Melluso. Il giovane saggio del pentecostalismo italiano, Edizioni GBU, Chieti 2014, 96 pp.


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La nuova fatica editoriale di Alessandro Iovino – storico e saggista –, pubblicato dalle Edizioni GBU nella collana “Evangelici d’Italia”, verte sulla figura di Alfonso Melluso (1928-2012), il cui cognome è legato alla famosa azienda di cui egli stesso è stato imprenditore: il Calzaturificio Melluso di Napoli.

Per la verità, il libro non è da considerare una mera biografia di Alfonso Melluso, poiché l’Autore – che del Melluso era parente – inserisce la sua vita religiosa e imprenditoriale nel contesto ampio e interessante del pentecostalismo delle Assemblee di Dio in Italia, e nello specifico, in Campania e nel napoletano. Alfonso Melluso era in effetti di Napoli, e di fede evangelica pentecostale.

Dopo una Prefazione firmata dal Prof. Giancarlo Rinaldi dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, e una Presentazione del Pastore Davide Di Iorio – Segretario delle Chiese Cristiane Evangeliche Assemblee di Dio in Italia –, il primo capitolo del libro – La testimonianza pentecostale a Napoli – c’inserisce subito nell’interesse dello studio svolto, in quanto traccia la storia della testimonianza pentecostale a Napoli e dintorni, a partire dai primi credenti influenzati dal protestantesimo del secolo XVI, tra i quali il noto Pietro Martire Vermigli (1499-1562). Con una lodevole precisione storica, l’Autore giunge fino all’inizio del Novecento, quando il pentecostalismo nascente in America si sviluppa in maniera consistente a Napoli e in tutta la Campania, in particolare tramite l’opera di Umberto Gorietti (1904-1982), Aurelio Pagano (1900-1969) e Salvatore Anastasio (1904-1984). Quest’ultimo fu un personaggio di prima importanza per le vicende di persecuzione contro i “culti ammessi” durante il fascismo. Anastasio – che era lo zio di Alfonso Melluso – fu mandato al confino per qualche anno, e viene indicato da Iovino quale esempio del difficile periodo per i seguaci delle minoranze religiose cristiane non cattoliche durante il ventennio fascista.

Il secondo capitolo – Il «giovane saggio» – è interamente dedicato alla biografia di Alfonso Melluso, dalla nascita alla morte. Il “giovane saggio” – così amava chiamarlo Umberto Gorietti, che fu il primo presidente delle ADI in Italia – viene descritto nel suo carattere di uomo di fede e imprenditore. Di temperamento riservato e non alla ricerca dei clamori, Melluso inizia a lavorare nel calzaturificio dello zio Salvatore Anastasio all’età di quindici anni, e si converte al pentecostalismo sempre in giovane età. La sua famiglia aveva peraltro abbracciato la fede pentecostale già nel 1933, quando Alfonso aveva appena cinque anni. La vita di Alfonso Melluso si divide tra spiritualità e imprenditoria, con una priorità data all’impegno di fede, che lo porterà a diventare pastore della comunità di Secondigliano – nella zona settentrionale di Napoli – dal 1981 al 2010, dopo avere lavorato nella comunità di Moschiano (Avellino) dal 1974. La validità dell’impegno pastorale di Melluso viene ribadita con forza e affetto, ma anche con rigore storico dall’Autore, che come abbiamo accennato era legato al Melluso da un legame di parentela. Iovino non nasconde qualche discussione e diversità di vedute intercorse fra lui e Melluso, ma questo non lo influenza nella descrizione della fermezza e delle virtù del soggetto della sua biografia.

Il terzo capitolo – Ai «piedi» del Vesuvio: la storia del calzaturificio Melluso – è il più “tecnico”, in quanto descrive lo sviluppo dell’azienda Melluso, partendo dagli esordi di bottega fino a diventare uno dei marchi più apprezzati del made in Italy nel settore delle calzature, come pure della moda in generale, e pone in rilievo il tema dell’imprenditorialità intesa nel senso evangelico di fare fruttare i propri talenti per determinare sempre migliori situazioni di lavoro e di vita, a sé stesso, ai propri cari, al proprio territorio.

Concludono lo studio un’Appendice e un’accurata Bibliografia, che testimoniano dello sforzo anche scientifico del lavoro svolto dall’Autore.
Conclusivamente, il volume di Alessandro Iovino risulta interessante in quanto evidenzia – nel tratteggiare una biografia, che è anche ricostruzione storiografica di un ambiente umano e di un territorio – il nesso tra fede e lavoro, fra impegno spirituale e secolare. A livello imprenditoriale, il lavoro e la dedizione di Alfonso Melluso sono stati sempre basati sulla sua fede in Cristo, al punto che sovente i locali dell’azienda venivano usati per la preghiera, per ospitare convegni pentecostali, ma anche per opere sociali. Durante il periodo del terremoto in Irpinia del 1980, per esempio, il grande deposito del calzaturificio Melluso di Calvizzano (Napoli) divenne un centro di raccolta e smistamento degli aiuti di prima necessità. In Alfonso Melluso non troviamo l’inconciliabilità tra vita spirituale e impegno lavorativo, che anzi si armonizzano pienamente e hanno influenzato lo sviluppo e la testimonianza del grande movimento pentecostale napoletano.

Come giustamente sintetizza nella Prefazione il Prof. Rinaldi: «Parlare di Alfonso Melluso significa far rivivere una pagina di storia dell’evangelismo napoletano. Ma non solo. La vita del personaggio si è dipanata con uno stile di sobrietà attraverso molteplici filoni che hanno attraversato questa storia, e si è anche esemplarmente proiettata in un tessuto sociale, quale quello del Mezzogiorno d’Italia, che siamo soliti connettere a problematiche di antica arretratezza. Ma così non è stato, con Alfonso Melluso. Ecco anche perché una sua biografia può e deve servire quale bussola atta ad affrontare le sfide, e sono gravi e molteplici, che il futuro ci riserva».