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Tolkien and The Lord of the Rings Saga

Il film “Le Due Torri“ fra guerra e speranza

di Filippo Salatino

Le due torri, 2ª puntata su pellicola della saga de Il Signore degli Anelli, dall’opera di JRR Tolkien, sta bissando il successo de La Compagnia dell’Anello uscita un anno fa. Come ammette l’appassionato regista neozelandese Peter Jackson, è il meno fedele dei 3 film (il 2004 uscirà Il ritorno del Re) alla “lettera” del libro, visto che coi tre cosceneggiatori Fran Walsh, Philippa Boyens, Stephen Sinclair, ha cercato di amalgamare e sintetizzare una trama frammentata. Per chi fatica a ricordare o non conosce le vicende narrate e gli innumerevoli personaggi e luoghi della Terra di Mezzo, è utile una rapida sintesi della trama: il saggio Gandalf (Ian Mc Kellen) mentre lotta con un Balrog, spaventoso demone di fuoco nelle miniere di Moria, sul ponte di Khazad Dûm, precipita e viene creduto morto dagli 8 “compagni dell’Anello”. Caduto in battaglia il guerriero Boromir (Sean Bean) gli hobbit Merry (Dominic Monagham) e Pipino (Billy Boyd) sono catturati dagli orchi; l’altro guerriero umano Aragorn (Viggo Mortensen), l´elfo Legolas (Orlando Bloom) e il nano Gimli (John Rhys-Davies), li seguono per liberarli, mentre gli hobbit Frodo (Elijah Woods) portatore dell´Anello il cui potere negativo inizia ad influenzarlo, e Sam (Sean Astin) tentano di raggiungere Mordor dominio del satanico Sauron. Durante una zuffa fra Uruk-Hai seguaci del capo-stregone Saruman (Christopher Lee) e Orchi di Sauron l’Oscuro raffigurato come un occhio rosso senza palpebre, Merry e Pipino fuggono nella foresta di Fangorn, dimora dell’Ent Barbalbero. Aragorn, Legolas e Gimli incontrano i Rohirrim, cavalieri del Mark di Rohan e poi il redivivo Gandalf. Ad Edoras, salvano Re Théoden dalla nefasta influenza di Gríma Vermilinguo (Brad Dourif) convincendolo a difendersi dagli orchi. Si trincerano al Fosso di Helm resistendo al furibondo attacco di 10 mila Uruk-Hai e uomini malvagi scatenati da Saruman. Frodo e Sam, nel cammino per Mordor, catturano Gollum, hobbit trasformato mostruosamente dal possesso dell’Anello, che li segue per riguadagnare il suo “tessoro”. Gollum, li guida, pur contorcendosi tra lealtà a Frodo dovuta al giuramento sull’Anello, e brama per il suo possesso, per aggirare il Cancello Nero dell’ingresso a Mordor, dopo essersi trovati in mezzo ad uno scontro fra “Sudroni” (uomini irretiti da Sauron) e cacciatori del regno di Gondor guidati da Faramir.
Dunque il destino del mondo è sospeso, la Terra di Mezzo è teatro di furiosi e sanguinosi scontri e Jackson – “vecchio” autore di splatter e zombie-film – è a suo agio. Ma non si pensi solo ad un’orgia di effettacci speciali e di trionfo di estetica del videogame (pur presenti e doverosamente, l’immaginario collettivo post-moderno ne è ormai plasmato tanto da aver ibridato le forme espressive della cultura). Supportate dalla musica di Howard Shore, risaltano le panoramiche “solari” della Terra di Mezzo e quelle cupe delle “Due torri” Isengard/Orthanc e Mordor/Barad-Dur, che racchiudono il disgusto del cristiano Tolkien per i mefitici effetti del “progresso” tecnico separato dalla responsabilità verso luomo e natura. Ma il film – pur nella perplessità di “licenze” narrative che stavolta il regista si è preso, un paio sono francamente incomprensibili: Faramir “tentato” dall’Anello e un Nazgul che vede Frodo prima del tempo – regala solide atmosfere “alla Shakespeare” in attori e situazioni. Si sa che gli interpreti di Gandalf, Saruman, Gimli, Aragorn, Théoden e Gollum-Sméagol sono appunto attori anche teatrali, ma l’aria che si respira ad Edoras, Helm e Fangorn con la foresta che si muove e che ricorda quella di Birnam nel magistrale Macbeth di Orson Welles, consentono di plaudire a Jackson.

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