Recensions

 

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Il Bestiario del Cristo

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Il Giardino del Cristo ferito

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« L'oeuvre de Louis Charbonneau-Lassay est encore mal connu en France. [...] Aussi, la traduction italienne qui en est faite par les éditions Arkeios mérite-t-elle d'être signalée. Les deux titres parus à ce jour -- Il Bestiario del Cristo et Il Giardino del Cristo ferito -- reprennent des écrits déjà réédités en français mais aussi des textes qui ne l'ont pas été. Avec les deux volumes encore en préparation, on devrait donc disposer de l'édition la plus complète à ce jour de cette herméneutique symbolique de l'emblématique chrétienne. [...] A notre époque où l'on observe un fort regain d'intérêt pour les symboles et la sacralité cosmique, on ne peut que [...] souhaiter que ces ouvrages connaissent en France un succès comparable à celui, considérable, qu'ils ont eu en Italie » (Jérôme Rousse-Lacordaire, Vie spirituelle, 76e année, n° 718, tome 149, mars 1996).

 

« Cette édition, qui se signale déjà par la qualité de sa présentation, s'annonce exhaustive et, surtout, elle est introduite par d'excellentes études biographiques et doctrinales de Stefano Salzani et PierLuigi Zoccatelli qui replacent le travail de Charbonneau-Lassay dans le cadre d'un ésotérisme chrétien, discuté mais pourtant orthodoxe » (Jérôme Rousse-Lacordaire, « Bulletin d'histoire des religions. Esotérisme et Franc-Maçonnerie », Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques, tome 80, n° 2, avril 1996).

 

« Nous avons déjà évoqué l'édition italienne de l'oeuvre de Louis Charbonneau-Lassay par Stefano Salzani et PierLuigi Zoccatelli. Dans Hermétisme et emblématique du Christ, ces derniers reprennent et précisent leurs introductions à cette édition, donnant au lecteur francophone une étude fouillé et documentée des écrits, des sources et du contexte historique et doctrinal de cet auteur encore trop méconnu. Les AA. éclairent ainsi, par des documents inédits, certaines allusions de Charbonneau-Lassay à deux confréries hermétiques supposées remonter au Moyen Age -- l'Estoile Internelle et la Fraternité des chevaliers du Divin Paraclet -- et proches, au moins spirituellement des Oratoires voués au Saint-Esprit et du groupe de Meaux, et dont Théophile Barbot, chanoine honoraire de Poitiers, aurait été, au début de notre siècle, le chef. C'est ce dernier qui aurait confié à Charbonneau-Lassay des manuscrits dont celui-ci fit usage dans ses publications, et qui lui transmit l'investiture du Paraclet. [...] Complétée par une bibliographie aussi exhaustive que possible de Charbonneau-Lassay, cette étude est fondamentale pour la compréhension d'un ésotérisme authentiquement chrétien » (Jérôme Rousse-Lacordaire, « Bulletin d'histoire des ésotérismes », Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques, tome 81, n° 2, avril 1997).

« Tra i tanti vantaggi che il lettore dei nostri tempi potrà ricavarne ne indicherei in particolare due. Charbonneau è sempre molto attento non solo ai grandi monumenti dell'arte cristiana ma anche ai piccoli "segni della fede" [...]. Soprattutto, poi, la lettura delle opere di Charbonneau può provocare in noi un'attenzione nuova verso la natura, di cui sappiamo sempre più ma che sempre meno siamo in grado di comprendere. Dopo questa lettura sarà per noi più vero che, come dice il libro biblico della Sapienza (13,5), "dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'Autore" » (Renato Giovannoli, « Tra i simboli della natura. Dal bestiario alle pietre misteriose di Cristo », Giornale del Popolo, gennaio 1998).

 

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Il Bestiario del Cristo

 

« Ogni anno l'editoria italiana pubblica non più di dieci opere veramente importanti. Si può tranquillamente affermare che la prima traduzione italiana di quella ricerca monumentale che si intitola Il Bestiario del Cristo sia una di queste. [...] Troverete uno dei più affascinanti viaggi nei simboli che siano stati tentati dall'uomo » (C.C., « Ecco i simboli, dall'uovo a Dio », Il Sole 24-Ore, 22-4-1994).

« Finalmente [...] si pubblica in traduzione italiana uno dei libri memorabili di questo secolo, Il Bestiario del Cristo. Difficile non esserne stregati [...] Il pubblico [...] non si lascerà sfuggire questo gioiello della nostra cultura moderna [...] Anche il non credente sarà conquistato da questo libro che rammenta miti, leggende, tradizioni popolari, la Bibbia e i testi dei padri della Chiesa, i Bestiari scritti o scolpiti e dipinti del medioevo, facendo ammirare miracolosamente le facciate delle chiese, trasformando pietre apparentemente mute in una riflessione teologica, in una narrazione evangelica » (Alfredo Cattabiani, « Quella civetta è Nostro Signore », Il Giornale, 24-4-1994).

« Una versione italiana mancava. È davvero una grazia di Dio che questa lacuna sia oggi riempita [...] Per quanto l'opera sia ampia e il suo carattere enciclopedico, astenetevi dal "consultarla". Questi due volumi vanno letti per intero, pagina dietro pagina. Se lo farete con attenzione, uscirete dalla lettura diversi [...] Si esce da questa lettura consci che il Verbo e la Tradizione riempiono il cosmo, che ogni creatura è una lettera del grande discorso della Rivelazione » (Franco Cardini, « Gli animali del Signore », Avvenire, 7-6-1994).

« Il bue rappresenta l'anima santa. La pantera è simbolo del "buon profumo" di Cristo. L'asino invece è il simbolo di Cristo sofferente, il daino lo è dell'Eucarestia. Queste ed altre notizie troverete, documentate ed approfondite, nei due tomi, preziosi ed eleganti de Il Bestiario del Cristo di Louis Charbonneau-Lassay » (D.R., « Il Bestiario di Cristo », Tracce, anno XX, n° 8, settembre 1994).

« Finalmente gli italiani cominciano a conoscere uno degli studiosi di simbolismo più autorevoli del nostro secolo, Louis Charbonneau-Lassay » (Alfredo Cattabiani, « Il ritorno dei campioni del simbolismo iniziatico », Il Tempo, 9-9-1994).

« Con Il Bestiario del Cristo l'autore ci offre una particolare, insolita enciclopedia, l'enciclopedia dei simboli animali raffiguranti il Mistero dell'Incarnazione. Il libro ci permette di seguire gli sforzi compiuti dagli uomini per esprimere la presenza del divino nel creato. Charbonneau-Lassay, seguendo fonti cristiane e precristiane, ripropone i mille modi di rappresentazione della figura di Cristo: oltre mille incisioni eseguite dall'autore stesso che rendono l'opera straordinariamente preziosa e suggestiva » (Ludmilla Grygiel, « Il bestiario del Cristo », Il Nuovo Areopago, anno 13, numero 3, autunno 1994).

« Assume, dunque, l'aspetto di un grande avvenimento editoriale e culturale la traduzione italiana del Bestiario del Cristo [...] : con essa viene senz'altro messo a disposizione uno strumento che risulterà prezioso per medievisti, storici dell'arte, storici della Chiesa, archeologi, studiosi di agiografia e di storia delle religioni... e per tutti, esperti e non, oltre che una lettura appassionante, potrà essere "un meraviglioso alimento per la vita spirituale", per usare le parole dell'Autore » (Ivo Musajo Somma di Galesano, « Il Bestiario del Cristo », Vita e Pensiero, anno LXXVIII, n° 3, marzo 1995).

« La straordinaria importanza che si deve attribuire a quest'opera [...]. A nostro avviso quest'opera si può leggere in due modi diversi : il primo consiste nel farne un ottimo strumento di consultazione a carattere "enciclopedico" ; se ne trarranno certamente spunti di grande interesse. Il secondo modo invece sta nel leggerla dall'inizio alla fine nonostante la mole dei volumi ; lo consigliamo a chiunque ne abbia la possibilità, perché solo così potrà apprezzarne appieno il valore profondo e l'armonia dell'insieme » (Marina Montesano, « Il Bestiario del Cristo », Quaderni medievali, n° 39, giugno 1995).

« La riscoperta di un autore importante come Charbonneau-Lassay nel cinquantesimo della morte è un'intelligente operazione culturale » (A. Gent., « Il Bestiario di Cristo - Il Giardino del Cristo ferito », Jesus, dicembre 1996).

 

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Il Giardino del Cristo ferito

 

« Il Giardino del Cristo ferito è il seguito ideale dell'importante Bestiario del Cristo [...]. Il contenuto di questo volume costituisce il tentativo di seguire con fedeltà il piano editoriale che Louis Charbonneau-Lassay stesso intendeva perseguire » (C.C., « Dalla spugna al papavero », Il Sole-24 Ore, 28-5-1995).

 

« Ci sono una casa editrice romana, la Arkeios, e uno studioso, PierLuigi Zoccatelli, che sembrano ormai consacrati all'edizione italiana delle opere di quella straordinaria, sconcertante figura di autore del noto monumentale Bestiario del Cristo e che si ripropone ora alla nostra attenzione con un altro libro affascinante, Il Giardino del Cristo ferito. [...] Per lo Charbonneau-Lassay, come per gli uomini del pieno medioevo, il creato era un grande libro che parlava di Dio e in tutta la natura era impresso il sigillo cristico, il Signaculum Domini. Proprio come dice, in pieno XII secolo, Alano di Lilla : "Omnis mundi creatura - quasi liber et pictura - nobis est in speculum ; nostrae vitae, nostrae mortis - nostri status, nostrae sortis - fidele signaculum. - Nostrum statum pingit rosa - nostri status decens glosa - nostrae vitae lectio - quae dum primo mane floret - defloratus flos effloret - vespertino senio". Lo hanno scritto in molti, il "romanzo della rosa" come parabola dell'esistere umano. Si arriva al nostro Poliziano, al nostro Ariosto e oltre. Ma alle radici della nostra cultura c'è la grande metafora mariana e dantesca della Rosa mystica, c'è il fiore che trionfa nel giardino paradisiaco e al quale vengono avvicinate le piaghe di Cristo. Lo Charbonneau-Lassay ha indagato sistematicamente sui legami tra il "Vulnerario del Cristo", la simbologia delle Cinque piaghe, e il "Florario del Cristo", quella dei fiori che lo rappresentano. Al di là della densa dottrina di questo libro, non si può non ripercorrere senza emozione pagine che ci reinsegnano a guardare al creato e alla natura con un senso del Sacro » (Franco Cardini, « Dalle piaghe del Cristo un giardino di rose », Avvenire, 4-8-1995).

 

« Naturalmente in questo vulnerario simbolico non poteva non comparire anche il misterioso Santo Graal di cui lo scrittore ricostruisce la genesi complessa, con apporti orientali e celtici [...]. Non si pensi tuttavia a un libro soltanto erudito, perché Charbonneau-Lassay [...] ha il dono anche stilistico di trasformare il suo viaggio storico e iconografico [...] in un invito a superare i limiti della teologia discorsiva e a fissare con animo puro il simbolo che rivela i più profondi aspetti della realtà [...]. Sulla scia di queste convinzioni il neoplatonico Charbonneau-Lassay, quasi un Niccolò Cusano del nostro secolo, percorse, fino a quando gli fu concesso, la via che attraverso le meraviglie della natura, il mondo vegetale, l'animale e il minerale, collegava il nostro mondo a quello invisibile » (Alfredo Cattabiani, « I cavalieri della rosa », Il Giornale, 18-10-1995).

 

« Anche questa nuova pubblicazione è uno strumento importante di confronto e di approfondimento per coloro che sono interessati al linguaggio cristiano dei simboli e alle sue rappresentazioni iconiche. Inoltre, Il Giardino del Cristo ferito permetterà di lanciare uno sguardo sul mondo del tradizionalismo cattolico di fine Ottocento e primi del Novecento ; un mondo che ha condotto a suo modo una battaglia contro il positivismo ancora imperante, ma già per molti versi in discussione, partecipando così (sia pure in modo defilato) a quel dibattito sulla rinascita e la riappropriazione del linguaggio simbolico che in campo artistico proprio in quegli anni ha dato i risultati più intensi » (Marina Montesano, « Il Giardino del Cristo ferito », Quaderni medievali, anno XXI, n° 41, giugno 1996).

 

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Le Pietre Misteriose del Cristo

 

« PierLuigi Zoccatelli ha raccolto tra gli scritti di Louis Charbonneau-Lassay (1871-1946), l'autore del celebre Bestiario del Cristo, quelli che attengono più particolarmente al simbolismo delle forme. [...] Così simboli antichi come il tridente, i monogrammi, la folgore e perfino le sirene diventano occasione di riflettere sul Cristo [...] L'uomo postmoderno, con la sua sete di simboli, può avviarsi su strade molto diverse : da quella gnostica e anti-cattolica di un Pessoa fino a quella, profondamente cristiana e nello stesso tempo animata da una autentica passione per il simbolismo, di uno Charbonneau-Lassay » (Massimo Introvigne, « L'ultima gnosi di Pessoa », Avvenire, n° 5-6-1997).

 

« Volume per così dire intermedio, di introduzione al prossimo L'iconografia del Sacro Cuore, già in preparazione, Le Pietre Misteriose del Cristo propone studi di Charbonneau-Lassay oggi ritenuti irreperibili anche in lingua francese, oltre a due capitoli inediti. E, al di là dell'eclettismo dovuto alla varietà dei temi trattai, il libro funge da chiara, leggibile introduzione al mondo dell'iconografia cristiana, partendo dai segni più semplici, quelli intagliati, scolpiti dall'uomo sulla pietra nuda per onorare Dio e la religiosità medioevale. Perché le pietre del Cristo sono innumerevoli : alcune di bellezza e gravità straordinarie, come i capitelli delle cattedrali romaniche ; altre dettate dall'urgenza di un tributo di fede che non si poté rimandare, tracciate da mani malferme in condizioni di prigionia. [...] Basandosi su reperti e ritrovamenti di estrema forza espressiva, Charbonneau-Lassay [...] traccia un percorso a ritroso nella storia, senza immaginare né l'origine né la fine, ma indubbiamente sottolineando, con la sola prepotenza dei fatti, quanto poco vi sia di lineare nel consolidarsi di una civiltà » (Claudia Gualdana, « Sulle pietre della fede », Il Sole-24 Ore, 15-6-1997).

 

« Nous avons déjà eu ici l’occasion de rendre compte des travaux de PierLuigi Zoccatelli sur Louis Charbonneau-Lassay (1871-1946). Avec Le Pietre misteriose del Cristo (Les pierres mystérieuses du Christ), il poursuit l’édition italienne des études de l’iconographe concernant le symbolisme chrétien. […] Le présent recueil est, de ce point de vue, quelque peu différent puisqu’il regroupe essentiellement des études portant sur des graffiti symboliques: monogrammes, croix, triple enceinte, etc. Deux d’entre elles étaient restées jusqu’alors inédites ” (Jérôme Rousse-Lacordaire, « Bulletin d’histoire des ésotérismes », Revue des Sciences Philosophiques et Théologiques, tome 82, n° 1, janvier 1998).

 

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Hermétisme et emblématique du Christ dans la vie et dans l'oeuvre de Louis Charbonneau-Lassay (1871-1946)

 

« Salzani e Zoccatelli ripercorrono nel loro saggio in francese l'opera di Charbonneau-Lassay [...] corredandola di una dettagliata bibliografia di trenta pagine e un capitolo sul simbolismo della rosa che originariamente rappresenta la coppa che raccoglie il sangue di Cristo e poi diventa la trasfigurazione delle gocce di questo sangue o delle piaghe del Salvatore. Una lettura che conferma quel che sosteneva Eliade : "Il simbolismo attua la solidarietà permanente dell'uomo con la sacralità" » (Giovanni Santambrogio, « Un Cristo emblematico », Il Sole-24 Ore, 24-11-1996).

« Alla differenza tra esoterismo e gnosi cristiana, Stefano Salzani e PierLuigi Zoccatelli dedicano prudentemente il capitolo finale della loro opera [...] per togliere ogni e qualsiasi dubbio a proposito dello scopo dei loro studi » (Andrea Morigi, « Sacralità da riscoprire », Secolo d'Italia, 24-11-1996).

« C'est le premier livre à caractère biographique qui paraît sur ce personnage exceptionnel que fut Louis Charbonneau-Lassay [...] On peut saluer le travail de recherche remarquable de P.L. Zoccatelli qui, pour la première fois, recense les nombreux articles de revues auxquelles a collaboré Louis Charbonneau-Lassay, nous apprenant aussi qu'une partie importante de son oeuvre reste encore inconnue du public, faute d'avoir été publiée » (Irène Mainguy, Le Maillon, 1er trimestre 1997).

« La partie la plus nouvelle du livre est celle consacrée aux Chevaliers du Divin Paraclet et à l'Ordre de L'Estoile Internelle [...]. Le tout est passionant [...]. C'est donc un bien intéressant ouvrage qui nous est présenté... mais une suite serait la bienvenue ! » (Renaissance Traditionnelle, n. 107-108, juillette-octobre 1996).

« Documenté, rigoureux et bien présenté, témoignant d’un effort considérable de recherche et d’étude impartiale des sources, l’ouvrage de S. Salzani et P.L. Zoccatelli se recommande de surcroît au lecteur par l’évidente sympathie des deux auteurs pour leur sujet, comme pour la personne et l’oeuvre de L. Charbonneau-Lassay » (Jean-Pierre Brach, Politica Hermetica, n° 11, « Pouvoir su symbole », 1997).

« Quelques cercles d’inspiration guénonienne cultivent l’idée d’un ésotérisme chrétien. Mais ce concept est mal fondé et conduit à une impasse. [Ce livre] constitue une première étude d’ensemble sur l’érudit poitevin. Elle est plus précieuse sous l’angle documentaire, avec notamment sa longue bibliographie » (Philippe Baillet, « Sur un certain “ésotérisme chrétien” », Catholica, n° 60, Eté 1998).

« La obra consta de cinco capítulos, más bibliografía, apéndice e ilustraciones. En los primeros capítulos se traza una semblanza biográfica de Charbonneau-Lassay, se habla de su labor en Regnabit y Le Rayonnement..., y de la elaboración y publicación del Bestiario. Llegamos así a los capítulos IV y V, que forman sin duda el núcleo central del libro; en el IV se indaga en las relaciones de Charbonneau-Lassay con dos misteriosas organizaciones esotéricas cristianas cuyos orígenes se remontarían a la Edad Media y que, se supone, habrían llegado hasta nuestros días: “L’Estoile Internelle”, y la “Fraternité de Chevaliers du Divin Paraclet”; el tema, como es fácil de imaginar, no se deja resumir en unas líneas. El quinto y último capítulo lleva el expresivo titulo de “Para una discusión sobre ‘esoterismo’ y ‘gnosis’ cristianos”. Se formulan ahí unos elementos básicos, tomados tanto de la Escritura como de la tradición apostólica y del magisterio de la Iglesia, a partir de los cuales podría establecerse la posibilidad de un esoterismo cristiano. […] Se trata de un espléndido trabajo, magníficamente documentado y sin el menor desperdicio; sin duda hay una labor de años detrás de esas ciento cincuenta páginas que constituyen propiamente el texto y que termina con otras veintisiete páginas de una muy detallada bibliografía (pese a las pequeñas lagunas a que hacen mención los propios autores) de Charbonneau-Lassay. Se ofrece además, como apéndice, un buen trabajo del autor del Bestiario sobre el simbolismo de la rosa, publicado en 1926 en Regnabit, y unas páginas de material gráfico. Libro cuya lectura […] se atrevería uno a calificar de fundamental para los interesados en el esoterismo cristiano » (Augustín López, Axis Mundi, segunda época, n° 4, segundo cuatrimestre de 1998).

« Les levées de bouclier que suscite régulièrement la question de l’ésotérisme chrétien paraissent sans commune mesure avec la nature des spéculations intellectuelles ou des pratiques rituelles qui pourraient, à première vue, s’y rattacher. “Rien n’est plus étranger à l’ésprit du christianisme”, affirme l’article “ésotérisme” dans le Dictionnaire des religions de Mgr. Poupard, alors que la plupart des “ésotérisants” conçoivent justement cette spéculation en marge du domaine des Eglises instituées. L’enjeu réside dans la question posée de la définition du champ ; mais ne se recouvrent jamais complètement. L’ésotérisme prétend à l’objectivité “scientifique” de la connaissance qu’il met en action parallèlement à l’exégèse proprement religieuses ; il délégitime ainsi l’accusation de “curiosité illicite” et se pose en transmetteur, à sa façon propre, d’une tradition.
Tous les problèmes posés, mais tout l’intérêt de la démarche aussi, se retrouvent dans l’oeuvre de Charbonneau-Lassay, hermétiste et archéologue de Loudun et, comme en écho, dans l’étude de Stefano Salzani et PierLuigi Zoccatelli. Ce travail débute par une très intéressante biographie de l’auteur du Bestiaire du Christ, nourrie de documents inédits qui retracent en particulier les épisodes du Hiéron de Paray-le-Monial et la collaboration de Charbonneau aux revues Regnabit et Le Rayonnement Intellectuel dirigées par le Père eudiste Félix Anizan. Il retrace les difficultés survenues pour la publication du Bestiaire et éclairent la perspective ésotérique de l’auteur appuyée sur la découverte de survivances de confréries hermético-mystiques médiévales : Estoile Internelle, Fraternité du Paraclet. L’enquête menée sur cette question des survivances est particulièrement intéressante, même si des zones d’ombre demeurent, dues pour une large part à la difficulté rencontrée pour accéder aux archives, notamment à la correspondance de Charbonneau. Ce dernier avait entretenu des liens de collaboration confiante et d’amitié avec René Guénon qui fondait la légitimité ésotérique sur la transmission “régulière”, ininterrompue, de l’influence spirituelle : version ésotérique de la transmission apostolique ; l’enjeu se déplace alors vers la légitimité des initiations possibles conférées à partir des grandes religions institutionnelles occidentales : d’où les réactions et les difficultés rencontrées par Salzani et Zoccatelli.
Les éditions Archè avaient déjà abordé la question en publiant des textes de Jean Reyor sous le titre Pour un aboutissement de l’oeuvre de René Guénon, en trois ouvrages successifs consacrés à l’initiation, à la franc-maçonnerie et à l’ésotérisme chrétien, en 1988, 1990 et 1991. Reyor avait lui-même pris contact avec ces groupes et continué, à sa manière propre, l’oeuvre de Charbonneau.
Ce travail s’augmente d’inédits de l’auteur ; d’une discussion sur les notions d’ésotérisme et de gnose chrétienne ainsi que d’une bibliographie précieuse des articles de l’hermétiste de Loudun, y compris dans des traductions anglaises ou italiennes » (Jean-Pierre Laurant, ARIES, n° 21, 1998).

 

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