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Vampiri italiani parlano giapponese

di Paolo Motta

imgLemnisca è il simbolo matematico dell’infinito, una sorta di otto sdraiato. Un simbolo con un significato simile è l’Urobonos, il serpente che si morde la coda, che rappresenta la continuità e la rigenerazione. Sulla copertina del fumetto realizzato dalla coppia Daniela Orrù e Daniela Serri, in arte Dany & Dany, compare una lemnisca composta da due Urobonos che si mordono la coda l’un l’altro, intrecciandosi. Questi due rettili simboleggiano la razza dei vampiri e quella degli umani.

La vicenda narrata, che qua e là si concede qualche citazione non troppo invadente (tipo l’assemblea dei capi dei vampiri che ricorda il film Blade), ruota attorno ad un’organizzazione che studia i vampiri, l’Ordine, di cui fanno parte il giovane Kael e la sua fidanzata Elsa. Kael sta lavorando su un diario scritto nell’800 in Francia da un bambino Aidan, apparentemente umano che però usa il lamiaco, un’antichissima lingua in uso tra le creature della notte. Il bambino potrebbe essere un mutante, ossia quello che noi comunemente consideriamo un vampiro. Aidan è infatti attratto dal sangue, ne sente sempre più il bisogno. Finisce per uccidere piccoli animali e teme che il suo desiderio potrebbe spingerlo ad attaccare gli umani. Gli sono spuntati persino i classici canini. In realtà i veri vampiri, apprendiamo da Kael, sono essere molto più equilibrati che non aggrediscono gli umani, perché conoscono quali ritorsioni potrebbero subire. I mutanti, i quali sono alla base delle leggende sui non morti, sono in realtà il frutto degli esperimenti di Iulia, una vampira ed alchimista che sognava di fondere umani e figli della notte in una nuova razza. Per fare ciò a partire dal 1348, mentre infuriava la peste, Iulia ha nutrito degli uomini con carne di vampiro. Addirittura lei presentava questo cibo, che trasformava appunto in mutanti, come il corpo di Cristo, portatore di guarigione alle vittime dell’epidemia . I mutanti però finirono per essere degli anormali fisicamente e psicologicamente. I vampiri, vedendo in essi una minaccia per loro e per il genere umano, li sterminarono crudelmente.

In ogni caso Aidan rappresenterebbe un caso particolare, poiché pur essendo chiaramente un mutante, vista la sua vita diurna da umano, sembrerebbe presentare tutte le caratteristiche vampiriche senza particolari aberrazioni.

Kael è sempre più incuriosito dalla storia narrata nel diario, in cui appare pure il simbolo della lenisca ad indicare il nome della madre del bambino, ma l’Ordine che ha stretto accordi con i vampiri, gli impedisce di continuare le sue ricerche. Il giovane decide però di continuare le indagini da solo. Lo attendono alcune verità sconcertanti, recandosi nel villaggio dove visse il bambino, specie nella chiesa di questo paesino, il cui parroco, in principio amico di Aidan, si era convinto che questi fosse una creatura del demonio.

Non proseguo nella narrazione per non rovinare le sorprese a chi non ha ancora letto questo albo numero 0, Lemnisca, autoprodotto da Dany & Dany. Anticipo solo che nell’ultima parte le due autrici riescono a capovolgere completamente le premesse della vicenda narrata con ben calibrati colpi di scena. In pratica Dany & Dany, che dimostrano una grande dimestichezza con la mitologia vampiresca, hanno realizzato un’opera profondamente ispirata ai manga, i fumetti giapponesi ormai amatissimi dai ragazzi, nonché da numerose ragazze. L’assenza di sfondi in diverse vignette, la loro disposizione molto “libera” sulla pagina, le moltissime retine e lo stesso stile con cui sono disegnati i personaggi dai grandi occhi e i tratti facciali molto regolari denotano un’immensa influenza dei manga. D’altronde sebbene Lemnisca sembri proprio un manga sotto l’aspetto grafico, molto più di certi tentativi di fusione tra scuola giapponesi e scuole occidentali tentati ad esempio dalla Sergio Bonelli Editore con serie tipo Legs e le Paladine o Gea, sono altri due, tuttavia, gli elementi interessanti per il nostro studio.

Per prima cosa un profondo substrato religioso, incentrato sul conflitto fra fede e fanatismo. La fede di Aidan, il quale passa ore a osservare il crocifisso in chiesa come facevano pure certi non morti di Anne Rice, e il fanatismo dei suoi concittadini che lo ritengo un mostro, ma anche la fede di Kael nella possibilità di ricongiungere gli uomini coi vampiri, e il fanatismo di questi ultimi che vogliono eliminare ogni mutante. Il tutto sembra risolversi in un grande messaggio di fratellanza. Non mancano neppure accenni all’attuale revival gnostico presente in diversi fenomeni sociali, religiosi, filosofici o, come in questo caso, artistico- culturali. Tra le righe possiamo intuire che i primi mutanti furono anche alla base dell’eresia albigese, riconosciuta da molti storici quale ultima diramazione dello gnosticismo antico. A inizio albo Iulia si presenta infatti ad un frate provenzale trecentesco, spacciandosi per la Madonna e promettendo a lui e a pochi eletti l’immortalità tramite l’assunzione del “corpo di Cristo”, ossia la carne di vampiro. Secondo quanto insegnano gli studiosi più accreditati proprio in diversi gruppi di gnostici, sia antichi che moderni, si crede possibile per un’élite di iniziati il forgiarsi un “corpo di gloria” immune alle malattie ed immortale. D’altro lo gnosticismo, insieme a quelle di altre correnti esoteriche, hanno ispirato infiniti lavori di genere fantascientifico e horror-fantasy. Non è quindi la prima volta che assistiamo ad una rielaborazione in salsa vampiresca di credenze gnostiche.

Altro elemento da notare è qualche sfumatura omosessuale nei personaggi di Kael e Aidan. Ormai l’usanza di mettere sottotesti gay è molto diffusa, si pensi al telefilm Smallville, che attualmente è seguitissimo anche per la presenza di un’ipotetica love-story, solo accennata, tra i giovani Superman- Clark Kant e Lex Luthor. In particolare in Giappone è molto diffusa la produzione di storie esplicitamente omosessuali. Anche in Occidente, questa passione per le trame e sottotrame gay, spesso definite “slash” in gergo, è molto apprezzata anche da molti lettori eterosessuali, e forse ancora di più da molte lettrici, per motivi non ancora particolarmente studiati dai sociologi. Lo stesso fenomeno, al di fuori del mondo dei manga, dove pullulano fumetti dai toni gotico- vampireschi, è molto diffusa anche tra i lettori dei romanzi prodotti dalla ormai celeberrima Anne Rice. Non mancano neppure un proliferare di fan-fiction, racconti scritti da fan e dedicati ai loro beniamini, dove si rileggono in chiave gay o lesbica un gran numero di personaggi della cultura popolare: dai protagonisti de Il Signore degli Anelli, a quelli di popolari serie TV come Buffy, Angel, Streghe, Hercules e X-Files, dai supereroi americani a Harry Potter; nessuno sembra immune ad una simile rilettura nel vasto universo delle fan-fiction. Da notare che comunque non tutti gli autori di fan-fiction sono interessati all’aspetto slash, così come non sempre sono interessati a rivisitazioni in chiave erotica. In fondo nemmeno tutte le storie slash sono erotiche in senso esplicito. Probabilmente tra i fan esiste un attaccamento tale ai loro personaggi preferiti dal non accontentarsi delle vicende ideate dagli autori “legittimi”. Se a ciò si affianca poi il desiderio di vederne aspetti nascosti, tipo la vita sessuale (e le magari immaginarie vicende gay) la nascita ed il successo di simili rielaborazioni sono quasi ovvi. Da notare che tanto interesse per lo slash anche tra gli eterosessuali potrebbe trarre orrigine anche nell’esistenza di una sorta di cultura gay, non più ghettizzata, identificabile con una serie vastissima di opere, dal romanzo Maurice di Edward Morgan Forster ai fumetti della serie Strangers in Paradise, che finiscono per raggiungere anche molti “etero”.

Lemnisca è dunque in ultima analisi un prodotto interessante sotto vari punti di vista. Da notare che anche la documentazione riguardo a scene e costumi per i flashback ambientati nell’800 e nel Medioevo sono molto buone e c’è un’interessante integrazione della fotografia, tramite la tecnica del collage che ricorda certi esperimenti sia del maestro argentino, Alberto Breccia, sia del giapponese Ryoichi Ikegami, autore del manga giallo-noir Crying Freeman, da cui è stato tratto il film omonimo diretto da Christophe Gans. L’unica domanda è se dopo questo numero 0 circolato alle convention o venduto via Internet, Dany & Dany riusciranno anche a varare un numero 1. Questo è il problema che attanaglia tutto il mondo delle autoproduzioni fumettistiche, ossia di quei comics, come il presente, pubblicati a spese dei loro autori anziché da una casa editrice. L’unica cosa che possiamo fare è tenere d’occhio il sito delle due autrici www.danyanddany.com e sperare.

 

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