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"Vatican Sees Reconciliation of Archbishop Who Married"

(Associated Press, August 12, 2001)

VATICAN CITY - The Vatican said today that Archbishop Emmanuel Milingo, who scandalized the church by marrying in one of the Rev. Sung Myung Moon's group weddings, was planning to reconcile fully with the Roman Catholic Church.
The archbishop, who traveled with his new wife to Italy this week, met with Pope John Paul II and other Vatican officials on Tuesday to discuss his reasons for marrying.
After the meeting, the Vatican suspended its threat to excommunicate him while talks continued. The Vatican had previously said the archbishop faced excommunication if he did not leave his wife by Aug. 20, sever his ties with the Moon movement, publicly promise to remain celibate and "manifest his obedience to the supreme pontiff."
Today, the Vatican announced that the archbishop had decided on reconciliation after being reminded "of his responsibilities to God and the church."
"After the lamentable events to which he was a protagonist, he has decided to take a period of reflection and prayer in view of his total reconciliation," the statement said.
The archbishop previously said that he did not want to leave the church, but that he would have to consult his wife before deciding what to do next.
At a news conference today, his wife, Maria Sung, who has not seen her husband since Monday, tearfully pleaded to be allowed to do so and threatened to go on a hunger strike.
"I am afraid that my husband is not free to speak with me," she said tearfully at a news conference at a Rome hotel.
Ms. Sung said that she did not know where the archbishop was and that she spoke to him only briefly on Wednesday. "He told me he was facing a difficult fight, and that he was not free to talk, but would call back soon," she said.
"My husband told me he would give his life to protect me," she said. "But I don't know where he is, and I am afraid for what is happening to him. So now, I am willing to give my life to find him."

"«Mi trattano da pagliaccio, farò il pagliaccio»: La legale dell’esorcista rivela lo sfogo contro la Curia, prima di sposarsi"

di Giacomo Galeazzi ("La Stampa", 12 agosto 2001)

ROMA - In Curia il «caso Milingo» è chiuso. L’ex arcivescovo di Lusaka sta trascorrendo un periodo di riflessione e preghiera in vista della piena riconciliazione con la Chiesa. Per il presule, che peraltro ha continuato a percepire dalla Santa Sede il suo stipendio anche dopo le nozze con Maria Sung, stanno arredando di nuovo l’appartamento vaticano da lui liberato a maggio, in via di Porta Angelica. Anche le suore della congregazione fondata a Zagarolo da Milingo hanno avuto rassicurazioni sul lieto epilogo. Ma i retroscena, le incomprensioni, le tensioni e le ostilità curiali che la clamorosa vicenda sottende sono tutt’altro che superati. Ne parla, per la prima volta, l’avvocato Emauela Comerio, legale di Emmauel Milingo, che delinea l’inedito scenario in cui sono maturati i fatti.
Avvocato, lei ha seguito tappa per tappa il braccio di ferro tra il vescovo guaritore e il Vaticano: come si è arrivati a una situazione simile?
«Monsignor Milingo sentiva che stava per essere allontanato. Già a marzo la Santa Sede gli aveva comunicato che doveva lasciare il suo appartamento. E’ stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. "Mi trattano da pagliaccio - mi confessò affranto, dopo un ennesimo rimprovero delle gerarchie ecclesiastiche - ora farò il pagliaccio". Poche ore prima che decidesse di sposarsi, mi confidò la sua immensa amarezza, il suo orgoglio ferito e il suo rancore per il trattamento ricevuto in Curia».
Che cosa l’ha spinto a pentirsi e a tornare indietro?
«In un momento di atroce travaglio interiore è uscito cambiato dal faccia a faccia di martedì con Giovanni Paolo II. Per lui è stata come una liberazione. Sentire il Papa che riconosceva i suoi meriti l’ha fatto risvegliare da un incubo. "Lei ha fatto del bene a tanta gente, davvero ci vuole lasciare?", gli ha detto il Papa, colpendolo al cuore. Milingo ora si è messo nelle mani della Chiesa, perché essa non gli appare più con l’aspetto punitivo e censorio della Curia, ma con quello paterno e benevolo del Pontefice».
Si è parlato anche di plagio e di droghe somministrate dalla setta coreana?
«Sono sempre rimasta in contatto con lui anche quando era negli Usa. L’ho sempre esortato a riprendere il dialogo con Roma, ma nego che sia stato plagiato da Moon. Anzi, per la verità, Milingo mi è sempre apparso del tutto indifferente rispetto ai messaggi e alla personalità del reverendo. I destinatari delle sue azioni e dei suoi colpi di scena erano oltre Tevere. Dopo il matrimonio, solo quando parlavamo del Papa, abbandonava il tono risentito che riservava ai superiori e aveva un attimo di titubanza, quasi un ripensamento. La setta, che peraltro lo ha sempre lasciato libero di scrivermi e telefonarmi senza limitazioni, è stata solo un mezzo per manifestare il suo profondo disagio, ma l’arcivescovo non si è mai sentito realmente fuori dalla Chiesa».
Che cosa ha trovato nella setta ?
«Quel riguardo e quella considerazione che gli erano negate in Vaticano. Moon lo ha messo al centro dell’attenzione del suo movimento, gli ha organizzato un ciclo di meeting oceanici in 14 città americane. Mi citava, per contrasto, più che le disposizioni contro le messe di guarigione di Ratzinger, l’ultimo, burrascoso colloquio con il cardinale Re, in cui fu richiamato per i riti di esorcismo che eseguiva da anni in uno stabilimento di Zocco. Il vescovo di Bergamo nega la sua autorizzazione, gli fu detto. In realtà il comune di Zocco fa parte della diocesi di Brescia e lì nessuno si era lamentato».
Sembra imminente il lieto fine. E’ così?
«Proprio adesso si può capire quale fosse l’origine del "caso Milingo". E’ l’afflizione per il gelo e la diffidenza in Curia che spiega prima la sua fuga, poi il suo ritorno nei ranghi. Come suo avvocato ho il carteggio del logorante rapporto tra la segreteria di Stato e il presule africano. Vi è racchiuso il segreto dell’intera vicenda. "Mi stanno cacciando", mi sussurrò poco tempo fa Milingo. Nei suoi occhi c’era il dolore di chi tenta disperatamente di farsi prendere in considerazione in un ambiente dove molti lo ostacolano, lo ignorano o non gli sono mai stati favorevoli. Eppure dal Giappone agli Usa, quando celebra monsignor Milingo, si muovono decine di migliaia di fedeli per partecipare alle messe. Ho registrato in una cassetta le sue rivelazioni sulle ingiustizie che ritiene di aver subito in Vaticano e delle quali, quando è volato negli Usa per sposare Maria Sung, ha portato con sé un’abbondante documentazione».

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