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CESNUR - center for studies on new religions

Tolkien and The Lord of the Rings Saga

John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973)

di Marco Respinti

 

1. Dal Sudafrica all’Inghilterra, dalla Chiesa "alta" al cattolicesimo: la vita e la carriera

John Ronald Reuel Tolkien nasce da famiglia inglese il 3 gennaio 1892 a Bloemfontein, in Sudafrica, due anni prima del fratello Hilary Arthur Reuel (1894-1976). Nel 1895, i Tolkien tornano in Inghilterra. L’anno successivo muore il capofamiglia, Arthur Reuel (1857-1896). Nel 1900 la vedova, Mabel Suffield, si converte dall’anglicanesimo "alto" - conservatore - alla Chiesa cattolica con i due figli, perciò le famiglie Suffield e Tolkien, protestanti, interrompono ogni rapporto e ogni aiuto a lei e ai due orfani: nel 1904, ella muore a 34 anni perché, per ragioni economiche, non ha potuto curarsi adeguatamente. Il futuro filologo - riferisce il biografo Humphrey Carpenter - afferma: ""Mia madre è stata veramente una martire; non a tutti Gesù concede di percorrere una strada così facile, per arrivare ai suoi grandi doni, come ha concesso a Hilary e a me, dandoci una madre che si uccise con la fatica e le preoccupazioni per assicurarsi che noi crescessimo nella fede". Ronald Tolkien scrisse queste parole nove anni dopo la morte di sua madre. Ci indicano come egli associasse alla madre la propria appartenenza alla Chiesa cattolica. Si potrebbe aggiungere che, alla morte della mamma, la religione prese nei suoi affetti il posto che lei aveva precedentemente occupato. La consolazione che gliene derivò fu sia emozionale sia spirituale". Affidati a parenti e a conoscenti, gli orfani sono seguiti da un sacerdote cattolico proveniente dalla cerchia dei collaboratori del cardinale John Henry Newman (1801-1890). Nel 1910 Tolkien entra all’università di Oxford, dove frequenta corsi di studi classici, nonché di Lingua e Letteratura Inglesi, ottenendo il baccellierato con lode nel 1915. Il 22 marzo 1916 sposa Edith Bratt (1889-1971) con cui si era fidanzato nel 1914, dopo la conversione della giovane dall’anglicanesimo al cattolicesimo; ne avrà quattro figli: John Francis Reuel, nel 1917 - sacerdote cattolico dal febbraio del 1946 -; Michael Hilary Reuel (1920-1984); Christopher Reuel, nato nel 1924; e Priscilla Mary Reuel nel 1929.

Nel 1916, scoppiata la Grande Guerra, il futuro filologo combatte sulla Somme - in Francia - come sottotenente, ma in novembre viene rimpatriato a causa della "febbre da trincea". Convalescente, nel 1917 inizia la composizione di The Book of Lost Tales, il grande affresco da cui derivano le sue opere narrative più note. Tornato a Oxford, nel 1918 entra nell’équipe del New English Dictionary. Nel 1919 è tutor universitario; nel 1920 lettore di Lingua Inglese all’università di Leeds dove, nel 1924, è titolare della stessa cattedra. Nel 1925 è nominato alla cattedra Rawlinson e Bosworth di Anglosassone all’università di Oxford, dove, dal 1945 al 1959, anno in cui lascia l’insegnamento, è titolare della cattedra Merton di Lingua e Letteratura Inglesi. Nel 1972 l’università di Oxford gli conferisce il dottorato ad honorem in Lettere e il 2 settembre 1973, a 81 anni, Tolkien si spegne a Bournemouth e la Messa funebre è celebrata dal figlio.

 

2. Lewis e "gli scarabocchiatori"

Nel 1926, Tolkien conosce l’anglista e scrittore Clive Staples Lewis (1898-1963), con cui stringe lunga e profonda amicizia. Con altri, il filologo è strumentale alla progressiva conversione dell’amico - almeno a partire dal 1929 - dall’ateismo al teismo, quindi all’anglicanesimo, deluso quando questi non completerà il cammino passando al cattolicesimo. Tolkien e Lewis sono noti anche come i principali animatori del club letterario oxfordiano degli Inklings, grosso modo "gli scarabocchiatori".

 

3. Le opere

Autore di opere scientifiche e di edizioni critiche di testi antichi - come A Middle English Vocabulary, del 1922; l’edizione del manoscritto Ancrene Wisse: The English Text of the Ancrene Riwle, del 1962; il contributo alla traduzione della Jerusalem Bible, del 1966; le edizioni di Sir Gawain and the Green Knight, Pearl, and Sir Orfeo, del 1975, in precedenza pubblicati separatamente; il testo, tradotto e commentato, The Old English Exodus, del 1981; Finn and Hengest: The Fragment and the Episode, del 1982, curato da Alan Bliss; e The Monsters and the Critics and Other Essays, del 1983, curato dal figlio Christopher -, Tolkien è però noto soprattutto per la narrativa, la poesia e la saggistica a queste collegata. In quest’ambito altrettanto vasto, eccellono The Hobbit, del 1937; The Lords of the Rings, del 1968, già apparso in volumi separati fra il 1954 e il 1955; e The Silmarillion, del 1977. A questi si aggiungono Guide to the Names in "The Lord of the Rings". A Tolkien Compass, curato da Jared Lobdell nel 1975, nonché i testi incompiuti e le "prime versioni" che, dal 1983, il terzogenito cura e pubblica nella serie The History of Middle-Earth giunta al nono volume.

 

4. Il vero Tolkien

Le opere del Tolkien narratore vengono pubblicate e divengono famose - a volte originando un vero e proprio "culto della personalità", che il filologo non incoraggia e che anzi detesta, rifugge e teme - negli anni 1960 e 1970, contrassegnati dall’"alternativa", dalla psichedelia, dalla "fuga dalla realtà" e dalla contestazione. Accanto alla commercializzazione, talora brutale, della sua immagine, l’ideologizzazione di cui è fatto oggetto, anche in Italia, produce distorsioni assurde, che interpretano The Lord of the Rings ora come "bibbia" degli hippy; ora come testimonianza irrazionalista, puramente estetica, "reazionaria" e addirittura "cripto-fascista"; ora come insieme di tesi e di visioni neopagane, gnostiche ed esoteriche. Le opere tolkieniane sono, invece, incentrate su un grande affresco, di carattere anche teologico, fondato su amor, pietas e caritas, oltre che sul coraggio e sulla fortezza - compresi la dedizione, l’abnegazione e l’eroismo anche dei "piccoli" -, che il filologo ammirava nelle letterature classiche, nei racconti epici e mitologici, e nella Bibbia. Formato ai valori più classici del patriottismo inglese, del conservatorismo e della fede cattolica, Tolkien è assai lontano dalle descrizioni - a volte vere caricature - proposte da certa critica forzata, che ha fondamento solo in interpretazioni superficiali dei suoi motivi d’ispirazione, dei suoi espedienti narrativi e della sua passione per il mito, insieme emblema, esempio, modello, tipo e ideale. "Devo dire che tutto questo è un mito - scrive Tolkien a proposito della propria narrativa -, e non una nuova specie di religione o di visione". Ossia, "per quanto riguarda il puro espediente narrativo, questo, naturalmente, mi è servito per cercare esseri provvisti della stessa bellezza, dello stesso potere e della stessa maestà degli dèi dell’alta mitologia, che possano però anche essere accettati, diciamo pure audacemente, da chi creda nella Santa Trinità".

Il filologo presenta sé stesso un poco dappertutto nella propria produzione letteraria, ma luogo privilegiato di autodescrizione della figura, dello spirito e della produzione tolkieniane sono certamente il saggio On Fairy-Stories, del 1947, e l’epistolario, del 1981. Poco scrittore di fantasia della modernità e molto più "raccoglitore" di narrazioni epiche, in Tolkien l’apporto creativo si esplicita maggiormente nell’opera di "codificazione" e di trasmissione che non in quella di produzione ex nihilo, dove il significato d’"invenzione" sta più nell’etimo del termine - "trovata", "scoperta", "rinvenimento" - che non nel senso corrente di "ideazione dal nulla" o in quello traslato di "bugia". Le sue storie - non necessariamente fattuali, ma reali perché vere - sono prodotto di "sub-creazione"; ovvero, della capacità poietica - produttrice e poetica - dell’uomo che crea, partecipando della facoltà più importante del proprio Creatore a immagine e somiglianza del quale è stato fatto. Dunque, la creazione letteraria come produzione umana che è imitatio Dei e cantico del e all’Altissimo, nonché uso dei talenti in una vita vissuta - militia super terram, nel senso più vasto - per tessere le lodi del Signore, a Lui ritornare e a Lui offrire la consecratio mundi. Strumento è la parola umana il cui inscindibile e profondo legame con il Verbo di Dio fattosi carne non sfugge a Tolkien filologo e narratore. "Io pretenderei - scrive -, se non pensassi che fosse presuntuoso da parte di una persona così mal istruita, di avere come obiettivo quello di dimostrare la verità e di incoraggiare i buoni principi morali in questo nostro mondo, attraverso l’antico espediente di esemplificarli attraverso personificazioni diverse, che alla fine tendono a farli capire".

 

5. Lo scrittore cattolico

Il padre gesuita Guido Sommavilla e il frate minore francescano Guglielmo Spirito hanno, in Italia, evidenziato e sottolineato la dimensione cattolica della narrativa tolkieniana. "Il Signore degli Anelli è - scrive il filologo al padre gesuita Robert Murray - fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la "religione", oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l’elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo. Tuttavia detto così suona molto grossolano e più presuntuoso di quanto non sia in realtà. Perché a dir la verità io consciamente ho programmato molto poco: e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so". Sottolineando l’importanza dello "Scrittore della Storia (e non alludo a me stesso) "l’unica persona sempre presente che non è mai assente e mai viene nominata" (come ha detto un critico)", Tolkien osserva: "Nel Signore degli Anelli il conflitto fondamentale non riguarda la libertà, che tuttavia è compresa. Riguarda Dio, e il diritto che Lui solo ha di ricevere onori divini". Apertamente egli afferma: "[...] sono un cristiano (cosa che può anche essere dedotta dalle mie storie), anzi un cattolico. Quest’ultimo fatto forse non può essere dedotto dalle mie storie; benché un critico [...] abbia affermato che le invocazioni di Elbereth e la figura di Galadriel nelle descrizioni dirette [...] siano chiaramente collegate alla devozione cattolica a Maria. Un altro ha visto nel pane da viaggio (lembas) un viaticum e nel fatto che nutre la volontà [...] e che è più efficace quando si è digiuni un riferimento all’Eucarestia. (Cioè: la gente indugia in cose molto elevate anche quando si occupa di cose meno elevate come una storia fantastica)". Cattolica è anche l’estetica dello scrittore, che parla di "[...] Nostra Signora, su cui si basa tutta la mia piccola percezione di bellezza sia come maestà sia come semplicità".

Dunque, completamente errata e fuori luogo è l’impostazione - origine ed emblema di molte altre analoghe, anche diversamente formulate - del filosofo e leader della Nuova Destra francese Alain de Benoist, che nel "manuale" Comment peut-on être païen? del 1981, in traduzione italiana nel 1984, indica Tolkien - con altri - quale modello di preteso "neopaganesimo". "Al di là di questa [...] vita oscura [...], io ti propongo l’unica grande cosa da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento - scrive il filologo in una lettera al terzogenito Christopher -. [...] Qui troverai avventura, gloria, onore, fedeltà e la vera strada per tutto il tuo amore su questa terra, e più di questo: la morte".


Per approfondire: fra le opere vedi Il Signore degli Anelli, trad. it., Rusconi, Milano 1977; Il Silmarillion, a cura di Christopher Tolkien, trad. it., Rusconi, Milano 1978; Albero e foglia, ed. accresciuta, trad. it., Rusconi, Milano 1988; Lo hobbit o la riconquista del tesoro, trad. it., Adelphi, Milano 1989; come pure La Realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973, a cura di Humphrey Carpenter e C. Tolkien, trad. it., Rusconi, Milano 1990. Fra i testi critici vedi H. Carpenter, La vita di J.R.R. Tolkien, trad. it con introduzione e note di Gianfranco de Turris, Ares, Milano 1991; Idem, Gli Inklings. Clive S. Lewis, John R.R. Tolkien, Charles Williams & Co., trad. it. Jaca Book, Milano 1985; Emilia Lodigiani, Invito alla lettura di Tolkien, Mursia, Milano 1982; Guido Sommavilla S.J., Peripezie dell’epica contemporanea. Dialettica e mistero, Jaca Book, Milano 1983, pp. 417-440; e Guglielmo Spirito O.F.M., Sotto il tuo patrocinio: Tolkien e Nostra Signora, in San Francesco, n. 5, maggio 1995, pp. 50-51.

John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973)

por Marco Respinti

 

1. De Suráfrica a Inglaterra, de la iglesia "alta" (High church) al catolicismo: su vida y carrera

John Ronald Reuel Tolkien nace en el seno de una familia inglesa el 3 de enero de 1892 en Bloemfontein, en Suráfrica, dos años antes que su hermano Hilary Arthur Reuel (1894-1976). En 1895, los Tolkien regresan a Inglaterra. Al año siguiente fallece el cabeza de familia, Arthur Reuel (1857-1896). En 1900, su viuda, Mabel Suffield, se convierte del "alto" anglicanismo (conservador) a la Iglesia católica, junto con sus dos hijos, y en consecuencia, las familias Suffield y Tolkien, protestantes, rompen toda relación y cualquier ayuda a ella y a los dos huérfanos: en 1904 muere con 34 años debido a que, por razones económicas, no pudo curarse como debía. El futuro filólogo – nos cuenta el biógrafo Humphrey Carpenter – declara: ""Mi madre ha sido una auténtica mártir; Jesús no concede a todos recorrer un camino tan difícil, para alcanzar sus grandes dones, como nos ha concedido a Hilary y a mí, otorgándonos una madre que se mató de fatiga y de preocupaciones para asegurarse que creciéramos en la fe". Ronald Tolkien escribió estas palabras nueve años después de la muerte de su madre. Nos indica como asociaba a su madre su propia pertenencia a la Iglesia católica. Se podría añadir que, a la muerte de su madre, la religión ocupó el lugar en sus afectos que ella había ocupado anteriormente. El consuelo que en consecuencia recibió fue emocional y espiritual". Confiados a familiares y a conocidos, los huérfanos son educados por un sacerdote católico procedente del círculo de colaboradores del cardenal John Henry Newman (1801-1890). En 1910 Tolkien entra en la universidad de Oxford, donde cursa estudios clásicos, además de Lengua y Literatura Inglesas, consiguiendo el bachillerato cum laude en 1915. El 22 de marzo de 1916 se casa con Edith Bratt (1889-1971); eran novios desde 1914, tras la conversión de la joven del anglicanismo al catolicismo; de ella tendrá cuatro hijos: John Francis Reuel, en 1917 (sacerdote católico desde febrero de 1946), Michael Hilary Reuel (1920-1984); Christopher Reuel, nacido en 1924; y Priscilla Mary Reuel en 1929.

En 1916, tras el estallido de la Gran Guerra, el futuro filólogo combate en el Somme (Francia) como subteniente, pero en noviembre es repatriado a causa de la "fiebre de trinchera". Convaleciente, en 1917 comienza la composición de The Book of Lost Tales (El Libro de los Cuentos Perdidos), el gran fresco del cual proceden sus narraciones más conocidas. De vuelta a Oxford, en 1918 entra en el equipo del New English Dictionary. En 1919 es tutor universitario; en 1920 lector de Lengua Inglesa en la universidad de Leeds donde, en 1924, es titular de la misma cátedra. En 1925 es nombrado para la cátedra Rawlinson y Bossworth de Anglosajón en la universidad de Oxford donde, de 1945 a 1959, año en el que abandona la enseñanza, es titular de la cátedra Merton de Lengua y Literatura Inglesas. En 1972 la universidad de Oxford le otorga el doctorado ad honorem en Letras y el 2 de septiembre de 1973, a los 81 años, Tolkien fallece en Bournemouth y su misa fúnebre es celebrada por su hijo.

 

2. Lewis y "los del garabato"

En 1926, Tolkien conoce al profesor de literatura inglesa y escritor Clive Staples Lewis (1898-1963), con el cual estrecha una larga y profunda amistad. Junto con otros, el filólogo es instrumento de la progresiva conversión de su amigo – al menos a partir de 1929 – del ateísmo al teísmo y luego al anglicanismo, quedando decepcionado cuando éste no completará el camino hasta el catolicismo. Tolkien y Lewis son también conocidos como los principales animadores del club literario oxfordiano de los Inklings, grosso modo "los del garabato"

 

3. Las obras

Autor de obras científicas y de ediciones críticas de textos antiguos, como A Middle English Vocabulary, de 1922; la edición del manuscrito Ancrene Wisse: The English Text of the Ancrene Riwle, de 1962; la contribución a la traducción de la Jerusalem Bible, de 1966; las ediciones de Sir Gawain and the Green Knight, Pearl, and Sir Orfeo, de 1975, anteriormente publicados por separado; el texto traducido y comentado, The Old English Exodus, de 1981, Finn and Hengest: The Fragment and the Episode, de 1982, editado por Alan Bliss; y The Monsters and the Critics and Other Essays, de 1983, editado por su hijo Christopher; Tolkien es no obstante conocido sobre todo por la narración, la poesía y la ensayística relacionada con estas últimas. En esta andadura tan amplia descollan The Hobbit (El Hobbit), de 1937, The Lord of the Rings (El Señor de los Anillos) y The Silmarillion (El Silmarilion), de 1977. A estos se añaden Guide to the Names in "The Lord of the Rings" (Guía a los Nombres en "El Señor de los Anillos"). Además hay que añadir A Tolkien Compass (Una Guía a Tolkien), editado por Jared Lobdell en 1975, y los textos incompletos y las "primeras versiones" que, desde 1983, el tercero de sus hijos revisa y publica en la serie The History of Middle-Earth (La Historia de la Tierra Media), que ya ha alcanzado el noveno tomo.

 

4. El verdadero Tolkien

Las obras del Tolkien narrador son publicadas y se hacen famosas – a veces originando un verdadero "culto a la personalidad" que el filólogo no alienta y que más bien detesta, rehuye y teme – en los años 60 y 70, caracterizados por la "alternativa", desde la psicodelia, pasando por la "fuga de la realidad" hasta la contestación. Junto a la comercialización, a veces incluso brutal, de su imagen, la ideologización de la cual es víctima, también en Italia, produce distorsiones absurdas, que interpretan El Señor de los Anillos ya como "biblia" de los hippies; ya como testimonio irracionalista, puramente estético, "reaccionario" e incluso "cripto-fascista"; ya como conjunto de tesis y de visiones neopaganas, gnósticas y esotéricas. Las obras tolkienianas forman, en cambio, un gran fresco, también de carácter teológico, fundado en el amor, pietas y caritas, además de en el valor y la fortaleza (incluidas también la dedicación, la abnegación y el heroísmo de los "pequeños"), que el filólogo admiraba en las literaturas clásicas, en los cuentos épicos y mitológicos y en la Biblia.

Formado en los valores más clásicos del patriotismo inglés, del conservadurismo y de la fe católica, Tolkien está abismalmente lejos de las descripciones – a menudo auténticas caricaturas – propuestas por cierta crítica forzada, que se funda únicamente en interpretaciones superficiales de sus fuentes de inspiración, de sus expedientes narrativos y de su pasión por el mito, a la vez emblema, ejemplo, modelo, tipo e ideal. "He de decir que todo esto es un mito – escribe Tolkien a propósito de su narración -, y no una especie de nueva religión o de visión". Esto es, "por lo que se refiere al puro expediente narrativo, éste, naturalmente, me sirvió para buscar seres provistos de la misma belleza, del mismo poder y de la misma majestad de los dioses de la alta mitología, que puedan empero ser también aceptados, afirmémoslo incluso con osadía, por los creyentes en la Santa Trinidad".

El filólogo se presenta a sí mismo por doquier en su propia producción literaria, pero el lugar privilegiado de autodescripción de su figura, del espíritu y de la producción tolkienianas son claramente el ensayo On Fairy-Stories, de 1947, y el epistolario, de 1981. Poco escritor de fantasía de la modernidad y mucho más "recolector" de narraciones épicas, en Tolkien la aportación creativa se desenvuelve principalmente en la obra de "codificación" y de transmisión más que en la de producción ex nihilo, donde el significado de "invención" se ajusta más a la etimología del término – "hallazgo", "descubrimiento", "encuentro" – que al sentido corriente de "idear a partir de la nada" o en el de "mentira". Sus historias (reales, en tanto que verdaderas) son producto de "sub-creación", a saber, de la capacidad poiética – productora y poética – del hombre que crea, participando de la facultad más importante de su Creador, el cual le ha hecho a Su imagen y semejanza. Por lo tanto, la creación literaria como producción humana que es imitatio Dei y cántico del y al Altísimo, además de utilizar los talentos en una vida vivida – militia super terram, en el más amplio sentido – en alabanzas al Señor, vuelve a Él y le ofrece la consecratio mundi. El instrumento es la palabra humana cuya profunda e inquebrantable vinculación con el Verbo de Dios hecho carne no se le escapa al Tolkien filólogo y narrador. "Yo pretendería – escribe –, si no fuera un alarde de presunción por parte de una persona tan mal instruida, tener como meta demostrar la verdad y alentar los buenos principios morales en este mundo nuestro, mediante el antiguo expediente de ejemplificarlos a través de diversas personificaciones, que al fin permiten entenderlos".

 

5. El escritor católico

El padre jesuita Guido Sommavilla y el hermano menor franciscano Guglielmo Spirito han puesto, en Italia, de manifiesto la dimensión católica de la narración tolkieniana. "El Señor de los Anillos es – escribe el filólogo al padre jesuita Robert Murray – fundamentalmente una obra religiosa y católica; al principio no era consciente, me fui dando cuenta durante la corrección. Esto explica el porqué no inserté, antes bien corté, prácticamente todo tipo de alusión a cosas como la religión, o bien a cultos y prácticas, en mi mundo imaginario. Porque el elemento religioso está enraizado en la historia y en el simbolismo. No obstante, dicho de esta manera parece muy trivial y más presuntuoso de lo que es en realidad. Ya que, para ser sinceros, conscientemente había programado muy poco: y debería estar sumamente agradecido por haber sido formado (desde que tenía ocho años) en una fe que me nutrió y que me enseñó lo poco que sé". Subrayando la importancia del "Escritor de la Historia (y no me refiero a mí mismo) "la única persona siempre presente que nunca está ausente y que jamás es nombrada" (como dijo un crítico)", Tolkien observa: "En el Señor de los Anillos el conflicto fundamental no guarda relación con la libertad, que no obstante está envuelta. Se refiere a Dios y al derecho que sólo Él tiene de recibir honores divinos". Y afirma abiertamente: "[...] soy cristiano (algo que se puede deducir de mis historias), o mejor, católico. Esto último quizás no pueda deducirse de mis historias; aunque un crítico [...] afirmara que las invocaciones de Elbereth y la figura de Galadriel en las descripciones directas [...] estén claramente vinculadas a la devoción católica mariana. Otro ha visto en el pan de viaje (lembas) un viaticum y en el hecho que nutre la voluntad [...] y que es más eficaz cuando se está en ayunas, una referencia a la Eucaristía (esto es, la gente piensa en cosas muy elevadas incluso cuando se ocupa de cosas poco elevadas como una historia fantástica)". Católica es también la estética del escritor, que habla de "[...] Nuestra Señora, en la que se fundamenta toda mi pequeña percepción de belleza ya sea como majestad ya como sencillez".

Por lo tanto, es completamente equivocado y fuera de lugar el planteamiento – origen y emblema de muchos otros análogos, aunque formulados de forma distinta – del filósofo y líder de la Nueva Derecha francesa Alain de Benoist, que en el "manual" Comment peut-on être païen? (¿Cómo se puede ser pagano?) de 1981, en la traducción italiana ve en Tolkien – junto con otros – el modelo de un supuesto "neopaganismo". "Más allá de esta [...] vida oscura [...], yo te propongo la única cosa que debas amar en la tierra: el Santísimo Sacramento – escribe el filólogo en una carta a su tercer hijo Christopher –. [...] Aquí hallarás aventura, gloria, honor, fidelidad y el verdadero camino para todo tu amor en esta tierra, y más que esto: la muerte".


Para consultar: entre sus obras ver Il Signore degli Anelli, trad. it., Rusconi, Milán 1977; Il Silmarillion, editado por Christopher Tolkien, trad. it., Rusconi, Milán 1978; Albero e foglia, ed. aumentada, trad. it., Rusconi, Milán 1988; Lo hobbit o la riconquista del tesoro, trad. it., Adelphi, Milán 1989; como también La Realtà e la trasparenza. Lettere 1914-1973, editado por Humphrey Carpenter y C. Tolkien, trad. it., Rusconi, Milán 1990. Entre los textos críticos ver H. Carpenter, La vita di J.R.R. Tolkien, trad. it. con introducción y notas de Gianfranco de Turris, Ares, Milán 1991; Idem, Gli Inklings. Clive S. Lewis, John R.R. Tolkien, Charles Williams & Co., trad. it., Jaca Book, Milán 1985; Emilia Lodigiani, Invito alla lettura di Tolkien, Mursia, Milán 1982; Guido Sommavilla S.J., Peripezie dell´epica contemporanea. Dialettica e mistero, Jaca Book, Milán 1983, páginas 417-440; y Guglielmo Spirito O.F.M., Sotto il tuo patrocinio: Tolkien e Nostra Signora, en San Francesco, n. 5, mayo de 1995, páginas 50-51.
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